Addio a Ahmad Jamal, morto a 92 anni “Il prestigiatore del pianoforte jazz”

Nato Frederick Russell Jones cambiò il suo nome dopo la sua conversione all’Islam avvenuta nel 1950

E’ morto, dopo una lunga malattia per un cancro alla prostata, Ahmaed Jamal, pianista jazz statunitense, compositore e leader di band, la cui carriera ha attraversato più di sette decenni. L’artista aveva 92 anni e la conferma è arrivata dalla moglie, Laura Hess-Hey, secondo quanto riferisce il Washington Post. Jamal era amico di grandi della musica come Miles Davis. Nato come Frederick Russell Jones a Pittsburgh, è stato uno dei primi afroamericani a convertirsi all’Islam nel 1950. Jamal è morto nella sua abitazione ad Ashley Falls, nel Massachusetts. Celebre il suo album, uscito nel 1958, ‘Ahmad Jamal at the Pershing: But Not For Me’, capace di vendere oltre un milione di copie e rimasto nelle classifiche della rivista Billboard per oltre 100 settimane.

Ha vinto una miriade di premi nel corso della sua carriera, tra cui il prestigioso Ordre des Arts and des Lettres francese nel 2007 e un Grammy Lifetime Achievement Award nel 2017. 
Sottovalutato per anni dalla critica, che lo vedeva come poco più di un pianista da piano bar, è diventato presto una figura fondamentale del pianoforte jazz della seconda metà del XX secolo. La sua tecnica, che si differenziava dallo stile boppistico introdotto sul pianoforte da Bud Powell, gli fece guadagnare i più svariati appellativi: “Il profeta”, “Il maestro”, “L’architetto”, “Ahmad il magnifico”, “Il prestigiatore del piano”, “L’uomo con due mani destre”.
Jamal era uno dei pianisti preferiti di Miles Davis ed ebbe un’influenza fondamentale sullo stile del famoso primo quintetto del trombettista. Uno dei più grandi successi di Jamal fu la sua versione di Poinciana, che registrò per la prima volta dal vivo al club Pershing a Chicago. Il suo stile ha avuto un’evoluzione costante, aperto e leggero negli anni cinquanta, funky e ispirato alla musica Caraibica negli anni settanta, basato su voicing aperti e su escursioni virtuosistiche negli anni novanta, senza però mai allontanarsi dal caratteristico uso dello spazio, di drammatici crescendo e conservando un generoso uso dello staccato nella parte armonica.

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