Ultime sul teatro. Ranieri e Zingaretti indagano l’amore

L’amore è bisogno dell’altro, egoismo e lotta alla solitudine, ricerca di conferme egoistiche o è amare l’altro sino a saper fare scelte per il suo bene anche dolorose? Risponde in fondo a questo interrogativo, cui nella pratica non è mai facile dare una soluzione, questo ‘The Deep Blue See’, intenso testo di Terence Rattigan, molto ben costruito anche sul piano delle psicologie dei personaggi, e non solo i principali, coproduzione tra il Teatro di Roma e il Teatro della Toscana che si replica all’Argentina sino al 2 dicembre con l’ottima regia di Luca Zingaretti e una Luisa Ranieri di grande maturità, protagonista con Giovanni Anzaldo.

I legami malati, come ci rivela la psicanalisi, sono sempre più forti di quelli sani, ed è fatto di ganci sentimentali storti, di egoismi, di bisogni personali, di sensualità quello tra Hester Collier e il suo compagno Fred Page, un ex eroico pilota della Raf e poi apprezzato e ricercato pilota collaudatore sino al giorno di un grave incidente in Canada che gli ha stroncato la carriera, anche perché dovuto alla sua propensione all’alcol. Così oggi in una Londra moralista di qualche decennio fa si trascina senza una lira e senza fare i conti con i propri sensi di colpa tra un campo da golf e un pub sempre sul limite dell’ubriachezza, mentre c’è l’affitto da pagare e lei, che poteva diventare una brava pittrice e abbandonato un marito e una vita molto agiata per lui, lo aspetta in casa sempre preoccupata e depressa, sino alla sera del suo compleanno, in cui, sentendosi abbandonata e non vedendolo rincasare, tenta il suicidio, forse più per un inconscio ricatto dei sentimenti che per farla finita. La salva la portiera che sente odore di gas e il signor Miller, un vicino medico radiato anni prima dall’ordine per qualche grave colpa. Coinquilini sono anche i due coniugi Welch, che arrivano in casa di Hester con la portiera e nel loro un po’ ottuso e timoroso perbenismo, cercando di darsi da fare, decidono di avvisare dell’accaduto l’ex marito della donna, il giudice Sir Collier, che si precipita sul luogo. Hester ha paura di farsi vedere nello stato in cui vive da lui e cerca di evitarlo, ma quando se lo troverà davanti avranno subito un rapporto civile e partecipe in cui il cercare di capirsi riesce comunque difficile, visto quanto lei è cambiata col tempo, rendendosi conto che con quell’uomo non ha ormai nulla a che spartire.

La figura chiave è però il dottore, fatalista, tollerante, partecipe e al quale la vita ha insegnato molte cose, che riuscirà a dare controvoglia consigli a Fred e Hester mettendoli come per caso davanti alle loro responsabilità. Lui davanti al suicido di lei è scioccato, ma incapace di reagire e di far chiarezza tra i fumi dell’alcol e lei ha paura, dopo aver mandato all’aria la sua vita precedente, di restar sola. Tra una discussione, un confronto, una presa di coscienza che solo volendo bene a se stessi si può voler davvero bene anche agli altri, all’altro, arriveranno a decisioni dolorose e difficili ma, appunto, ispirate da un vero amore e solidarietà di fondo. Un bel testo coinvolgente cui Zingaretti ha dato un linguaggio più moderno e un buon ritmo ma anche molta attenzione alla recitazione se, come altrimenti sarebbe facilissimo, nessuno va mai sopra le righe, dalla portiera colorita di Alessia Giuliani ai coniugi Welsh, Fulvio Furno e Maddalena Amorini, sino al per forza compassato Sir Collier, poi il medico di Aldo Ottobrino col suo sottilissimo filo d’ironia e naturalmente il Fred di Giovanni Anzaldo col suo far l’ubriaco senza mai perdere davvero coscienza, mentre Luisa Ranieri nei panni di Hester compie il proprio difficile percorso di crescita cercando di interiorizzarlo, di esprimerlo con il variare di toni e intensità drammatica, con cedimenti e poi una dolorosa determinazione in un’alta prova d’attrice.

Paolo Petroni, ANSA

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