Il talento di Beau Willimon: “Sono le serie tv a farci sognare”

Dopo “House of cards”, l’autore è uno degli showrunner più influenti di Hollywood. Ora lavora a “The first” con Sean Penn su Hulu

BEAU Willimon è, con Shonda Rhimes, uno dei più potenti “showrunner” di Hollywood: è lui ad aver creato, scritto e “condotto” House of cards, il fenomeno che ha lanciato Netflix. Willimon, che ha cominciato come drammaturgo e sceneggiatore (suo il copione di Le idi di marzo di George Clooney), è passato adesso alla concorrente numero 1 di Netflix: Hulu. Per cui sta preparando una nuova, attesissima, serie: First, protagonista Sean Penn al suo esordio in tv, che racconta una missione spaziale su Marte (il “primo” uomo ad andare sul pianeta rosso a iniziare la sua colonizzazione), insieme a Natascha McElhone; première sia su Hulu che sulla NBC nel 2018. Ha scritto anche la sceneggiatura dell’imminente film (per il cinema) Mary Queen of Scots, con Saoirse Ronan e Margot Robbie. E come se non bastasse, l’iper attivo e potentissimo Willimon, 40 anni compiuti da pochi giorni, nato in Virginia e residente a New York, è stato di recente eletto presidente della Writers guild of America East (sindacato sceneggiatori della Costa Est), per i prossimi due anni. Il WGA East ha circa 4 mila membri impegnati tra cinema e televisione.

Lo intercettiamo al telefono da New Orleans, dove stanno per partire le riprese di “First”. Mister Willimon, quali saranno i suoi primi passi da direttore del WGA East?
“Il sindacato punta a salvaguardare le condizioni di lavoro di noi scrittori, assicurandosi che tutti vengano trattati bene sul posto di lavoro. Si parte sempre dalla penna di chi scrive. Gli scrittori hanno potere, ma questo potere deve essere ben amministrato “.

Le sue priorità?
“Ne ho tante: difendere il copyright e i diritti alle royalties, promuovere l’assunzione di donne e minoranze culturali o etniche. Vogliamo che il WGA rappresenti tutti e che dia lavoro a chiunque sia meritevole. È “color blind”: non conosce distinzione di genere. A New York abbiamo lavorato, anche con l’amministrazione del sindaco Di Blasio per una politica di giuste assunzioni e relazioni appropriate sui posti di lavoro”.

Cosa pensa dell’eventuale candidatura agli Oscar dei film prodotti da servizi streaming come Netflix, Amazon e Hulu?
“Parlo a nome strettamente personale e non per conto del sindacato, che non credo debba prendere parte al dibattito: sarà l’Academy a decidere. Ma da sceneggiatore e produttore noto che la linea di demarcazione tra televisione e cinema è sempre più sottile. In molti guardano con interesse alla tv: è lì che sempre più vengono narrate magnifiche storie sempre più cinematografiche in quanto a stile e presentazione. Quali sono i parametri che distinguono un film da sala da un film televisivo? Dipende dai modi di distribuzione? O dalla sua durata? Non ho risposte precise, ma è un dibattito interessante che deve essere senz’altro affrontato”.

Inutile dire che lei è pro tv…
“E certo, da lì provengo e sono di parte, ma vorrei che certe serie o film per la tv conquistassero lo status di “film”, nell’accezione originale, come film cinematografici “.

Perché ha scelto di realizzare “First” con Hulu?
“In realtà è un consorzio: Hulu, Canale 4 (NBC) e IMG ci hanno aiutato nella distribuzione e preparazione internazionale. E Hulu mi garantisce tutta la libertà creativa di cui ho bisogno”.

Dalla politica a Marte è un bel salto.
“Non considero House of cards un prodotto squisitamente politico, così come non vedo First come uno show strettamente fantascientifico. Entrambi parlano della condizione umana da diverse angolazioni, ed esplorano il concetto del potere. Perché, malgrado rischi e pericoli, l’uomo è così attratto dalla conquista di orizzonti sconosciuti, siano essi Marte o Washington? Cosa lo spinge? Sono queste le domande che mi interessano in una fiction”.

Cosa aggiunge un divo del cinema come Penn a una serie?
“Ho avuto la fortuna di lavorare con attori straordinari come Kevin Spacey e Robin Wright in House of Cards, con uno dei più grandi registi viventi, David Fincher. Sono contento che attori di questo calibro si avvicinino alla tv. Fanno bene! Una volta cominciavano la carriera in televisione e poi passavano al cinema. Ma oggi sono sempre di più quelli felici di rimanere nel regno televisivo: è lì che ci sono le storie più interessanti, quelle da cui i veri artisti sono magneticamente attratti. E sono storie trattate in formato seriale, da 10/12 episodi. Per più stagioni. Una manna per tutti noi creativi e per il pubblico. Ed è altrettanto vero per i giovani sceneggiatori: ho raccolto l’entusiasmo di tanti di loro. È incredibile quanto rapidamente ci si stia evolvendo”.

Pensa che tutto ciò avrà anche riflessi economici?
“Non sono un economista, né un esperto di business, e non so prevedere l’impatto anche culturale di quello che sta succedendo nella nostra industria. Ma posso affermare con un certo margine di sicurezza che queste novità hanno già prodotto più show di quanti non ne abbiamo mai visti: ci sono in giro molti più sceneggiatori, registi e attori, e questo è certamente un bene”.

Cosa ne sarà di Hollywood con tutti questi scandali sessuali? Gli uomini in ruoli di potere cambieranno una volta per tutte il loro comportamento nei confronti delle donne?
“Sono un ottimista, credo che le cose cambieranno per il meglio. Questo scandalo sta facendo bene a tutti. È doloroso per molte donne dover uscire allo scoperto, ma il beneficio a medio e lungo termine è evidente: grazie a loro tante giovani donne che muovono oggi i loro primi passi in questo campo potranno sentirsi più sicure”.

Da presidente WGA riuscirà a imporre un nuovo corso?
“È già all’ordine del giorno l’individuazione di passi concreti che garantiscano relazioni di lavoro ottimali e cancellino le ingiustizie e l’immoralità del passato, molestie sessuali incluse. Lavoro con uno staff di otto persone impegnate proprio su questo: cosa possiamo fare sul fronte legale in caso di molestie sessuali a uno dei nostri membri? Vogliamo creare un centro di consulenza psicologica, professionale e legale all’interno del sindacato. Incoraggiamo sessioni di gruppo per condividere le esperienze di ognuno di noi. Vogliamo sia chiaro che chi commetterà atti violenti o inappropriati ne subirà le conseguenze. Tutto questo accadrà dalla mattina alla sera? Naturalmente no. Ci vuole tempo ma soprattutto comunione di intenti e tanta sincerità. Credo nella perfettibilità dell’essere umano. Da qui ripartiremo “.

Silvia Bizio, Repubblica.it

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