Michael Jackson di nuovo a processo, a 13 anni dalla sua morte riaperto il caso di molestie ai danni di Wade Robson

Michael Jackson di nuovo a processo per molestie. A 13 anni dalla morte del re del pop il suo accusatore, Wade Robson ha citato nuovamente in giudizio la società che amministra i beni della rockstar, la MJJ Productions, Inc. Corporation, dopo che la causa, già intentata nel 2013, era stata archiviata nel 2017. Il coreografo, oggi 40enne, sostiene di essere stato importunato sessualmente da Jackson quando era ancora un bambino, per un periodo di sette anni.

Robson aveva già citato in giudizio la proprietà dell’idolo pop nel 2013, poi il caso era stato archiviato per prescrizione nel 2017. Il giudice non si era pronunciato sulle molestie, ma aveva sancito che le società in questione (rimaste le sole imputate nel processo), non avevano alcuna responsabilità nei fatti contestati, in quanto non erano in grado di controllare la defunta popstar.

La Corte d’appello della California ha adesso annullato l’archiviazione del caso da parte del tribunale della contea di Los Angeles: una nuova legge emessa nel 2023 infatti allunga i tempi di prescrizione nei casi di bambini vittime di molestie. E’ stata così emessa una sentenza provvisoria secondo cui la causa sarà reindirizzato a processo, spianando così la strada a Robson per ripresentare la sua accusa, in cui sostiene che Jacko lo abbia molestato al Neverland Ranch quando aveva tra i 7 e i 14 anni.

Nella causa  il ballerino ha anche affermato che MJ “era una delle persone più gentili e amorevoli che conoscevo. Mi ha aiutato enormemente con la mia carriera e il mio creatività. Ha anche abusato sessualmente di me per sette anni”.

L’arresto di Jackson

Michael Jackson era stato arrestato a Santa Barbara, in California nel novembre del 2003, due giorni dopo una irruzione a Neverland, ed era stato incriminato per 10 capi d’accusa tra cui comportamento osceno con un minore, cospirazione per commettere sottrazione di minori, falsa detenzione ed estorsione.

Wade Robson

Il procedimento penale avvenuto nel febbraio 2005, aveva attirato un’enorme attenzione da parte dei media con più di 130 testimoni sul banco, tra cui anche Robson, che aveva affermato di aver dormito nel letto accanto a Jackson, ma che il cantante non aveva cercato di disturbarlo.
La popstar era stata infine dichiarata non colpevole di tutte le accuse il 14 giugno 2005.
Robson ha tuttavia modificato il resoconto degli eventi otto anni dopo, quando nel 2013 ha citato in giudizio la società che rappresentava la proprietà di Jackson, affermando che la sua precedente testimonianza a sostegno dell’artista musicale era il risultato di “completa manipolazione e lavaggio del cervello”. Parlando con The Guardian il coreografo ha affermato che Jackson: “Mi ha fatto sentire complice, che lo volevo almeno quanto se non più di lui. E il fatto è che l’abuso non sembrava strano perché era stato fatto da quest’uomo era come un dio per me. Gran parte di esso era una convalida per me. Ma cosa significa che mi è piaciuto? Che anch’io sono un mostro”.

Cosa succede se Robson vincesse questa nuova causa? Lo studio legale Hugh James, che segue il caso, afferma che “se l’aggressore è morto relativamente di recente, la vittima potrebbe portare in tribunale il patrimonio dello stesso. La causa sarebbe intentata contro il suo patrimonio quindi.  Ciò significa che la persona o le persone responsabili dell’eredità dovranno ottemperare agli ordini del giudice. 

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