
“È sorprendente che dopo 31 anni ‘Il Re Leone’ rimanga così amato. Inizialmente, il film si chiamava ‘Re della Giungla’ e non avevamo idea del suo futuro successo. Solo verso la conclusione della produzione, ci siamo accorti dell’impatto che avrebbe avuto sul pubblico”. A dichiararlo è Rob Minkoff, regista, animatore e produttore statunitense rinomato soprattutto per aver co-diretto ‘Il Re Leone’ insieme a Roger Allers. Questo regista, che riceverà il Pulcinella Career Award a Pescara durante ‘Cartoons on The Bay’, ripercorre la sua carriera e condivide la sua visione riguardo l’influenza dell’intelligenza artificiale nell’animazione.
“Ho cominciato a disegnare da bambino”, ricorda Minkoff. “Dopo gli studi presso CalArts, sono entrato in Disney, contribuendo a film come ‘La Sirenetta’ e ‘La Bella e la Bestia’. Il mio esordio alla regia è avvenuto con un corto di Roger Rabbit, che mi ha aperto la strada a ulteriori opportunità fino al mio debutto con ‘Il Re Leone’”. Sul film dal vivo? “L’ho trovato molto interessante. È affascinante notare come la storia sia rimasta intatta con un approccio differente. Era estremamente simile al film originale. Ritengo che tutti i remake abbiano seguito la trama, la sceneggiatura e i personaggi in modo molto fedele. Ho trovato le nuove versioni di Timona e Pumbaa piuttosto divertenti, ed è stato piacevole perché erano molto diverse dall’originale”.
Riflettendo sul film originale, Minkoff si domanda se lo rifarebbe in maniera differente: “Dopo 30 anni, penso che sia andato molto bene. Ogni film è un viaggio pieno di gioie e dolori, ma ‘Il Re Leone’ è ormai concluso. Certo, si potrebbe sempre fare qualcosa di diverso, ogni occasione è unica”. Lo considera un classico: “È una storia di formazione per eccellenza, con temi universali. Ma ha anche una sua unicità: racconta la vita degli animali in un mondo senza umani. A differenza di Bambi, dove l’uomo gioca un ruolo fondamentale, in ‘Il Re Leone’ abbiamo scelto di escludere la presenza umana, immaginando un’epoca precedente al loro arrivo. Questo crea un ambiente specifico e unico per la narrazione. Anche le canzoni contribuiscono al suo successo”.
Minkoff affronta poi il tema dell’intelligenza artificiale nell’animazione: “L’intelligenza artificiale suscita timori, ma anche grande entusiasmo. Ho già vissuto il passaggio dall’animazione tradizionale a quella digitale, e l’intelligenza artificiale rappresenta una nuova rivoluzione. Sarà uno strumento potentissimo, ma ciò che conta veramente sono le storie. Come per la Gioconda, ciò che rimane impresso è l’arte di Leonardo, non gli strumenti da lui utilizzati”.
“Ai giovani consiglio di imparare il più possibile riguardo all’intelligenza artificiale”, aggiunge Minkoff. “È uno strumento che può amplificare l’ambizione di chiunque. Il pensiero critico sarà fondamentale per orientare l’intelligenza artificiale e distinguere la qualità dall’omologazione. L’originalità sarà sempre ciò che conta veramente”. E conclude rivolgendo un invito alle nuove generazioni: “Il cinema è una forma d’arte straordinaria. Ai giovani direi: lasciate da parte il telefono e andate al cinema”.