
Fabri Fibra ha espresso il suo parere sulla sentenza definitiva che lo ha condannato per diffamazione, obbligandolo insieme alla sua etichetta discografica a risarcire Valerio Scanu con 70mila euro. “Ho detto quello che volevo dire e ho pagato”, ha affermato.
In un’intervista, Fabri Fibra, il cui vero nome è Fabrizio Tarducci, ha commentato la vicenda legale che è iniziata circa 12 anni fa. “La sentenza è ciò che è, non ci sono molti modi per interpretarla: l’ho accettata. Ma non considero questo un attacco alla libertà di espressione, anzi, è esattamente il contrario. Io ho avuto la libertà di esprimere quanto desideravo. Non è corretto affermare che non si possano dire certe cose, però è evidente che alcune parole comportano un prezzo e portano a delle conseguenze”, ha aggiunto il rapper.
Inoltre, Fabri Fibra ha confessato di non conoscere personalmente Valerio Scanu e di non averlo mai incontrato: “Per me è fondamentale distinguere tra l’artista e la persona: io parlo dell’artista. Se ci sono critiche, riguardano sempre la figura pubblica, che è esposta, come lo sono anch’io. La mia intenzione è di confrontarmi con il personaggio; delle persone reali non mi interessa”, ha concluso.
Valerio Scanu ha condiviso la sua esperienza: “All’epoca avevo 22 anni e venivo costantemente attaccato sui social senza comprenderne il motivo. Poi ho scoperto il testo del brano ‘A me di te’, in cui venivo menzionato in un contesto osceno”. Ha aggiunto di aver intrapreso sia una causa penale che civile: “Se non si colpiscono le tasche, alla gente non importa. La libertà di espressione è sacrosanta in tutte le sue forme, a patto che non danneggi la dignità altrui”.