Pollini: soluzione urgente per la musica, deve rinascere

«Quest’anno terribile ha le ore contate. Ma la domanda ora è: cosa succederà in quello che sta per cominciare?». Maurizio Pollini non cela la sua inquietudine sullo stato della musica prossimo venturo. Tra pochi giorni, il 5 gennaio, il grande pianista compirà 79 anni. E la passione e l’energia sono gli stessi di sempre. Come tutti, anche il suo calendario ha visto molte cancellazioni.

«Concerti più che dimezzati, il ciclo mozartiano con i Wiener e Muti rimandato. Ma con Muti dovremmo ritrovarci il 28 febbraio a Lugano per il K 595, l’ultimo concerto di Wolfgang Amadeus». Virus permettendo s’intende. «La musica non può più andare avanti in questo modo, con i teatri che appena tentano di riaprire devono richiudere, i musicisti costretti a suonare a distanza, le orchestre che via via smarriscono la loro identità sonora. L’opera che non si fa quasi più, la contemporanea quasi cancellata».

È preoccupato Pollini. Preoccupato e indignato che ben poche voci si alzino in difesa di un patrimonio che il mondo ci invidia, ormai a rischio di erosione. Una proposta lui ce l’ha: «Dare il via a una campagna di vaccinazione urgente per i lavoratori della musica, orchestrali, direttori, cantanti, potrebbe essere una soluzione per farla ripartire. Il futuro dei teatri è possibile solo a patto di garantire la sicurezza di chi vi opera».

Vacciniamo la musica, quindi? «La cultura, come la scuola, non possono più attendere. In breve la situazione potrebbe rivelarsi devastante. E lo streaming da solo non ha senso. Alcune esperienze si sono rivelate valide. Ma il web non è lo spazio giusto per la grande musica, che per vivere ha bisogno dei teatri e del pubblico. Se no sbiadisce, diventa il fantasma di se stessa». Ma per rinascere servono garanzie sanitarie.

Milano, città del teatro simbolo nel mondo, la Scala, e di altre importanti realtà musicali, potrebbe farsi alfiere di una ripartenza culturale e non solo. «Mettendo insieme unprogetto che comprenda musica, sanità e ambiente. Quest’ultimo punto troppo spesso dimenticato, addirittura deriso da un presidente come Trump. Una società civile per risorgere deve tenerne grande conto. Ambiente e cultura, per ridare spazio al futuro, lavoro a una categoria da un anno fortemente penalizzata».

Da parte sua lui non si ferma. Ogni giorno studia tre ore al pianoforte, di recente ha imparato a memoria la Sonata n. 2 in Sol minore di Schumann. «Ho vissuto tempi difficili, il virus non mi fa paura. Oggi abbiamo l’arma giusta per combatterlo. Usiamola».

Giuseppina Manin, Corriere.it

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