Gianni Fantoni riparte da Grisù, con la sua “Megaditta” di comicità

Da poche settimane, Gianni Fantoni ha aperto a Factory Grisù (uno spazio culturale presente a Ferrara) la sua “Megaditta”: già nel nome, un omaggio ai film di Fantozzi

Nella Megaditta non ci sono l’Ufficio Sinistri e neppure L’Ufficio Ricerche Impiegati Murati Vivi. Ma nell’ufficio aperto in questa settimana a Factory Grisù, convivono, nella stessa persona, Gianni Fantoni, il “ragioniere” e il “direttore galattico”.

Il riferimento a Paolo Villaggio è esplicito.
Dichiarato. Anche per la volontà di gestire i diritti di Fantozzi, che nel 2020 diventerà un musical.

Non doveva essere questo l’anno del debutto?
Non dimentichi che io ho inventato il Festival della Pigrizia. Battute a parte, nel 2018 sarò impegnato in un’altra grossa produzione teatrale, di cui al momento, per problemi contrattuali, non posso fare il nome e neppure il cognome.

Restiamo allora alla Megaditta. Che cosa produce?
Comicità. So che può far ridere solo a dirlo, ma l’obiettivo sostanziale è lavorare nell’intrattenimento a 720 gradi, producendo format televisivi e web, organizzando occasioni di aggregazione per aspiranti comici, sia disperati che a loro insaputa. Ma anche, e questa è una bella idea di mia moglie Margherita, organizzando forme di intrattenimento d’arte, con percorsi, seminari, visite guidate. Una fucina di “entertainers”.

Anche sua moglie fa ridere?
No, è serissima. Ma è laureata in storia dell’arte e fa la guida, perciò pensare a uno sviluppo nel turismo è naturale.

Del resto che Megaditta sarebbe se non pensasse in grande?
Sempre tenendo conto, però, che si tratta di una Srl “semplificata”, perciò è una minisocietà.

Perché ha scelto di insediarsi a Grisù?
Cercavo un posto stimolante, non il classico ufficio. Qui c’è un ambiente davvero creativo, tanti giovani, e uno spirito di collaborazione, non di competizione. Loro fanno cose eccezionali, sono grafici, lavorano nel 3D, allestiscono studi televisivi hi-tech. Io provo a rilanciare un polo della comicità, un po’ come fu, nel 1990, lo Zelig che aprii a Pontegradella.

Ha parlato del Festival della Pigrizia, tra i tanti che si organizzano a Ferrara non ha più trovato posto.
Lo dice la parola stessa, sa quanti anni ci vogliono a organizzarlo? Infiniti. Però ne sto studiando un altro: il primo festival dell’Ortografia e della Grammatica.

Visto che lei si occupa di comicità, questo è un campo ormai sterminato.
Io la vedo più come una rassegna drammatica, considerando quello che si legge e come oggi si scrive. Una sorta di teatro elisabettiano, con tragedie della sintassi e della punteggiatura. Poi basta andare sui social e si ride anche molto, purtroppo amaramente.

Questo è l’anno delle elezioni, per lei nessuna tentazione politica?
Nemmeno per sogno.

Peccato, perché visto che Lino Banfi è stato appena designato rappresentante italiano all’Unesco, per lei magari ci sarebbe facilmente un posticino, anche nell’eventuale nuova giunta locale.
Non ho queste ambizioni. Tanti miei colleghi attori, a fine carriera, sperano di avere riconoscimenti eclatanti, con l’intitolazione di una sala o di un teatro. Io, in base alla mia attività prevalente, mi vedrò intitolare una rosticceria.

Stefano Lolli, Il Resto del Carlino

 

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