And the winner is, “Il vizio della speranza”

Questa la scelta del pubblico per la Festa del cinema di Roma. Successo straordinario di partecipazione

Voglio dirlo senza falsa modestia: sono entusiasta dei risultati della edizione della Festa del cinema che sta per concludersi. Per la straordinaria presenza del pubblico, per come è stata apprezzata l’alta qualità dei film presentati, e, ancora una volta, per la partecipazione di grandissime personalità del cinema dell’arte e della cultura, che hanno regalato al pubblico della Festa molti momenti memorabili. Iniziamo dai numeri: nonostante una diminuzione della capienza, dovuta a un minor numero di posti in due sale, la presenza del pubblico ha registrato un incremento che sfiora il 6%. È un dato straordinario: con una capienza analoga a quello dello scorso anno rappresenterebbe il 20%, che va ad aggiungersi al +13% dello scorso anno e il +18% del precedente. Credo che si possa dire senza timore che la Festa, in questi ultimi anni è letteralmente esplosa: mentre scrivo non abbiamo ancora dati definitivi, ma gli spettatori paganti hanno superato i cinquantamila, con una presenza di pubblico nel villaggio e negli altri luoghi della Festa che ha raggiunto i centoventimila. Sono numerosi i film che hanno riscontrato un grande successo di pubblico ed un grande apprezzamento critico, ma quello che mi fa piacere rimarcare è che pur mantenendo una proposta da Festa, quindi con una apertura volutamente attenta al cinema mainstream, molti titoli avrebbero trionfato anche all’interno di Festival storici, nati per celebrare l’arte cinematografica. Cito a esempio gli straordinari If Beale Street could talk, Three Identical Strangers, Eter, Fahrenheit 11/9, Green Book, e They shall not grow old. Sono state molte le serate memorabili: è ancora viva l’emozione dei due incontri con Martin Scorsese: il primo, nel quale ha voluto celebrare il grande cinema italiano, e il secondo, nel quale ha dialogato con gli studenti di cinema e ha omaggiato Paolo e Vittorio Taviani. Sono orgoglioso di rimarcare che questo gigante del cinema è venuto a Roma senza avere nulla in promozione, perché crede nel progetto della Festa. E lo stesso si può dire per Isabelle Huppert, Sigourney Weaver, Giuseppe Tornatore, e anche Cate Blanchett, il cui nuovo film, delizioso, è stato invitato dopo che lei aveva accettato di partecipare a un Incontro Ravvicinato. E voglio citare a questo proposito anche Pierre Bismuth e Shirin Neshat, che abbiamo ospitato insieme agli amici di Video Città, che ringrazio. È continuato il dialogo con le altre forme d’arte, come testimonia la presenza di uno scrittore come Jonathan Safran Foer e la mostra La Prigioniera di Marina Sagona. Ed è rimbalzata su ogni giornale ciò che ha dichiarato Thierry Fremaux sia sulla questione Netflix che sul rapporto con il Festival di Venezia. Per non parlare dell’attenzione alle quote relativi ai generi. Un altro motivo di grande piacere è il successo raccolto dalla presentazione di film classici: sia per quanto riguarda le retrospettive Pialat e Sellers che i Film della vita. Persino più clamoroso il risultato dei classici realizzati a Cinecittà, che hanno registrato il tutto esaurito: pur trattandosi di film trasmessi infinite volte in televisione, in molte occasioni non è stato possibile far entrare tutto il pubblico accorso, a testimonianza di quanto sia fondamentale e ricercata la fruizione sul grande schermo. Moltissimi anche i talents che hanno accompagnato i film: voglio ricordare due stelle emergenti come Claire Foy e Cailee Spaeny, e anche in questo caso la lista sarebbe lunga. È stato bello vedere la loro reazione di entusiasmo di fronte ad un’accoglienza caldissima da parte del pubblico. Non posso non festeggiare a questo punto che sia stato un film italiano a vincere il premio del pubblico: Il Vizio della Speranza è un’opera bella e struggente, che onora il cinema italiano e fa riflettere in maniera laica e coraggiosa su un tema estremamente difficile. A proposito di questa vittoria faccio due riflessioni: credo innanzitutto che sia stata premiata la linea disegnata sin dal mio primo anno da direttore artistico. Ho sempre creduto infatti che il cinema italiano venga aiutato facendo una selezione severa sulla qualità invece di allargare gli inviti per il solo fatto che i film siano del nostro paese. La seconda riflessione riguarda la critica: mai come quest’anno i recensori sono stati attenti e generosi con i film proposti e su questo esprimo la mia viva gratitudine. Tuttavia sul film in questione c’è stata una sostanziale freddezza che è stata smentita dal giudizio del pubblico. Ritengo sia inevitabile riflettere su questa differenza di punti di vista e sulla evidente distanza tra pubblico e critica. Anche questo è un elemento che segna la differenza tra Festa e Festival. Si è infine ulteriormente rafforzata la programmazione della Festa all’interno della città, con mostre, proiezioni, concerti ed eventi, e per dieci giorni Roma ha festeggiato con passione e partecipazione. Nel ringraziare con calore e gratitudine coloro che hanno lavorato insieme a me per raggiungere questo magnifico risultato, voglio ribadire quello che dicevo in apertura: questo successo va di pari passo con la conquista di un’identità alla quale hanno contribuito tutti ed è ormai riconosciuta in ogni parte del mondo.

huffingtonpost

 

 

Torna in alto