Le mie pagelle dei politici in tv

di Cesare Lanza per LaVerità
*Hanno collaborato Donato Moscati e Romina Nizar

Ci avviamo alla conclusione della rassegna dei volti che vi piacciono o vi infastidiscono in tv. Esauriti i conduttori, passiamo agli opinionisti, gli ospiti abituali dei talk. Precedenza ai politici: una legione, truppe cammellate, impossibile citarli tutti! Sono decine, anzi centinaia. Ho cercato di scegliere quelli più assidui o quelli che abitualmente suscitano attenzione o chiasso. Giudicate voi.

GIANNI ALEMANNO (Bari, 3 marzo 1958). Ex ministro delle Politiche agricole con Berlusconi, poi sindaco di Roma (2008-2013). In tv è battibeccante: lite con Federica Sciarelli su Mafia Capitale e con Corrado Formigli a Piazzapulita. Dopo la separazione da Isabella Rauti, una barbetta alla George Clooney. CI VUOL ALTRO PER CAMBIARE LOOK (POLITICO).

 


SILVIO BERLUSCONI (Milano, 29 settembre 1936). Nessuno meglio di Lui ha fatto della tv il megafono della politica. Dalla discesa in campo del 1994 al contratto con gli italiani a Porta a Porta, dalle telefonate a Gad Lerner alla famosa intervista a Michele Santoro. Scintille memorabili con Enrico Mentana durante Bersaglio mobile. Il Cav: «Ma se lei dovesse dare i suoi soldi a qualcuno, li darebbe a me o a Di Maio?», chiede poi Berlusconi. «I miei soldi? Io i miei soldi non li do a nessuno!» «Ma se fosse obbligato a scegliere?». «Mi astengo!», risponde il conduttore. «Chi si astiene fa vincere Di Maio». NON SI ARRENDE MAI.


ANNA MARIA BERNINI (Bologna, 17 agosto 1965). A marzo scorso era proposta dalla Lega come presidente del Senato contro il volere del suo partito. Affabile e ironica Ha scherzato quando ha visto la fotocopia della sua carte d’identità, strappandola: «Questa faccia da pregiudicata… Dobbiamo assolutamente rifare il documento…». UNA FACCIA UN PO’ COSÌ.

 


LAURA BOLDRINI (Macerata, 28 aprile 1961). Ex presidente della Camera, contestata e discussa, sul Web protagonista tra heaters (odiatori) e fake news. Non empatica, con bizzarre interferenze: nel 2013 esaltò che il concorso Miss Italia fosse eliminato dal palinsesto Rai come «una scelta moderna e civile». Critiche sdegnate perché, una volta, si presentò alla Camera in infradito. Dopo la caduta, apparizioni (prudentemente) rarefatte. INVASIVA, INOPPORTUNA.

 


EMMA BONINO (Bra, 9 marzo 1948). Con Marco Pannella, a lungo nella leadership del Partito radicale. Nel 2011, l’unica italiana inclusa dalla rivista da Newsweek nell’elenco delle «150 donne che muovono il mondo». Più volte candidata al Quirinale, non ce l’ha mai fatta. Ha affrontato un tumore con palese determinazione. A 70 anni appare assai più duttile e disponibile che in giovinezza. TRISTE TRAMONTO.


MARIA ELENA BOSCHI (Montevarchi, 24 gennaio 1981). È tra le figure più discusse. Prima ministro con Matteo Renzi, poi sottosegretario a Palazzo Chigi con Paolo Gentiloni. In tv memorabile il confronto con Marco Travaglio a Otto e mezzo con Lilli Gruber. Furente per l’imitazione di Virginia Raffaele a Ballarò. Contraddittoria e incoerente, esternazioni disastrose. Bugiarda: aveva promesso, di sparire. Kappaò sul caso del libro di Ferruccio de Bortoli (è stata mai presentata la querela?). Però ha garantito, sfidando Elisa Isoardi: «Il risotto? So farlo pure io». AFFONDATA. IN VIA DI SPARIZIONE.


RENATO BRUNETTA (Venezia, 26 maggio 1950). Ministro per la Pubblica amministrazione e l’innovazione nel quarto governo Berlusconi, è l’economista di Forza Italia. Non le manda a dire, ha litigato con Bruno Vespa, Fabio Fazio, Travaglio, Santoro e Gruber (e tanti altri), per citarne alcuni. Attacco a Matteo Salvini: «Ha tradito, torni nel centrodestra… Torna a casa, i grillini sono eversivi». INFORMATO E PUGNACE.


MASSIMO CACCIARI (Venezia, 5 giugno 1944) L’ex sindaco di Venezia litiga, alza la voce per tutto e con tutti, abbandona lo studio… È tra i più assidui animatori dei salotti politici televisivi. «Io mi vergogno di questo Paese e di questa Europa. E uno che non si vergogna e non si indigna della situazione in cui ci troviamo secondo me è un pezzo di m…». A tredici anni di distanza smentisce ancora le persistenti voci su una sua liaison con Veronica Lario, ex moglie di Berlusconi: «Una leggenda, una stupidaggine». IL FILOSOFO FURENTE.


CARLO CALENDA (Roma, 9 aprile 1973) Nel 1984 recita nello sceneggiato Cuore diretto dal nonno Luigi Comencini. Prima di fare politica, anche responsabile marketing di Sky. Visioni strategiche nelle (velleitarie) interviste. Sui social, non risparmia frecciatine e sarcasmo contro hater e fake news, per «contrastare la marea di fesserie che vengono dette». Si intrufola sempre. Grottesco l’invito a cena, per risolvere la crisi del Pd. CHI TROPPO VUOL CADE SOVENTE…


PIER FERDINANDO CASINI (Bologna, 3 dicembre 1955)- In politica è passato molte volte da destra a sinistra e viceversa. Ex presidente della Camera, ora senatore e per anzianità di servizio secondo solo a Giorgio Napolitano. Ex erede di Arnaldo Forlani, ha perfino sfiorato l’elezione al Quirinale: quando appare in tv è misurato e attento a evitare gli spigoli. Sopravvissuto? Sarà… MA È SEMPRE LÌ.

 


GIUSEPPE CIVATI (Monza, 4 agosto 1975). Dall’Ulivo alla candidatura (2012) alle primarie del Pd, approda infine a Liberi e uguali. Faccia gentile, risulta piacevole anche quando assume posizioni estreme. Solo Alessandra Mussolini ha perso la pazienza e gli ha mollato qualche bastonata: «Voi non siete antifascisti, voi siete anti italiani. Gli immigrati clandestini hanno ammazzato una donna e voi manifestate contro il fascismo? Vergognatevi!». CRESCERÀ? MAH…


GIUSEPPE CONTE (Volturara Appula, 8 agosto 1964). Il destino gli ha regalato l’occasione di diventare presidente del Consiglio. Minime esternazioni. Da Bruno Vespa ha tirato fuori dalla tasca il santino di padre Pio. Singolari i legami con il Vaticano. Comportamenti apprezzabili negli insidiosi incontri con i grandi della terra (da Donald Trump a Emmanuel Macron ad Angela Merkel) che ha incontrato da un giorno all’altro. SOTTOVALUTATO.


CARLO COTTARELLI (Cremona, agosto 1954). Incaricato da Enrico Letta come commissario straordinario alla spending review. Nel marzo Sergio Mattarella gli ha conferito l’incarico di formare il governo e lui ha rinunciato per fare strada a Conte. Per qualche settimana sarà ospite fisso di Fabio Fazio a Che tempo che fa per raccontare la sua versione su cosa accade. Ha puntigliosamente precisato i suoi guadagni, 258.000 l’anno lordi (si spera che Fazio segua il buon esempio…). MISTER FORBICI, DA TECNICO E NON POLITICO.


GUIDO CROSETTO (Cuneo, 19 settembre 1963). Già sottosegretario alla difesa con Berlusconi, oggi coordinatore di Fratelli D’Italia – che ha cofondato con Giorgia Meloni ed Ignazio La Russa. Ha commesso almeno due errori. Quello di fumare in sole 24 ore 150 sigarette, per le ansie da campagna elettorale, ed è finito in ospedale per una notte. Il secondo, averlo comunicato via Twitter, dandosi del cretino (sui social è montata una curiosa polemica e Crosetto ha cancellato il tweet). GIGANTE BUONO E INGENUO.


GIANNI CUPERLO (Trieste, 3 settembre 1961). Per un annetto presidente del Pd. Non ha mai digerito l’arrivo e il potere di Matteo Renzi. E così ha commentato il suo crollo nel 2018: «Abbiamo subito la sconfitta peggiore, da quando esiste il Pd. E il partito esiste da 10 anni, un ciclo politico non banale. È il peggiore risultato della sinistra nella storia… A Renzi ripeterei la frase, che gli rivolsi nel 2016, quando era al culmine del successo… Gli dissi che non aveva la statura del leader, anche se coltivava l’arroganza del capo… Dopo una simile catastrofe non puoi dire che la colpa ancora una volta è altrove. E la pedagogia della politica.» Cuperlo si definisce «arrabbiato, addolorato e angosciato.» BELLE PAROLE, SCARSA ENERGIA.


MASSIMO D’ALEMA (Roma, 20 aprile 1949). Dietro l’apparente calma il carattere è sempre fumantino. Ha annunciato il suo ritiro, la rinuncia a qualsiasi ruolo istituzionale. Protagonista di durissimi scontri con molti giornalisti, l’ultimo con Marco Damilano, direttore dell’Espresso. Di contro Gianni Riotta gli dedicò un’interminabile e benevola paginata sul Corriere, mettendo graziosamente in rilievo i rapporti confidenziali con Condoleezza Rice (che D’Alema chiamava Condy). SARCASMO COMPULSIVO.


ALESSANDRO DI BATTISTA (Roma, 4 agosto 1978). È L’ esponente di punta dei 5 stelle. Preso dall’onda emotiva si lascia andare spesso all’enfasi. L’ultima apparizione televisiva, è stata dal buen retiro in Guatemala. Al centro di varie polemiche. Nel 2012 ha dato dei mafiosi a Civati e Cuperlo, poi si è scusato e ha evitato la querela. Ha definito la Nigeria «un Paese tranquillo», frase ripresa dal The New York Times come «la bugia più clamorosa del 2014». Ha attaccato Mattarella quando stava tentennando sulla fiducia a Giuseppe Conte. Gli avversari lo definiscono «potenzialmente eversivo». Il clamore è il suo mestiere. Ma si è allontanato da Roma e il dubbio è.. TORNA 0 NON TORNA?


LUIGI DI MAIO (Avellino, 6 luglio 1986). Ministro del Lavoro nonché vicepremier, ha capito che la tv può essere utile per prendere voti, il Web non basta. Sempre sorridente e inappuntabile, pronto a replicare, ma senza perdere la calma: ha lasciato perfino che Myrta Merlino gli togliesse la cravatta, in diretta. Ha perso la calma solo una volta quando ha chiesto l’impeachment di Mattarella: per accontentare il suo elettorato, ma ha subito fermato l’iniziativa. In tv non accerta confronti ma solo interviste dirette. HA 32 ANNI, IL FIGLIO CHE MOLTI VORREBBERO.


ANTONIO DI PIETRO (Montenero di Bisaccia, 2 ottobre 1950). L’ex pm di Mani pulite si e allontanato da qualche anno dalla politica, ma è presente nei talk, non negandosi agli scontri. E ogni tanto volano gli stracci, come quando, rivolgendosi a Rosy Bindi e Ignazio La Russa, ha definito l’accordo e il sostegno al governo Monti come un «matrimonio tra uomini». Due maschi, ha detto, non possono stare insieme perché dentro la camera da letto non fanno figli… Subito accusato di omofobia, di offese «triviali e arcaiche» a gay, ebrei, neri, zingari, disabili e così via. Esagerazioni, però… IRRUENTE A PRESCINDERE.


MICHELE EMILIANO (Bari, 23 luglio 1959). Attuale governatore della Puglia con un passato in magistratura e per 10 anni sindaco di Bari. Non rinuncia alla pacatezza anche quando è attaccato (ad esempio da Sgarbi con la consueta animosità). L’anno scorso si è infortunato mentre ballava la tarantella: rottura del tendine d’Achille del piede destro e operazione. Avversario costante di Renzi, non è uscito dal Pd e si candida alla segreteria. BALLERINO INDECISO.


EMANUELE FIANO (Milano, 13 marzo 1963). È uno degli assidui frequentatori dei talk politici. Deputato del Pd, promotore di un disegno di legge sull’apologia del fascismo, che lo ha visto scontrarsi duramente in tv e fuori con Alessandra Mussolini. Per l’impostazione esageratamente enfatica. ANACRONISTICO.

 


ELSA FORNERO (San Carlo Canavese, 7 maggio 1948). Famosa per le lacrime durante la presentazione della manovra lacrime e sangue del governo Monti è diventata ospite quasi fissa a DiMartedi, Otto e mezzo e L’aria che tira. Gira l’Italia, «se invitata», per presentare il suo libro, e in ogni occasione replica severamente, anche con pesantezza, a Matteo Salvini e alle legioni dei suoi accusatori. NON PIANGE PIÙ.

 


MAURIZIO GASPARRI (Roma, 18 luglio 1956). Il senatore di Forza Italia è tra i più attivi fuori e dentro gli studi televisivi Quando non è in tv, o in Senato, commenta spesso quello che accade in tv, soprattutto in Rai. Ultimo esempio il tweet «Ma Fabio Fazio paga Carlo Cottarelli per averlo a Che tempo che fa? Che dice la Rai? Ha firmato accordi per altre tv?». Rimangono nella storia la telefonata a Quelli che il calcio allora condotto da Simona Ventura e l’attacco a Le Iene: «Sciacalli, spacciatori, forse anche tossici». 0 a suor Cristina: «Squallida e patetica, Ballando inguardabile, monnezza come Amici». POLEMISTA INCONTENIBILE.


PAOLO GENTILONI (Roma, 22 novembre 1954). L’ex premier non si è concesso spesso alle telecamere durante il suo mandato: un’intervista a Pippo Baudo a Domenica in, un’altra a Fabio Fazio, qualche apparizione in più durante la campagna elettorale. Apprezzato per la pacatezza, contrapposta alle insolenze del suo predecessore Renzi. DIPLOMATICO CON ASTUZIA.

 


GIANCARLO GIORGETTI (Cazzago Brabbia, 16 dicembre 1966). L’attuale sottosegretario del Consiglio dei ministri, è sempre stato dietro le quinte della Lega, sia nell’era Bossi che in quella Salvini. In tv ha concesso pochissime interviste, l’ultima a Lilii Gruber. Sposato con Laura Ferrari che nel 2008 ha patteggiato una condanna di 2 mesi e 10 giorni per una truffa alla Regione Lombardia. È forse questo l’unico momento in cui la vita privata di Giorgetti diventa pubblica: è un uomo solitamente schivo, di poche parole, molto riservato. EMINENZA GRIGIA, MODELLO LETTA (GIANNI).


IGNAZIO LA RUSSA (Paterno, 18 luglio 1947). Ministro della Difesa con Berlusconi, oggi vicepresidente del Senato, Popolarissimo grazie all’imitazione di Fiorello. Rispetto alle asprezze di Gasparri… FUMANTINO DOC, SIMPATICO.

 

 


BEATRICE LORENZIN (Roma, 14 ottobre 1971). Ministro della Salute nei governi Renzi e Gentiloni, sempre meno in tv. Una curiosità: il marito è direttore delle relazioni istituzionali e internazionali della Rai. Al centro di continue polemiche per i vari problemi legati ai vaccini obbligatori. RIGIDA CONSAPEVOLE.

 


CLEMENTE MASTELLA (Ceppaloni, 5 febbraio 1947). Elastico: ministro del Lavoro con Berlusconi, ministro della giustizia con Romano Prodi. Oggi sindaco di Benevento. Una sua foto con il cantante americano Lenny Kravitz spopola sui social. EMPATICO, MAESTRO DEL DRIBLING.


GIORGIA MELONI (Roma, 15 gennaio 1977). Era stata il più giovane ministro della Repubblica, oggi presidente di Fratelli d’Italia. Ogni occasione è utile per andare in tv. Curiosità: si faceva chiamare Khy-Ry, era (o è ancora?) un’amante dei libri fantasy, dei draghi e dei romanzi horror. In video, lucida e perentoria, ricca di passione. LA CHIAMANO DRAGHETTA.

 


CORRADINO MINEO (Partanna, i° gennaio 1950). Entrato in Rai nel 1978 ne è uscito nel 2013 per entrare in politica nel Pd. L’ex direttore di RaiNews24 è l’unico senatore del suo partito a negare la fiducia sul Jobs act. «Non pago il pizzo al Pd»: si rifiuta di versare la quota che il suo partito ha chiesto a tutti gli eletti in Parlamento (25mila euro). AUTONOMO E COMBATTIVO.

 


MARCO MINNITI (Reggio Calabria, 6 giugno 1956). Politicamente molto vicino a D’Alema si ritrova ministro dell’Interno con Gentiloni dopo aver fatto il sottosegretario a Palazzo Chigi con delega ai servizi segreti nel governo Renzi. Sporadiche e calcolate apparizioni in tv. «Mio padre aveva otto fratelli e tre sorelle, i maschi erano tutti militari come lui. Quando mi impedirono di fare l’accademia aeronautica, mi iscrissi a filosofia perché mio padre la considerava la cosa più inutile del mondo.» Chi è Minniti? Uno sceriffo, uno sbirro, l’erede di Mario Scelba, «il più impopolare e odiato uomo d’Italia», lo definiva L’Unità, organo del Pci, «el ministro de policia», lo chiamava Pablo Neruda. «Oppure, al contrario, è l’unico che ha una strategia a lungo periodo per disinnescare la bomba immigrazione, un kennedyano idealista senza illusioni che sta trasformando la sicurezza in un valore di sinistra, il governante più nominato oggi da una sponda all’altra del Mediterraneo». PRESTIGIOSO E CONTROVERSO.


AUGUSTO MINZOLINI (Roma, 3 agosto 1958). È passato dal giornalismo alla politica. Direttore del Tgi dal 2009, poi senatore nel 2013. Nel 1976 comparsa in Ecce Bombo di Nanni Moretti. Condannato per utilizzo improprio della carta di credito Rai, aveva sforato di 65.000 euro il budget messo a disposizione dell’azienda. Ha reagito con dignità, rifiutando il salvataggio di prammatica in Parlamento. ORGOGLIO E TEMPERAMENTO.

 


ALESSIA MORANI (Sassocorvaro, 3 gennaio 1976). Non molla una trasmissione ed è diventata la faccia più antipatica del Pd con il suo arrampicarsi sugli specchi per difendere Renzi e il suo fu governo. PREZZEMOLINO IRRITANTE.

 

 


GIORGIO MULÈ (Caltanissetta, 25 aprile 1968). Conosce tv, giornalismo e politica. Ex direttore di Videonews e di Panorama. Nel 2018 eletto deputato a Imperia. Ha attaccato il ministro grillino Danilo Toninelli che aveva postato una sua foto in spiaggia con la moglie, nei giorni della tragedia di Genova. «Doveva raccogliere conchiglie…». GRINTOSO AL DEBUTTO.

 


ALESSANDRA MUSSOLINI (Roma, 30 dicembre 1962). «La pasionaria» in tv, la lista delle sue ospitate e delle liti è lunghissima. Vittorio Sgarbi, Katia Bellillo, Vladimir Luxuria, Andrea Scanzi, Lilli Gruber e tantissimi altri. Che si tratti di La pupa e il secchione o di politica non si risparmia mai, non si lascia intimorire dall’interlocutore e quando non vuole litigare abbandona lo studio come una Tina Cipollari qualunque. Lo share sale perché è sempre schietta: perfino quando ha brutalizzato il marito. La donna politica ha lasciato il passo al suo ruolo di moglie e madre di famiglia, raccontando lo spiacevolissimo episodio di cronaca in cui fu coinvolto Mauro Floriani. Che nel 2015 patteggiò una condanna a un anno e 1.800 euro di multa per prostituzione minorile, vicenda che destò scalpore per un giro di baby squillo frequentate a Roma da notabili e professionisti del quartiere Parioli. Ha raccontato di non aver mai perdonato il marito «sarebbe stata una cosa da pazzi… Si prosegue con la vita, ma il perdono non potrà mai arrivare. Il perdono spetta agli uomini della Chiesa non a noi.» Suo marito resta una persona fondamentale per lei, i figli e la famiglia, ma quell’episodio vergognoso l’ha segnata per sempre. UNA VOCE INDOMABILE.


PAOLO CIRINO POMICINO (Napoli, 3 settembre 1939). Il grande vecchio della politica: ministro con Giulio Andreotti e con Ciriaco De Mita, deputato per sei legislature ed eurodeputato. «Eravamo sette fratelli. Una grande famiglia, ho imparato la tolleranza. Sette fratelli e sei idee politiche. Mariano era fascista, voleva andare a Salò, Francesco per l’Uomo qualunque, Bruno, eh… Bruno era comunista, io democristiano. Li ho persi tutti e tre, i miei fratelli». AFFABULATORE INTRAMONTABILE.


MATTEO SALVINI (Milano, 9 marzo 1973) Un post all’ora, almeno un’apparizione televisiva a settimana: la comunicazione è il suo punto di forza. Pochi sanno che è giornalista professionista dal 2003, ex cronista della Padania. In passato, ha lavorato anche come ragazzo delle pizze e al fast food Burghy, per mantenersi durante gli studi. Nel 1999 condannato a 30 giorni per oltraggio a pubblico ufficiale (lancio di uova a D’Alema, qualche divisa un po’ sporcata): «Sì, politicamente scorretto, ma ne valeva la pena». INTERPRETE IRRESISTIBILE DEGLI UMORI POPOLARI.


DANIELA SANTANCHÈ (Cuneo, 7 aprile 1961). Altra ospite stabile dei talk. La «pitonessa», copione fisso, attacca ed è attaccata. Sempre molto attenta al look. Ha iniziato in tv in W le donne con Andrea Giordana e Amanda Lear. Virale l’imitazione che ne ha fatto Paola Cortellesi. Paolo Santanchè (ex marito di Daniela): «Pitonessa? Deriva da una vecchia barzelletta che non si può raccontare… Sporca. Era l’unica che lei raccontava sempre quando stavamo insieme, se ne ricordava poche». MA CHI LA CONOSCE, QUELLA BARZELLETTA?


VITTORIO SGARBI (Ferrara, 8 maggio 1952) Nasce nel salotto del Maurizio Costanzo Show, in tv ha litigato quasi con tutti, la sua irascibilità è un marchio di fabbrica. Nel 2011 ha condotto su Raiuno Ci tocca anche Vittorio Sgarbi, chiuso dopo una puntala per i bassissimi ascolti. Sempre senza limiti: si è fatto immortalare completamente nudo, solo un libro a coprire le parti più intime, scalpore sul web. 16.000 like per il nudo integrale, ma molti lo hanno accusato di essere impazzito a causa dell’età che avanza. Senza eccessi, poteva diventare un grande leader politico: colto, senza paura di niente, polemista invincibile. CAPRA, MA A CHI?


DANILO TONINELLI (Soresina, 2 agosto 1974). Diffidente verso la televisione, sporadiche le apparizioni. Prima di diventare ministro delle Infrastrutture, impiegato come liquidatore sinistri e ispettore tecnico in una compagnia assicurativa. «Ma tra cinque anni torno a fare il papà». Impegnato con passione e incalzato da tutto alla ricerca di soluzioni per la tragedia del Ponte Morandi a Genova. ESTERNAZIONI GIUSTE MA IMPROVVIDE.


GIOVANNI TOTI (Viareggio, 7 settembre 1968). Altro esempio di telegiornalista sedotto dalla politica. Direttore di Studio aperto, convinto da Berlusconi a candidarsi alle europee come capolista per Forza Italia. Filo diretto con la Lega. Governatore della Regione Liguria. Si parla dell’«harem di Giovanni Toti» perché nei vari uffici stampa lavorano solo donne. BUON SENSO ISTITUZIONALE, GUARDA LONTANO.


NICOLA ZINGARETTI (Roma, 11 ottobre 1965). Dal 2013 è il governatore della Regione Lazio, ora in lizza per la leadership del Pd. Non è abituale ospite dei talk politici, quando accetta non alza mai i toni. «Sai quando cammini sul bagnasciuga, tu non te l’aspetti, l’acqua arriva, e ti ritrovi tutto bagnato? Ecco, per me la politica è stata una cosa così. Non l’ho mai scelta, mi ci sono trovato in mezzo, zuppo». È sposato con Cristina, con due figlie, Agnese e Flavia. «Ci siamo messi insieme che eravamo giovanissimi. Poi più volte ci siamo lasciati e rimessi insieme. Ci conosciamo benissimo, ci vogliamo bene, ci siamo sempre cercati. Tutta la vita». Insomma, un uomo normale, uno come noi. GUIDERÀ IL PD? IMPROBABILE.

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