Nove in crisi: le star ci sono, ma la squadra arranca

Nove in crisi: le star ci sono, ma la squadra arranca

(di Aldo Grasso per il Corriere della Sera) Che traino per la partenza di «The Cage – Prendi e scappa», il nuovo format di Amadeus! L’interminabile e fantastica finale del Roland Garros tra Sinner e Alcaraz, trasmessa in chiaro sul Nove, è qualcosa che passerà alla storia del tennis, forse più di questo programma, che forse non passerà alla storia della tv.

Il format, italianizzato per consentire ad Amadeus e a Giulia Salemi di riempire lo slot dell’access prime time, è l’adattamento dell’israeliano «Raid the Cage».

Sembra la riproposta del famoso gioco «Il braccio e la mente», uno dei momenti di maggior divertimento di «Telematch» (1957, con Enzo Tortora).

Stiamo assistendo a una curiosa inversione: non è Amadeus che deve portare idee al Nove ma il Nove che deve trovare idee per giustificare l’ingaggio di Amadeus.

Questo è il sintomo più significativo del disagio in cui si trova la rete. Nel telemercato (potrebbe essere un’idea di programma, sul calco di «Calciomercato – L’originale»), il Nove ha fatto importanti acquisti ma non è riuscito a fare squadra.

Maurizio Crozza ormai si riduce alle imitazioni, con una spruzzatina di ideologia di sinistra radicale. Fa il suo compitino, senza tanti sforzi e torna a casa a controllare il conto in banca, da buon genovese.

Fabio Fazio è chiuso nel suo mondo, frequentato solo dal ristretto numero dei suoi amici. Ha sempre l’aria dolente di chi è in esilio e non vede l’ora di tornare in Rai, che considera casa sua.

Poi c’è lo spazio di «Accordi & disaccordi» appaltato al «Fatto quotidiano» (prima, c’era anche Peter Gomez, ma con i buoni uffici dei cinquestelle è approdato in Rai). Alla fine, l’unico che fa squadra è Gabriele Corsi con «Don’t Forget the Lyrics», gli altri sembrano corpi estranei.

Il problema del Nove è quello di Luciano Spalletti: ha i giocatori, ma non riesce a farli giocare come squadra.

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