Meghan Markle, grafia perfetta: gli auguri di Natale sono impeccabili

La duchessa ha un passato da insegnante di calligrafia, che oggi le torna utile in molte occasioni. Ad esempio ha aiutato l’associazione benefica Royal Variety Charity a decorare gli addobbi, lasciando a bocca aperta i presenti

Una grafia perfetta. Meghan Markle ha sbalordito i presenti alla Brinsworth House di Twickenham, sede dell’associazione benefica Royal Variety Charity, mostrando la sue abilità con matite e pennarelli. La duchessa di Sussex, infatti, si è offerta di aiutare il personale a realizzare le decorazioni di Natale, scrivendo i suoi personalissimi auguri sopra alcuni addobbi: «Merry Christmas. Love, Meghan», si legge nell’immagine pubblicata sui social da Emily Nash, esperta di affari reali.

L’abilità di Meghan non sorprende, dato che da giovane si pagava gli studi di recitazione insegnando proprio calligrafia: «Ha lavorato part-time per noi mentre faceva le audizioni per diventare attrice», ha confermato il CEO dell’azienda Paper Source di Beverly Hills. Pare abbia prestato le sue mani anche per la realizzazione degli inviti di nozze delle star americane Robin Thicke e Paula Patton. Insomma, un’abilità che oggi – da duchessa – può tornarle utile in parecchie occasioni.

Soprattutto quando autografa i libri dei visitatori, Meghan si distingue per la sua splendida firma: è successo alla Royal Varity Charity, l’organizzazione di cui è madrina la regina Elisabetta e che si occupa di artisti in difficoltà, ma è successo anche in passato, ad esempio lo scorso luglio a Dublino durante il suo primo viaggio ufficiale all’estero da duchessa. Di fronte al primo ministro irlandese Leo Varadkar, ha impugnato la penna e ha autografato in grande stile il guestbook.

Con tecnica ed eleganza, ha disegnato le linee del suo nome: «La tua firma è molto più bella della mia», avrebbe dichiarato il marito Harry secondo quanto rivelato da People, «io non riesco mai a farla abbastanza grande». Insomma, una firma capace anche di far perdere a testa.

Nicola Bambini, Vanity Fair

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