Vasco, il concerto a Torino per celebrare la vita ostinata e spericolata

Vasco, il concerto a Torino per celebrare la vita ostinata e spericolata

Vasco, viva la vita. Il Komandante è tornato. E lo ha fatto con il suo inconfondibile stile: un’arena gremita con 36mila persone e altrettanti in attesa per domani, una scaletta incendiaria e un pubblico che non lo abbandona mai. All’Olimpico di Torino va in scena il primo atto del Vasco Live Duemilaventicinque, e ancora una volta il rocker di Zocca dimostra perché da quasi 50 anni è il cuore pulsante del rock italiano. Folla oceanica, cori euforici, bandiere sventolanti, cartelloni, reggiseni lanciati in aria e una carica di adrenalina palpabile. Un rito collettivo che si ripete ogni anno senza mai perdere un grammo della sua potenza. Qual è il tema di questo nuovo tour? Vasco non ha dubbi: è una celebrazione della vita in tutte le sue sfumature, un messaggio che pervade la sua musica, riproposto con vigore in ogni brano della scaletta e nei visual.

Lo dichiara lui stesso dal palco, modificando le parole iniziali: “Voglio una vita spericolata, noi siamo una vita spericolata, noi siamo una vita vissuta, vita ostinata, vita complicata, vita meravigliata, vita fiera”. E lo spiega nel backstage ai cronisti: “In questo periodo buio, la vita umana sembra disprezzata rispetto al profitto, al potere, alla violenza, alla propaganda e alle fake news. C’è odio e io voglio che questo concerto sia di luce, voglio portare gioia. Ecco perché dico viva la vita”. Gli stadi possono essere complessi da gestire, ma per lui sono ormai una consuetudine, e ogni volta riesce a superarli, offrendo una performance energica, potente e travolgente alla sua ‘combriccola’, un pubblico fedele e trasversale che lo segue in ogni tappa e mossa come fosse un rito.

I suoi fan arrivano da tutta Italia: in tanti hanno partecipato alla data zero a Bibione il 27 maggio scorso, mentre altri, in centinaia, hanno passato la notte fuori dai cancelli per assicurarsi un posto in prima fila. Ci sono quelli che hanno acquistato i biglietti per tutte e 12 le date, che lo porteranno in sei città, da Torino a Messina, passando per Firenze, Bologna, Napoli e Roma. La sua fanbase, del resto, è estremamente appassionata: per molti Vasco rappresenta l’incarnazione del rock e non accettano compromessi. Vasco torna sul palco a oltre un anno dai ‘Magnifici 7’ di San Siro, (la più lunga residency in uno stadio) e dai quattro storici spettacoli a Bari, per un concerto ‘concept’, potente e con un’emozione crescente che dura circa due ore e mezza. La serata ha inizio puntualmente alle 20:45, quando Vasco, indossando un chiodo rosso ruggine decorato con pietre colorate e un cappellino di ordinanza, sale su un palco immenso, largo 86 metri, profondo 25 e alto 28, dominato da cinque schermi giganti, tre centrali a forma di ‘V’ rovesciata e dritta e due laterali curvi per garantire una visibilità totale a tutto lo stadio.

Basta il primo accordo di chitarra, sulle note di ‘Vita spericolata’, per la prima volta in assoluto come apertura dello show, per scatenare un boato di urla e applausi dalla folla. La scaletta è un viaggio attraverso i decenni della carriera di Vasco, che mescola classici intramontabili con brani più recenti. Ogni canzone è un omaggio alla vita: ‘Sono innocente’, ‘Manifesto Futurista’ e ‘Valium’. E ancora, ‘Vivere’, che dal 1993 invita a non lasciarsi abbattere dalle difficoltà, e ‘Mi si escludeva’, che esprime la voce di chi si è sempre sentito estraneo: “L’ho scritta 30 anni fa e sembra attuale, perché la situazione è peggiorata”, confida Vasco ai cronisti. ‘Gli Spari Sopra’ è una dedica contro la guerra e mentre sul maxischermo si illumina la scritta ‘Fuck The War’, lui non usa mezzi termini: “Questa canzone è per tutti i farabutti che governano questo mondo”.

La scaletta è arricchita da brani come ‘Quante volte’ e ‘E il tempo crea eroi’, seguita da ballad che lo hanno consacrato come ‘Sally’ e ‘Senza Parole’, con il ritorno dell’hit del 2004 ‘Buoni o Cattivi’, mentre il medley di quest’anno è liberatorio e comprende tutte le hit vintage: ‘La strega’, ‘Cosa…

‘Vuoi da me?’, ‘Vuoi restare ferma’, ‘Cosa vuoi da me?’, ‘Una melodia per te’ e ‘Va bene, va bene così’. Non mancano momenti goliardici come ‘Rewind’, con i reggiseni lanciati e roteati in aria dal pubblico femminile. A concludere il cerchio, ‘Albachiara’, che è più di una semplice canzone: rappresenta un rito, una celebrazione collettiva sotto una pioggia di coriandoli che Vasco non canta più, poiché la sua ‘combriccola’ la intona più forte di lui. Tra di loro c’è Don Ciotti, con cui il Blasco ha costruito un’amicizia profonda, basata su stima reciproca.

Vasco è inarrestabile. Nessuno è paragonabile a lui. A 73 anni, è l’uomo dei record e continua a dimostrarlo anno dopo anno. I numeri parlano chiaro: in cima alle classifiche da quasi 50 anni, con oltre 200 canzoni che hanno attraversato quattro generazioni. Da 35 anni, ha tenuto oltre 800 concerti e dal 2013 è in tour ogni anno. Ogni anno è sold out, con una media di 600mila spettatori anche quest’anno. La sua unicità deriva non solo dal legame profondo con il suo pubblico, ma anche da una relazione basata su verità, emozioni e condivisione. Nelle sue canzoni si trova la vita genuina. E il concerto è molto più di un’esibizione: è un viaggio attraverso i suoi brani, che sono diventati colonne sonore personali per milioni di persone. Ogni canzone è una fotografia emotiva, un frammento di storia collettiva che si ripete e continua, esattamente come la vita.

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