
Simone Cristicchi, con il suo tour estivo ‘Dalle Tenebre alla Luce Summer Tour 2025’, non si limita semplicemente a tornare a cantare, ma a narrare, con voce, passione e un pizzico di ironia, la sua carriera ventennale, ricca di canzoni, teatro e visioni. Il cantautore, noto per brani come Ti regalerò una rosa, Studentessa universitaria, Meno male (che c’è Carla Bruni) e il recente Quando sarai piccola, presentato a Sanremo quest’anno, si prepara a una tournée che rappresenta un vero e proprio ritratto musicale della sua vita. “Ritornare sul palco sarà una grandiosa festa per me – commenta Cristicchi -. È da molto tempo che non faccio un concerto completo con tutto il mio repertorio. Abbiamo sfruttato questi vent’anni per ricostruire il percorso iniziato nel 2006, con ‘Ti regalerò una rosa’, fino ad arrivare a ‘Quando sarai piccola’. Nel mezzo c’è una storia fatta di sfumature, colori e sapori. C’è ironia, sarcasmo, punk, rock, ma anche poesia e musica da camera. Sarà un vivido affresco della mia vita attraverso la musica”.
Quando gli si chiede che tipo di viaggio sarà questo tour, Cristicchi risponde: “Negli ultimi anni ho lavorato molto nel teatro, e questo ha inevitabilmente influenzato anche il modo in cui faccio musica. Non interpreto un altro ruolo, rimango sempre me stesso, ma il teatro è ormai parte essenziale del mio linguaggio artistico. Racconterò, canterò, condividerò: sarà un concerto-narrazione”.
Riguardo al suo pubblico, che è sempre stato variegato, dai giovani agli appassionati di teatro-canzone, l’artista spiega a chi si rivolge oggi e chi lo ascolta: “Rispondo con una frase che mi disse Franco Battiato: ‘Il pubblico è costituito da entità, individualità libere in evoluzione, che vibrano sulla tua stessa frequenza’. Per me non è importante il numero, ma la connessione invisibile che si crea tramite musica e arte. È una rete invisibile che ti avvicina e fa sentire in buona compagnia, con persone che condividono la tua stessa visione”.
Parlando delle sue molteplici fasi artistiche, dalla denuncia civile al cantautorato ironico, Cristicchi si definisce “un eterno debuttante”, spiegando che ogni volta che si apre il sipario o inizia un concerto è come un salto nel vuoto, con tutto ciò che comporta. “C’è l’entusiasmo di incontrare chi sostiene il mio lavoro, ma anche la paura e la sensazione costante di essere inadeguato, che però regala un brivido e un’emozione unici”.
Per quanto riguarda i progetti futuri, l’artista svela che continuerà a esplorare il tema dell’Invisibile, dalla felicità al Paradiso di Dante, fino a San Francesco. L’ultimo spettacolo, Franciscus, è dedicato proprio alla forza e all’attualità del messaggio del santo.
Da sempre attento alla salute mentale, Cristicchi afferma: “Dal 2007, con ‘Ti regalerò una rosa’, e anche con il documentario ‘Dall’altra parte del cancello’, ho cercato di dare voce ai fragili, a chi viene emarginato. Anche questo nuovo concerto contiene una nota di follia: è un faro acceso sulle ombre che spesso nascondiamo. Come diceva Alda Merini, ‘Il vero manicomio è il mondo’”.
Riguardo all’esperienza di Sanremo 2025, racconta che è stata una settimana molto intensa e anche un’occasione preziosa per affrontare temi universali. “‘Quando sarai piccola’ parla di quel momento in cui diventiamo genitori dei nostri genitori. Ho ricevuto molti riscontri e ho capito che condividere certe ferite attraverso una canzone può essere terapeutico. Mi sento un narratore, utilizzo la parola per raccontare un mondo. In questo live ci sarà tutto: la mia voce e la mia visione”.
Infine, svela un sogno nel cassetto: “Un giorno mi piacerebbe raccogliere in un libro tutti i miei pensieri, le poesie, i frammenti che spesso rimangono fuori dalle canzoni. Sarebbe meraviglioso”.
“Un giorno vorrei creare un libro che racconti la mia personale visione del mondo”.
Se dovessi descrivere il tuo 2025 con una parola, quale sarebbe?
“Emozionante. Prima una tournée teatrale, poi Sanremo, e nuovamente il palcoscenico teatrale. Da un lato una grande esposizione, dall’altro un rifugio prezioso. Il Festival di Sanremo ti mette di fronte a una telecamera sapendo che milioni di persone ti stanno osservando. Dopo quell’esperienza all’Ariston, sono tornato subito nel mio angolo sicuro, il teatro, che rappresenta la mia oasi di libertà. Ho così potuto portare con me un bagaglio emotivo molto intenso”.
Hai mai sentito di essere sottovalutato come artista?
“No, affatto. Continuo a meravigliarmi di tutto ciò che mi è capitato. Sono stato fortunato nel seguire la mia curiosità, che definisco il mio vero superpotere. È lei che mi ha spinto a cercare, esplorare e raccontare storie. E se le mie narrazioni hanno acceso la curiosità del pubblico, significa che qualcosa di autentico è nato”.
Cosa diresti al Cristicchi di vent’anni fa?
“Resta tranquillo. Abbraccia la filosofia della lumaca: procedi con calma, ma senza mai fermarti. C’è un proverbio africano che amo molto: ‘Rallentiamo per permettere alla nostra anima di raggiungerci.’ Oggi più che mai abbiamo bisogno di lentezza, di ritrovare un equilibrio tra mente, corpo e spirito. Diventare come monaci all’interno delle nostre città”.