“Art Night”, il cuore e l’essenza

“Art Night”, il cuore e l’essenza

L’intelligenza artificiale presenta una problematica legata alle donne, in particolare riguardo al modo in cui genera immagini che dovrebbero rappresentarle. Diversi osservatori hanno notato che tende a creare, indipendentemente dalla richiesta, figure femminili eccessivamente perfette, con caratteristiche predominanti di tipo occidentale. Nei suoi dataset sono emersi pregiudizi e stereotipi, insiti nei milioni di immagini con cui è stata alimentata. Questo è il tema affrontato nel documentario “Il volto e l’anima. Indagine sul ritratto femminile”, che racconta la storia del ritratto femminile – narrata anche da esperti e critici d’arte – dalle Veneri preistoriche senza volto sino al ‘900, dove gli artisti hanno utilizzato il ritratto anche per esplorare questioni di genere, identità e potere, sfidando talvolta le convenzioni sociali e le aspettative legate al “bello sesso”.

Si intraprende un viaggio che abbraccia varie tematiche, dall’evoluzione dei canoni di bellezza femminile, al ruolo delle donne nella società e nell’immaginario artistico e letterario maschile, fino all’emergere di un’arte “al femminile” e alla storia del costume.

Si parte dall’arte preistorica, con le raffigurazioni femminili legate alla fertilità e alla maternità, fino ad arrivare alla famosa Dama di Brassempouy, forse il volto più antico nella storia dell’arte europea, risalente a 25.000 anni fa. Si incontrano poi i ritratti di due splendide regine egizie, Nefertiti e Tye; le donne dell’arte etrusca, enormemente diverse rispetto al mondo greco-romano; e la magnifica Giulia di Tito, un capolavoro della ritrattistica romana del II secolo dopo Cristo.

Viene dato spazio anche a un fenomeno del Seicento, le “stanze delle belle”, collezioni di ritratti femminili che radunavano le esponenti delle famiglie nobili. Si prosegue analizzando il fondamentale cambiamento del ruolo delle donne nella società tra ‘800 e ‘900, visibile nei volti affascinanti di artisti come Modigliani, Klimt e Boldini. La storia più recente segna un cambiamento cruciale per il ritratto femminile: l’emergere di uno spazio autonomo per artiste come Berthe Morisot, tra le fondatrici del movimento impressionista, le quali hanno finalmente permesso allo sguardo delle donne sulle donne di ottenere cittadinanza nel mondo dell’arte. Similmente, le “pioniere” della fotografia hanno dimostrato di saper catturare con grande rapidità e originalità le potenzialità offerte da questo nuovo mezzo, probabilmente approfittando della loro marginalità rispetto al contesto ufficiale della cultura e dell’arte.

Torna in alto