Paul McCartney si racconta, una vita in parole e musica

Un autoritratto musicale, dove le note s’intersecano con un fiume di ricordi, emozioni, aneddoti, incontri: più che un’autobiografia, ‘Lyrics: 1956 to the Present’ – il doppio volume firmato da sir Paul McCartney alla soglia del traguardo degli 80 anni, e presentato nelle scorse ore a Londra – è il racconto destrutturato di una vita.

La vita eccezionale del leggendario ex frontman dei Beatles filtrata attraverso il prisma di 154 sue canzoni.

Una carrellata di successi intramontabili e pezzi meno noti (finanche qualche inedito), accompagnati dai commenti a margine dello stesso ‘Macca’: non solo per spiegare la genesi di capolavori come Hey Jude o A Hard Day’s Night, ma anche per condividere momenti chiave del percorso di un’esistenza intera. Dal primo incontro con John Lennon, che gli incuteva soggezione, alla prematura morte dell’adorata madre Mary; dalla depressione seguita allo scioglimento dei Fab Four; all’amore sconfinato per i figli: onnipresenti nel libro. Una confessione, intima e delicata, emersa anche nel corso dell’incontro pubblico svoltosi al Southbank Centre di Londra, e a cui l’ANSA è stata invitata in veste di media italiano, davanti ad una platea di 2700 fans, più o meno giovani. Incontro trasmesso in streaming in tutto il mondo.

Ancora attivo e sulla breccia a 79 anni (ne compirà 80 il prossimo 18 giugno) sir Paul da Liverpool ha voluto aprirsi al pubblico tramite qualcosa di veramente personale, la sua musica. Autentico filo conduttore di un’autobiografia scritta a 4 mani con il poeta Paul Muldoon, e arricchita da immagini di manoscritti, lettere, fotografie tratte dall’archivio di famiglia. “C’è chi tiene un diario, e sfogliandolo ripercorre il proprio passato. Per me questo sono le canzoni, che ho sempre scritto, ovunque fossi. Ogni canzone è un momento della mia vita”, spiega il musicista, nato a Walton, sobborgo della Liverpool rossa e operaia che fu epicentro della sua giovinezza come del suo immaginario creativo. Fin dal primo componimento (“già rock’ n’ roll, ma un po’ acerbo”, sorride sul filo della tenerezza): I Lost My Little Girl, scritto nel 1956 a soli 14 anni dopo la morte della madre. Una figura, quella della donna che gli ha dato la vita, che lo ha sempre accompagnato e gli ha ispirato in sogno – rievoca – il titolo di ‘Let it be’. Quando la scrissi “stavo vivendo un periodo di grandi eccessi, bevevo decisamente troppo e non solo. Ero sempre molto agitato. Una notte ho sognato mia mamma che mi rassicurava, mi diceva di stare tranquillo, di lasciare andare le cose…’let it be’. E quando mi sono svegliato avevo il titolo della canzone”.

Altrettanto onirica la nascita di Yesterday: “Non credo nel misticismo o nella magia, ma una notte mi sono entrati in testa gli accordi di Yesterday. Il giorno dopo ho chiesto a John e agli altri se li conoscessero. Pensavo di averla sentita in studio di registrazione giorni prima. Invece no, è venuta fuori cosi”. L’almanacco di McCartney, in ordine rigorosamente alfabetico (e non cronologico), ripercorre in parallelo quasi 7 decenni di vita e carriera, dai successi planetari dei Beatles alla morte della prima moglie Linda nel 1998, dall’esperienza con i Wings all’amicizia con Lennon, sino agli ultimi anni da solista. “Con John siamo cresciuti assieme e da subito abbiamo avuto un’incredibile fiducia reciproca. Era come salire le scale sempre spalla a spalla, gli ho voluto un bene dell’anima”.

Lorenzo Amuso, ANSA

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