BERLINALE, ORSO D’ORO A ‘ON BODY AND SOUL’. AKI KAURISMAKI VINCE COME MIGLIOR REGISTA

Premiato il film della regista ungherese Ildikó Enyedi. Riconoscimenti anche a ‘Felicité’ di Alain Gomis e ‘Pokot’ di Agnieszka Holland. Orso alla carriera a Milena Canonero

BERLINALE CINEMAL’Orso d’oro della sessantasettesima Berlinale va a On body an soul, storia d’amore delicata e sorprendente firmata dalla regista ungherese Ildiko Enyedi. Racconta l’incontro di due creature, lei difettata nella mente – anaffettiva – lui nel corpo – ha un braccio paralizzato. Sognano lo stesso sogno, due cervi nella foresta: “Volevo fare un film semplice come un bicchiere d’acqua. Sapevo che era un rischio, il mio cast credeva in me ma non sapevo come il pubblico l’avrebbe abbracciato, c’era bisogno di cuori generosi”. Il film era stato presentato all’inizio della Berlinale e aveva conquistato molti.
Il Gran premio della giuria va a Felicité, film musicale sulle strade di Kinshasa firmato da Alain Gomis: “Sono partito all’inizio dalla musica, da una fantastica band, e poi voglio ringraziare la magnifica attrice che ho trovato per fare questo film, è stata un dono per me e senza di lei non ci sarebbe stata Felicité, e ringrazio Kinshasa”.
E’ il film premiato perché “apre nuove prospettive” quello consegnato alla regista polacca Agnezska Holland per Spoor. Dal palco dice: “Viviamo tempi difficili, abbiamo bisogno di nuove prospettive, di film importanti e coraggiosi su argomenti che riguardano il nostro pianeta”. Forse un po’ stretto il premio alla regia ad Aki Kaurismaki, il maestro finlandese che ha conquistato i critici e il pubblico del festival, tra risate e commozione, lo stile inconfondibile e il calore del 35mm, con The other side of hope, l’altra faccia della speranza, storia dell’incontro tra un profugo siriano e un commesso viaggiatore a Helsinki. “Signore e signore, grazie molte”, dice il regista restandosene seduto in platea.
Ad assegnare i premi è stata la giuria composta di tre donne e tre uomini: il presidente olandese Paul Verhoeven, le attrici Maggie Gyllenhaal, statunitense, e la tedesca Julia Jentsch, la produttrice tunisina Dora Bouchoucha Fourati, l’attore messicano Diego Luna, il regista cinese Wang Quan’an e l’artista islandese Olafur.
Il migliore attore è tedesco, Georg Friedrich per il film drammatico di Thomas Arslan Bright Nights. Come miglior atrtrice vince vince Kim Minhee, protagonista di On the beach at night alone del coreano Hong Sangsoo. Diego Luna la definisce “attrice audace fino a esser fuori controllo, come artista e personaggio”. Premio alla sceneggiatura a Sebastiàn Lelio e Gonzalo Maza per Una mujer fantastica, il film cileno amatissimo dai critici. Gonzalo inizia l’elenco: ”Vogliamo ringraziare le persone che amiamo, il nostro è un film d’amore. Dieci anni fa è morto mio padre e non gli ho mai potuto dire addio per una serie di circostanze. Il film parla di questo, di chi cerca di dire addio alle persone che ama e non può farlo quando tutto succede troppo in fretta. Dedico il premio a mio padre, ovunque sia”.
Sebastian aggiunge: “Grazie alla Berlinale, che ha uno spazio speciale nel cuore, grazie ai giurati. Grazie ai fratelli Larrain, hanno ragione quando dicono: Dobbiamo lottare contro i tempi oscuri con la poesia e la bellezza. Lo dedico alla fantastica donna che è al centro del film, Daniela Vega”, l’attrice transessuale. Orso d’argento tecnico al montaggio di Ana Mon Amour, Dana Bunescu “che ha dato un’architettura al caos delle emozioni” dice Verhoeven.
Quella che si chiude è una Berlinale giudicata da molti sottotono rispetto alle recenti passate edizioni. Il mercato, che è il secondo al mondo dopo Cannes, ha tenuto, ma a deludere sono stati molti dei film in concorso. Tra i titoli andati meglio c’è il cileno Un mujer fantastica.
C’è anche un po’ d’Italia. La prima premiata “evocata” sul palco è la nostra Milena Canonero che ha ricevuto l’Orso alla carriera. L’Italia è premiata anche nella sezione Generation plus, quella dedicata ai ragazzi, l’Orso di cristallo è andato film slovacco Piata lod, storia commovente di un gruppo di ragazzini che si creano un piccolo mondo tutto loro; menzione speciale a Amelie rennt di Tobias Wiemann, due ragazzini molto diversi (Mia Kasalo e l’altoatesino Samuel Girardi) che si conoscono durante un avventuroso viaggio in montagna. Il film è stato sostenuto dall’Aldo Adige Film Commission, co-prodotto dall’italiana Helios sustaineable di Bolzano. Alla sezione Panorama il pubblico premia Insyriated d Philippe Van Leeuw I am not your negro di Raoul Peck, già candidato all’Oscar come documentario come anche il nostro Fuocoammare firmato da Gianfranco Rosi.

La Repubblica

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