LA RAI VERSO UNA RIDUZIONE DEI TG E UNA REGIA UNICA PER LE TESTATE

Tra le ipotesi anche un trio di donne alla guida: Sarah Varetto, ampoule generic Lilli Gruber e Lucia Annunziata rispettivamente al Tg1,Tg2 e Tg3

gruberPrima i programmi, poi i nomi. Lo ripetono sia il direttore dell’offerta informativa, Carlo Verdelli che il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto. E quest’ultimo ancora più apertamente: lavoriamo al prodotto e tra qualche mese scegliamo le persone che meglio lo rappresentano. Ma prima del 6 maggio quando scadrà il contratto di servizio pubblico che lega la Rai allo Stato o subito dopo? «Chissà – spiega il numero uno dell’Usigrai Vittorio Di Trapani – è singolare, però, che a meno di due mesi dalla scadenza non si sia aperta ancora nemmeno una consultazione. In Inghilterra si comincia tre anni prima a discutere della missione e del ruolo della Tv pubblica». Già. Ma la Rai è sempre la Rai. E prima dei programmi – almeno così per decenni è accaduto a ogni passaggio di governo – vengono quasi sempre prima le persone. E ancora prima il toto-poltrone. Certo è suggestiva l’ipotesi di queste ore dei tre Telegiornali nazionali a guida femminile (SarahVaretto SkyTg24 -Lilli Gruber La7 – Lucia Annunziata Raitre, rispettivamente al Tg1,Tg2 e Tg3) ma se prima non si comprende quale sarà la mission della “nuova” informazione alla quale Carlo Verdelli sta lavorando per viale Mazzini, «è assai complicato formulare giudizi sull’offerta informativa della nostra azienda» , aggiunge il segretario dell’Usigrai. Un offerta informativa legata non solo ai Tg ma anche al ruolo stesso e agli spazi delle testate all’interno delle stesse reti e del palinsesto. Con una riduzione delle edizioni dei Tg, «troppe, sovrapposte e costose» – si sostiene al settimo piano della Tv pubblica – e un ripensamento significativo del ruolo dei direttori di Tg negli approfondimenti televisivi, anche del prime time. Insomma, il nuovo progetto manterrebbe l’autonomia delle testate ma contestualmente prevederebbe anche un riposizione dell’informazione con un cabina di regia unica.
«Cambiare – fa notare maliziosamente un consigliere – fa rima pure con trasformare e rivedere tutto il palinsesto dell’informazione. A cominciare, ad esempio, da “Unomattina” (oggi delegato a Raiuno domani, probabilmente alla testata) per finire agli speciali di rete. Una zona troppo spessa “grigia”, spiegano all’Usigrai che ha attraversato tutte e tre le reti generaliste, “sia per la scelta degli ospiti, sia per gli appalti che per i contratti sottoscritti. E’ anche per questa ragione – riprende Di Trapani – che Varoufakis ha ottenuto un cache di 24 mila euro per un’intervista o che Luigi Bisignani faccia l’editorialista…».
Il riposizionamento dei Tg, dunque, sta prendendo forma anche perché come ha chiarito Verdelli in commissione di Vigilanza, «dal punto di vista dell’informazione è come se l’orologio della Rai fosse fermo al 900». Al secolo scorso, insomma, con le stesse tradizioni, gli stessi riti, le stesse logiche di lottizzazione. «Fare tre tg della sera che hanno lo stesso elenco di titoli vuol dire presumere che esista un solo modo per fare informazione». Da qui, dunque, una prima accelerazione al progetto di riforma. Un progetto che entro il mese di aprile potrebbe avere una forma più delineata e che sta già stimolando da settimane una sorta di “casting” per i ruoli da protagonista all’interno dell’informazione radiotelevisiva pubblica.
«Certo – fanno osservare alcuni – è complicato definire esterni colleghi come la Gruber o la Annunziata, ma per capire se la Rai sarà quella che si annuncia in queste settimane è necessario rafforzare l’identità e il ruolo di servizio pubblico. Solo dopo si potrà discutere se cambiare il direttore del Tg1, ad esempio, che partendo dal 20 per cento di share è salito al 25 per cento…».

La Stampa

Torna in alto