La mia prediletta, tutto ciò che c’è da sapere sulla serie thriller che spopola su Netflix

A pochi giorni dal debutto in streaming, La mia predilettaminiserie tedesca in sei episodi, è già uno dei titoli più visti di questa stagione dagli spettatori del piccolo schermo.
Ecco cosa c’è da sapere sul nuovo thriller psicologico distribuito da Netflix, visibile anche via Sky Q, Sky Glass e Now con la app Smart Stick, che ha conquistato il pubblico globale.

La storia tra angoscia e suspence

Tensione, angoscia e colpi di scena sono gli elementi del mix potente alla base del successo de La mia prediletta, miniserie che in meno di una settimana ha scalato i vertici della classifica dei titoli più richiesti dagli utenti della tv in streaming.
La storia, il racconto di una prigionia domestica che nasconde la verità su un caso di cronaca rimasto senza risposte, tiene legati gli spettatori alla sedia dall’inizio alla fine grazie alle caratteristiche psicologiche delle vittime e del carnefice e a un intreccio sempre sorprendente.
Tratto dall‘omonimo romanzo della scrittrice tedesca Romy Hausmann, volume edito in Italia da Giunti nel 2020 e ristampato quest’anno, La mia prediletta si nutre di atmosfere da incubo che trascinano per sei puntate sia i lettori che gli spettatori, presi dalla curiosità di saperne di più sui protagonisti, tutti misteriosi e dal passato insondabile.
Al centro della storia c’è Lena (l’attrice Kim Riedle), una madre di due figli, che vive reclusa in una casa da cui finalmente riesce a fuggire rischiando la vita. Una volta giunta in ospedale, la figlia più grande (Naila Schuberth), aprirà uno squarcio su una realtà familiare terribile collegata a una sparizione di una donna avvenuta molti anni prima i cui dettagli sono tutti da scoprire.

La trama ispirata da fatti di cronaca reali

È possibile che il clamore dei lettori de La mia prediletta, il romanzo di Hausmann diventato un caso letterario in Germania fin dalla sua uscita, abbia fatto da traino per la miniserie, vista la stretta aderenza tra libro e show televisivo confermata dalla stessa autrice.
Per la storia, perlopiù frutto di invenzione, Hausmann ha affermato di essersi ispirata a fatti di cronaca vera, su tutti il caso di Elizabeth Fritzl, segregata in casa per oltre diciotto anni dal padre, noto anche come il mostro di Rotterdam.
Alla serie si sono avvicinati, dunque, coloro che già conoscevano il libro ma anche gli affezionati ai podcast di true crime ma il passaparola di questi ultimi giorni è stato fondamentale per l’incremento delle visualizzazioni. Tra i punti di forza dello show in sei puntate, le ambientazioni (è stato girato interamente tra Belgio e Germania), lo scrupolo con cui vengono descritte le ossessioni rituali del carceriere di Lena (un uomo che i suoi figli chiamano “papà”) e il talento di un cast dominato da figure femminili, centrali nella trama.

Una serie ricca di figure femminili

La mia prediletta descrive attraverso una vicenda thriller le violenze e gli abusi, fisici e psicologici, subiti da una donna e dai suoi figli attraverso una trama che procede per colpi di scena aprendosi a una storia più ampia.
Ad animare i fatti, le protagoniste Lena e Hanna, una ragazza sveglia che si renderà responsabile dell’inizio delle indagini (ma che subito spingerà il pubblico a chiedersi se ciò che dice corrisponde alla verità o alla sua immaginazione), più altre donne, ugualmente importanti nella vicenda. Dall’infermiera che si prenderà cura di Hannah all’investigatrice chiamata a fare luce sul caso, La mia prediletta è un’opera che oggi sottolinea la dolorosa condizione femminile che in alcuni contesti diventa una lotta per la libertà e per la vita.

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