Crisi di idee o problemi di incassi?

Crisi di idee o problemi di incassi?

Davanti all’ennesimo trailer di un biopic musicale – stavolta l’attesissimo ‘Springsteen: Liberami dal Nulla’ con Jeremy Allen White nei panni del “Boss” – ci si interroga sul motivo per cui Hollywood continui a raccontare le vite altrui. La ‘settima arte’ è veramente in crisi di idee o si tratta di una formula consolidata (e soprattutto profittevole) per catturare pubblico e premi? A giudicare dai dati, verrebbe da rispondere di sì: ‘Bohemian Rhapsody’ di Bryan Singer del 2018, che esplora i primi quindici anni della storia dei Queen e del suo frontman Freddie Mercury, ha generato incassi mondiali di 900 milioni di dollari, senza dimenticare i 4 Oscar (compreso quello per Miglior attore protagonista a Rami Malek); ‘Elvis’ di Baz Luhrmann del 2022, che racconta l’ascesa alla fama mondiale dell’artista e il complicato rapporto con il manager Colonnello Tom Parker, nonché la relazione con la moglie Priscilla Presley, ha incassato quasi 290 milioni di dollari e ha ricevuto 8 candidature agli Academy Awards (compresa quella per Miglior attore per Austin Butler); ma anche ‘Oppenheimer’ di Christopher Nolan del 2023, che narra le vicende del fisico J. Robert Oppenheimer, legato alla creazione della prima bomba atomica, ha guadagnato 975 milioni di dollari e ha vinto 7 Oscar (inclusi Miglior film, regia, attore protagonista a Cillian Murphy e non protagonista a Robert Downey Jr.).

Tuttavia, forse più che una mancanza di creatività, si potrebbe parlare di un ripiegamento sull’identità collettiva. È innegabile: il biopic funziona perché offre una forma di rassicurazione. Racconta storie veritiere (o almeno verosimili, il che talvolta suscita critiche tra i fan più accaniti), spesso già note, presentandole come intrattenimento di alta qualità, e anche questo non può essere negato. L’industria cinematografica ha così trovato un modo per produrre grandi film senza rischiare troppo, avendo già i diritti musicali in mano e un pubblico fedele ai propri idoli. Si è creata anche una nuova narrativa. Non si narra più la vita intera di un personaggio, ma si focalizza su un momento cruciale: nel caso di ‘Springsteen: Liberami dal Nulla’ (in uscita il 23 ottobre con 20th Century Studios), viene mostrata la realizzazione dell’album ‘Nebraska’ del 1982, anno in cui era un giovane musicista pronto a diventare una superstar mondiale, confrontandosi con l’equilibrio tra la pressione del successo e i fantasmi del suo passato; in ‘Spencer’, Pablo Larraín ricostruisce in modo immaginario la decisione di Lady Diana di separarsi dall’allora Principe di Galles Carlo.

Recentemente, come dimostrano i recenti ‘Piece by Piece’ su Pharrell Williams, che si racconta tramite un film Lego, e ‘Better Man’ su Robbie Williams, in cui l’artista rivive la sua vita nella forma di una scimmia, si evidenzia che i biopic non temono di affrontare scelte audaci, anche a scapito dei ricavi (il primo ha generato circa 10,7 milioni di dollari, mentre il secondo circa 22,5).

Anche in Italia il biopic trova il suo pubblico, per parafrasare il celebre film con Marilyn Monroe ‘A qualcuno piace caldo’. Negli ultimi anni sono stati prodotti diversi film per la tv o miniserie dedicate a personaggi che hanno segnato la Storia. Fra questi, Franco Califano interpretato da Leo Gassmann, Mia Martini da Serena Rossi, Alda Merini da Laura Morante, Guglielmo Marconi da Stefano Accorsi, Goffredo Mameli da Riccardo De Rinaldis Santorelli e Peppino Di Capri da Francesco Del Gaudio. Inoltre, come annunciato, arriverà un film su Sergio Marchionne. Anche Netflix ha prodotto un film intitolato ‘Sei nell’anima’ su Gianna Nannini.

Mentre al cinema, Luca Marinelli si è cimentato…

Con Fabrizio De André. L’attore romano, tra i più dotati del cinema italiano, ha dimostrato la sua straordinaria abilità di trasformazione anche in ‘M – Il figlio del secolo’, la serie dedicata a Mussolini. Presto arriverà nelle sale l’atteso ‘Je so’ pazzo’, in cui Massimiliano Caiazzo presta voce e corpo a Pino Daniele.

Mettiamo da parte per un momento i numeri e le logiche di mercato, i biopic funzionano perché sanno risultare scomodi. Le celebri figure vengono spogliate della loro aurea di eroi ed eroine, mostrando la loro vulnerabilità. Ne ‘Priscilla’ di Sofia Coppola, sulla moglie di Elvis, in ‘Maestro’ di e con Bradley Cooper nei panni del direttore d’orchestra e compositore Leonard Bernstein, in ‘Back to Black’, dedicato ai primi anni di carriera di Amy Winehouse, in ‘Rocketman’ su Elton John e in ‘Tonya’, che esplora la vita controversa della pattinatrice Tonya Harding, si preferisce narrare momenti di crisi, incertezze e rotture. In sostanza, storie che offrono allo spettatore la possibilità di confrontarsi con le vulnerabilità e le imperfezioni, dalle quali a volte si cerca di fuggire nella realtà. Il trionfalismo è escluso. E forse anche il pubblico è cambiato: desidera immedesimarsi piuttosto che venerare, cerca verità anziché il glamour delle esistenze scintillanti dei vip. Dietro ogni grande personaggio si nasconde un uomo o una donna che affronta i propri mostri interiori, nei quali tutti possiamo rifletterci. È come una catarsi.

Sulla scia delle operazioni nostalgia, i film autobiografici rappresentano anche un biglietto di sola andata per rivivere un’epoca. Nel contesto musicale, un concerto. Quando si stava uno accanto all’altro (alla fine il sudore diventava colla) a cantare a squarciagola, senza telefoni, notifiche e quella irresistibile voglia di fare foto o video da condividere sui social. Una vera e propria macchina del tempo, i biopic, resi ancor più ‘vivi’ se a cantare sono gli attori medesimi, regalando al pubblico un’esibizione già vissuta o ancora da vivere attraverso interpretazioni magistrali, come quelle di Timothée Chalamet nei panni di Bob Dylan, Austin Butler come Elvis e Jeremy Allen White, che nel trailer interpreta ‘Born to Run’ di Springsteen con una voce ruvida e naturale. Questo fa ben sperare riguardo alla sua performance futura.

In conclusione, che cos’è tutta questa passione per i biopic? Un desiderio collettivo di comprendere meglio chi siamo, attraverso le esperienze di chi ci ha preceduto. Le vite degli altri, se raccontate bene, illuminano la nostra. E finché ci sarà bisogno di questo, Hollywood continuerà a produrre biopic.

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