VENEZIA: BARBERA, I VERDETTI SEMPRE CONTESTABILI

Italy Venice Film Festival 2014“‘I verdetti sono sempre contestabili, hospital ma la giuria non è mai prevedibile”. Così Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (2-12 settembre), mette le mani avanti sui nuovi giurati – presieduti quest’anno, da Alfonso Cuaron – dopo che l’anno scorso fu scandalosamente bocciato il pluripremiato agli Oscar Birdman di Inarritu. Barbera poi, a fine mandato, fa sua la frase di Baratta su un suo possibile rinnovo:”gli incarichi pubblici non si richiedono e non si rifiutano”.

Comunque – aggiunge all’ANSA -:”non sto certo pensando al rinnovo del mio mandato. Per ora sono concentrato solo sul festival”. Dei film italiani dice:”credo che vadano considerati non soli i quattro in concorso (Bellocchio, Guadagnino, Gaudino e Messina), ma tutti e nove i film partecipanti. Vorrei che fossero visti tutti assieme come esempio di quel cinema capace di investire oltre i canoni della commedia, un cinema vitale che sopravvive nonostante tutte le difficoltà. Non ultime quelle di un quadro legislativo inadeguato e sul principio che conti più la quantità della qualità”.

Sul mancato inserimento in concorso di Non essere cattivo, film postumo di Claudio Caligari, dice solo:”mi dispiace davvero, ma non potevo metter cinque film italiani in concorso. Sarebbe stata una provocazione”. Se questo festival lo si definisce ‘autorale’ non gli dispiace:”non mi offende affatto. Bisogna puntare a difendere i film d’autore che fanno più fatica a sopravvivere per i quali gli spazi di liberta si riducono sempre di più”.

Ma Barbera sa anche che contano anche molto major e star system: ”oggi non si può prescindere da queste cose. Ovvero star system, media e pubblico. Quest’anno abbiamo, ad esempio Johnny Depp, che torna a Venezia e questo è importante. Ma va detto che una volta i divi erano per quaranta anni, per sempre. Oggi non è più così. Quando venne Serena Gomez, sembrava che fosse venuta Marilyn Monroe. Oggi nessuno ne parla più”.

La cosa più difficile per un direttore di festival? ”Il fatto che tutto si costruisce in otto settimane. Devi vedere qualcosa come 1800 film e anche decidere chi scegliere. E capire infine se c’è disponibilità da parte di quel film di poter venire. Tutte cose che si fanno senza rete”.

I festival stanno comunque cambiando:”prima erano più vetrine al servizio del mercato. Oggi questa cosa è venuta meno e molti film bypassano i festival e così il festival è tornato al suo ruolo originale. Mettere in mostra le tendenze di domani. Una vetrina per critici, produttori e pubblico”. Infine la concorrenza con il Festival di Toronto si è come placata:”il peggio è stato due anni fa quando Toronto ha avuto una politica aggressiva, poi si sono resi conto che era controproducente e quest’anno non c’è stato alcun problema di conflittualità”.

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