Oscar: donne, neri, asiatici in pole position

Donne, neri, asiatici in pole position agli Oscar 2021. Dopo il flop dei Golden Globe, inclusione e’ la parola d’ordine per le 93esima edizione degli Academy Awards con il pool di candidati piu’ diverso della storia, tra cui 70 donne in gara per 76 nominations in 23 categorie, e quasi meta’ delle nomination – nove su venti – per gli attori andati a star non bianche.

Sono passati pochi anni, ma sembrano anni luce, dalla polemica #OscarSoWhite scoppiata quando per due anni consecutivi (nel 2015 e nel 2016), non un solo attore di colore entro’ nelle quattro cinquine mentre un film importante come “Selma” di Ava DuVernay venne escluso dai premi. #OscarSoWhite era subito apparso come la punta dell’iceberg: non solo i candidati erano in maggioranza bianchi, ma i premi non ripartiti per genere, soprattutto nelle categorie piu’ importanti, erano andati a uomini. Quest’anno invece ci sono due donne candidate alla regia, Chloe Zhao e Emerald Ferrell, e la Zhao, che e’ nata a Pechino, potrebbe fare la storia con il suo “Nomadland” dato per vincente nella categoria piu’ prestigiosa, il miglior film. Se poi dovesse vincere come miglior regista, Chloe sarebbe la prima donna non bianca a ricevere l’ambita statuetta e, dopo Kathryn Bigelow per “The Hurt Locker” del 2010, la seconda donna in assoluto. L’abbondanza di diversita’ viene da film come “Minari” che potrebbe regalare un Oscar alla “Meryl Streep sudcoreana” Youn Yuh-Jung, e “Ma Rainey’s Black Bottom,” che vede in pista sia Viola Davis che Chadwick Boseman nella sua ultima interpretazione. C’e’ poi “Judas and the Black Messiah”, il primo candidato a miglior film di un pool di produzione all black – il regista Shaka King, Ryan Coogler e Charles D. King – e due nomination per Daniel Kaluuyah LaKeith Stansfield in gara tra loro come “best supporting actor”. Sono tante le ragioni che hanno reso l’edizione 2021 piu’ inclusiva rispetto al passato. Negli ultimi anni l’Academy ha diversificato la membership ammettendo l’8% in piu’ di donne rispetto al 2015 mentre le minoranze etnche sono salite dal 10 al 19%. Non sono ancora entrate in vigore, ma il loro effetto si fa gia’ sentire, le norme adottate lo scorso settembre dall’Academy per promuovere accelerare la diversita’ a Hollywood: a partire dal 2024, per essere incluso nella rosa dei miglior film, una produzione dovra’ rispondere ad almeno due su quattro standard tra cui l’appartenenza di almeno un attore protagonista a minoranze e il 30 per cento del cast composto da due tra le seguenti categorie: donne, LBQTI+, minoranze e/o disabili. Sullo sfondo di tutto un anno di marce per i diritti civili Black Lives Matter e le polemiche che hanno investito i Golden Globes dopo le accuse alla vigilia della cerimonia dei premi secondo cui l’associazione della stampa estera a Hollywood sarebbe una casta che non mai incluso al suo interno un giornalista nero. Una bagarre che non accenna a spegnersi: questa settimana la Hollywood Foreign Press ha espulso il suo ex presidente, Phil Berk, per una email in cui in cui il movimento Blm veniva definito “un gruppo razzista”.

Alessandra Baldini, ANSA

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