The Spin: il nostro giro di boa, presto nei club!

The Spin: il nostro giro di boa, presto nei club!

C’è chi si limita a suonare metal e chi, come i Messa, lo trasforma in qualcosa di straordinario. A tre anni di distanza da ‘Close’, la band veneta, tra le realtà più affascinanti del panorama heavy europeo, ritorna con ‘The Spin’, il quarto album in studio rilasciato l’11 aprile per Metal Blade Records. È forse il loro lavoro più lucido, spigoloso e vulnerabile. Un disco che vibra come la ruota in copertina – un copertone da corsa incastonato in un uroboro creato da Nico Vascellari – e che si muove in un moto perpetuo tra doom metal, atmosfere cinematografiche, elementi jazz, richiami post-punk e riverberi degli anni Ottanta. Ma al centro di tutto, come sempre, ci sono loro: le emozioni incontrollate e la materia viva del suono.

“Il titolo è legato a tutto ciò che rappresenta l’universo contenuto nell’album – spiegano i Messa -. Negli ultimi tre anni ci sono state molte esperienze, sia dal punto di vista professionale come band che personale, e tutto ciò che c’è nel disco riflette in parte questo. ‘The Spin’ è un giro di boa, di ruota”. A rappresentare visivamente questa idea di movimento c’è l’artwork: un copertone di moto incastonato nell’esterno di un uroboro. “È un simbolo di grande valore, e secondo noi esprime perfettamente l’intento dietro la creazione di quest’album”. In un genere spesso associato a strutture complesse e brani dall’architettura labirintica, i Messa scelgono di rimanere fedeli a una certa linearità, per quanto possibile. “Nel metal, può succedere spesso che la forma canzone venga infranta – spiega Alberto -. Forse noi siamo un po’ legati alla forma canzone, per dare un certo livello di intelligibilità a quello che facciamo. Cerchiamo di creare qualcosa di semplice nel senso più positivo del termine, eliminando gli elementi superflui”.

Dal punto di vista testuale, ‘The Spin’ mostra un’evoluzione. “Ho sempre utilizzato metafore nei testi per questo progetto e anche questa volta ce ne sono, però mi sono aperta di più – racconta Sara -. I testi sono un po’ più crudi, vanno dritti al punto. Ci sono diversi temi: l’amore che non sboccia, l’incertezza sul futuro, il disgusto verso sé stessi”. Tra le ispirazioni meno scontate, anche lo scrittore Cormac McCarthy. “Durante uno degli ultimi tour negli Stati Uniti ho trovato ‘La Strada’ in una libreria – dice Sara – e l’ho riletto in inglese. Quella crudezza mi ha aiutato a decidere quale direzione prendere nella scrittura”. Musicalmente, in questo disco la band attinge a mondi diversi: anni Ottanta, doom, jazz. “Abbiamo menzionato influenze come Sisters of Mercy, Killing Joke, Journey, Vangelis. Ma ci sono elementi costanti: dinamiche forti e basse nelle strofe, accordature tipiche del doom, elementi jazz”. La musica dei Messa è fortemente visiva. “È difficile, poiché non siamo contenitori stagni; tutto ciò che viviamo ha un impatto – spiegano -. Che si tratti di un film, come quelli di David Lynch o Blade Runner, di un libro o di un dipinto, cambia il linguaggio ma non la sostanza. Cerchiamo sempre un fil rouge che unisca tutto il nostro universo creativo.”

I Messa sono una realtà che ha trovato spazio oltreconfine. “Siamo sempre trattati molto bene, sia qui che all’estero. Forse è il modo di assistere ai concerti che varia – osservano -. In Germania o in Olanda c’è un silenzio quasi religioso. In America, invece, ricevono feedback molto più diretti, ti dicono subito cosa pensano dello show. Qui magari siamo un po’ più timidi”.

Come è cambiata la scena metal italiana in dieci anni? La risposta è complessa. “Ci sono molte band valide che hanno cercato di oltrepassare i confini del genere,” afferma Alberto. Tuttavia, Sarametal.” Alberto, con un tono più disilluso, riflette sul calo del ricambio generazionale: “Negli ultimi dieci anni ci sono sempre meno band. C’è una mancanza di tessuto locale, rendendo difficile la nascita di nuove band con suoni innovativi. Anche per motivi culturali: dedicarsi alla musica richiede tempo e sacrificio. In un mondo che cerca risultati immediati, tutto ciò risulta in contrasto.”

Dopo dieci anni di esperienza, la band ha acquisito una visione chiara del proprio percorso. “Mi piace il termine artigiano del suono, perché fare il musicista somiglia a costruire una sedia,” dice Alberto. “Non puoi affezionarti troppo. Devi realizzare ciò che è necessario, trovando un equilibrio con ciò che ti piace. C’è tantissimo lavoro, fatto di demolire e ricostruire.” Sara aggiunge: “Per me si tratta di una fusione di entrambe le componenti. C’è una dimensione magica e sfuggente legata all’emotività. Ma è inevitabile anche l’aspetto costruttivo, di rifinitura. È una sintesi tra istinto e mestiere.” Dopo le prime esibizioni dal vivo, tra cui il Roadburn Festival, i Messa stanno presentando ‘The Spin’ sui palchi cercando di restare fedeli al suono dell’album. “La nostra intenzione è di riproporlo il più fedelmente possibile rispetto a quanto registrato,” spiegano. Con la collaborazione del trombettista Michele Tedesco – presente anche nel disco – la band ha saputo creare uno spettacolo dal vivo curato nei minimi particolari: “Nei festival bisogna essere un po’ più veloci, quindi stiamo rivedendo la scaletta o l’arrangiamento del disco per renderlo più agile.”

Dopo l’estate dedicata ai festival europei, i Messa torneranno nei club: “Sicuramente abbiamo in programma altre date in Italia durante l’inverno,” assicurano. “Questa estate ci stiamo concentrando a esibirci in Europa. Ma nella stagione invernale suoneremo in vari club in Italia e ci vedremo molto presto.” Per chi si approccia per la prima volta all’album, Sara suggerisce di partire dal principio: “Secondo me, la canzone migliore per iniziare l’ascolto è la prima, ‘Void Meridian’. È un pezzo che esprime sia il nostro nuovo percorso che la nostra anima, il nostro DNA.” Alberto, invece, punterebbe su un altro brano: “Io sceglierebbe ‘Immolation’, perché è il mio preferito. Ha elementi anni ’80 e probabilmente è il brano più accessibile anche a chi normalmente non ascolta metal.” Con ‘The Spin’, i Messa non solo impressionano, ma affermano definitivamente il loro ruolo nel genere, imponendosi come una delle realtà più interessanti e autorevoli nel panorama doom metal internazionale.

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