
La televisione di oggi, spesso un mosaico di programmi fugaci e volti che si susseguono a ritmi vertiginosi, sembra aver trovato una sua silenziosa, ma inossidabile, ancora di salvezza. È un’ancora dal sapore antico, di genuinità, che risponde al nome di Edoardo Raspelli. Nonostante l’andirivieni di nuove proposte e la sovraesposizione di molti volti, la sua presenza, anche in replica, continua a disegnare curve d’ascolto sorprendenti.
I dati d’ascolto del 25 maggio 2025 parlano chiaro e disegnano un quadro inaspettato. Mentre il palinsesto si sforza di trovare nuove formule, la replica di una puntata di “Storie di Melaverde” risalente al 17 aprile 2011, con il nostro Raspelli alle prese con gli struzzi a Santhià, Biella, ha catalizzato l’attenzione di 740.000 spettatori con uno share del 12%. Un dato non banale, se si considera che si tratta di un contenuto riproposto a distanza di oltre un decennio. E, per di più, Raspelli non è più il conduttore ufficiale, da lustri, della trasmissione.
Un altro dato che lo rende un “fenomeno” è la replica di “Melaverde”, andata in onda il 4 maggio 2025, che ha raggiunto ben 907 mila spettatori con un astronomico share del 14,7%. La puntata, trasmessa in prima visione nel 2010, ha dimostrato una longevità incredibile. E ancora, una replica di “Melaverde” del 2012, trasmessa sempre su Canale 5 alle 11, ha segnato un clamoroso 13,8% di share. Questi numeri, seppur non sempre al vertice assoluto, evidenziano una forza, una risonanza che va oltre la semplice programmazione.
Ed eccoci qui, a domandarci, con un sorriso d’incanto e una punta di stupore: come fa? In un frullatore televisivo che gira a mille, sfornando volti nuovi come fossero panini, destinati a svanire in un lampo, lui, Edoardo, resta lì, un faro. Non è un artificio, non è un trucco da prestigiatore. È la sua anima, la sua autenticità a brillare, a imporsi.
Mentre intorno si rincorrono le mode, si consumano le effimere fiammate di popolarità, lui, Raspelli, è una roccia, una quercia secolare nel giardino incantato del piccolo schermo. La sua presenza, quell’eco pacato ma deciso della sua voce narrante, la sua passione schietta per un boccone ben fatto, per una terra che sa di buono e di antico, tutto questo si trasforma per chi guarda in un porto sicuro, un abbraccio familiare nel mare agitato dei palinsesti.
È un monarca assoluto del suo settore, il suo regno non ha confini se non quelli del gusto autentico, della conoscenza che si fa sorriso. Le sue repliche, quei “sempreverdi” che non chiedono nulla in cambio se non un posto nel cuore, continuano a mietere applausi, a raccogliere folle silenziose davanti al vetro. Non è solo questione di durabilità. È la capacità di evocare qualcosa di profondamente nostro, intimo, quel filo invisibile che ci lega alla nostra terra, ai suoi profumi, alle sue storie. Una narrazione semplice, ma così ricca da sfiorare l’anima.