
“La fede non è semplicemente una questione religiosa, ma nasce da una profonda fiducia”. Queste sono le parole di Haim Baharier, pensatore e studioso della Bibbia. In un periodo contrassegnato dalla crisi delle istituzioni religiose e talvolta dalla percezione della perdita di un divino, la spiritualità continua a rivestire un’importanza? Questo rappresenta uno dei temi principali delle riflessioni di Baharier, che ha dialogato a Milano per esplorare se, al giorno d’oggi, la fede possa ancora offrire un significato all’esistenza.
Nato a Parigi nel 1947, Haim Baharier è figlio di genitori di origini polacche, sopravvissuti al campo di sterminio di Auschwitz. Oggi è considerato uno dei pensatori più intriganti e poliedrici dell’Europa. Matematico e psicoanalista, è stato allievo di Emmanuel Lévinas, uno dei filosofi più significativi del Novecento, e di Léon Askenazi, visto come il padre della rinascita del pensiero ebraico in Francia. Ricercatore e maestro del pensiero israeliano, ha scritto numerose opere sui testi sacri. Insegna Talmud e Torah in università di tutto il mondo e da molti anni offre lezioni indimenticabili di ermeneutica biblica. Il suo pensiero è caratterizzato da una continua riflessione su Dio, sull’umanità e sul mondo circostante.
In un’epoca di fanatismi e ortodossie, Baharier respinge i dogmi religiosi. Per lui, avere fede significa prima di tutto confidare nell’altro. Sottolinea con determinazione il valore e la dignità dell’individuo, ma ritiene che l’identità sia il risultato di una condivisione sociale e di uno sforzo collettivo. Tutta la filosofia di Baharier si propone di scoprire quale possa essere oggi il posto di ciascuno, con le proprie diversità e imperfezioni, in un mondo sempre più complesso da interpretare.