
Hanno aderito oltre tremila partecipanti provenienti da tutta Italia, tra amatori, professionisti, cantanti esperti e principianti, soprattutto giovani. L’1 e il 2 giugno, sotto la direzione di Riccardo Muti, si svolgerà al Pala de Andrè per il Ravenna Festival una masterclass aperta al pubblico. Questa rappresenta un’opportunità preziosa anche per il pubblico, che avrà modo di scoprire il lavoro che si cela dietro un’esecuzione musicale.
Il progetto, intitolato ‘Cantare amantis est’, si ispira al celebre aforisma di Sant’Agostino: ‘cantare è proprio di chi ama’. È curato da Anna Leonardi e Michele Marco Rossi. Gli interpreti si cimenteranno con alcune delle opere più famose di Giuseppe Verdi, tra cui ‘Va pensiero’ dal ‘Nabucco’, ‘Patria oppressa!’ da ‘Macbeth’ e ‘Jerusalem!…Jerusalem’ da ‘I Lombardi alla prima crociata’.
In un periodo drammatico, Riccardo Muti ha fatto un appello forte e chiaro: “In un mondo in cui la tensione è palpabile, con persone che perdono la vita a causa di conflitti, e i terremoti causano distruzione e sofferenza ai più vulnerabili, ho voluto lanciare un ‘appello’ a tutti, senza distinzione di origine, età, sesso, professione o fede”. La musica e il canto sono, dunque, un simbolo di passione, condivisione e aspirazione verso la pace. “Cantare e fare musica insieme rappresentano l’esempio più tangibile di una società che, attraverso l’armonia e la bellezza, tende al bene comune”, ha chiarito il maestro.
Questa è una sfida e una nuova avventura per Muti, come spiegano Leonardi e Rossi. “Un coro di oltre tremila persone, dalle ‘voci bianche’ di quasi 100 bambini fino a quasi novantenni, ispirati dalle parole di Sant’Agostino: ‘Cantare amantis est’. Ci piacerebbe che questo messaggio arrivasse anche al nuovo pontefice Leone XIV. Il canto ha un potere emotivo ed evocativo, le persone si sintonizzano e si accordano tra loro”.
“È un messaggio sia umano che politico”, continuano, “soprattutto oggi in un contesto di divisione. Essere uniti, anche senza essersi mai incontrati, è un segnale potente: una comunità di sconosciuti che si trovano sotto il segno della musica”. Muti è il faro luminoso di questa iniziativa. “Incarna la musica non solo come cultura, ma come una continua ricerca”, affermano i curatori. “Per lui c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. È un maestro anche in questo, con energia e passione, convinto che la musica possa trasformarci in persone migliori”.