Notte di arte – RAI ufficio stampa

Notte di arte – RAI ufficio stampa

Uno dei più grandi artisti contemporanei, Andrea Mantegna, è celebrato in un’opera dal titolo “Passione di pietra”, una realizzazione di cultura, firmata da Emanuela Avallone e Linda Tugnoli, che cura anche la regia. Il programma andrà in onda mercoledì 4 giugno alle 21.15 su un canale dedicato all’arte con Neri Marcorè.
Mantegna nasce a Isola Carturo, un minuscolo villaggio nella campagna padovana, oggi conosciuto come Isola Mantegna. È a Padova che avvia il suo percorso artistico. Qui, l’arrivo di Donatello ha introdotto soluzioni scultoree audaci e innovative, dando vita a una straordinaria vitalità artistica. Le storiche dell’arte Barbara Maria Savy e Francesca Veronese, direttrici dei Musei Civici di Padova, raccontano che il primo importante incarico di Mantegna è la Cappella Ovetari, all’interno della Chiesa degli Eremitani. Purtroppo, gran parte degli affreschi è stata distrutta nel ’44 durante la Seconda guerra mondiale, poiché la chiesa si trovava vicino al comando tedesco. I resti degli affreschi sono stati recuperati dal giovane Cesare Brandi, dando vita a un innovativo progetto di restauro nel 2009, di cui parla il restauratore Carlo Giantomassi.
Mantegna poi lascia Padova per Venezia, dove entra a far parte della rinomata bottega di Jacopo Bellini, con cui sposerà la figlia. Con suo cognato, Giovanni Bellini, sviluppa un fecondo rapporto di collaborazione, producendo opere con temi e composizioni simili. Oggi, alcune di queste sono meravigliosamente esposte alla National Gallery di Londra, dove la curatrice Imogen Tedbury ne racconta la storia.
Nel 1460, Mantegna si trasferisce definitivamente a Mantova. A soli trenta anni, è già uno dei pittori più rinomati del suo tempo.
La scrittrice Francesca Diotallevi descrive Mantegna come un carattere duro e spigoloso, “petroso”, al punto che lo stesso Vasari suggerisce che tale “petrosità” si rifletta nelle sue opere, in cui i soggetti sembrano più sculture che dipinti. Due importanti testimonianze evidenziano il forte interesse di Mantegna per le pietre e i marmi: quella di Marzia Faietti, storica dell’arte, che mostra un disegno in cui Mantegna si ritrae come una Gorgone, colei che “pietrifica”, e quella del geologo Rodolfo Coccioni, che ha identificato luoghi reali presenti nelle opere di Mantegna, sempre legati a formazioni rocciose o cave di pietra. Queste pietre e marmi gli conferiscono la reputazione di “pittore in scultura”. A Mantova, come pittore di corte, Mantegna rimarrà fino alla fine dei suoi giorni. Qui costruirà la sua dimora, con un oculo affacciato su un cortile che ricorda quello della Camera degli Sposi, e la sua cappella funeraria nella basilica di S. Andrea, progettata da Alberti. Si trova il suo ritratto in un busto di bronzo e un’opera della Sacra Famiglia, raccontati da don Stefano Savoia, Direttore dell’Ufficio beni culturali della Diocesi di Mantova. Ma il suo testamento artistico è senza dubbio il Cristo Morto, oggi conservato alla Pinacoteca di Brera a Milano, una delle opere più enigmatiche della storia dell’arte che ha ispirato artisti e registi, lasciando un’impronta indelebile in chiunque abbia l’opportunità di ammirarla.

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