Il secondo, complesso, album dei Canova

“Si, sono passati quasi tre anni dal primo, ovviamente in mezzo è successo di tutto, nelle nostre vite principalmente, e quindi è normale che venisse fuori un passo in avanti”. Intervista alla band milanese

L’1 marzo, su tutte le piattaforme per l’ascolto di musica in streaming, è uscito “Vivi per sempre”, il nuovo album dei Canova, la band milanese che negli ultimi tre anni ha conquistato il pubblico italiano imponendosi come uno dei pilastri della nuova discografia “indie”. Il secondo album è sempre molto complesso per chi, come loro, ha raggiunto un grande successo con quello d’esordio, “Si, sono passati quasi tre anni dal primo, ovviamente in mezzo è successo di tutto, nelle nostre vite principalmente, e quindi è normale che venisse fuori un passo in avanti. Abbiamo anche preso delle scelte importanti facendo una cosa anche abbastanza distante da quello che c’è in giro, non ci siamo accomodati, abbiamo seguito noi stessi e siamo andati per la nostra strada come musicisti e autori di canzoni”.

E poi alla fine viene fuori un album come “Vivi per sempre”, qual è la primissima cosa che avete pensato una volta finito e ascoltato?

“Abbiamo provato molta soddisfazione e anche molta curiosità nel vedere che percorso farà, perché è uscito da pochissimo e siamo ancora in attesa di capire. Per quello che ci riguarda siamo molto contenti e soddisfatti di tutto, sia delle canzoni che del lavoro di produzione. La prima preoccupazione è quella di aver lavorato bene, che non ci dobbiamo vergognare tra dieci anni e dirci “ma che caxxo facevamo??”.

Non solo un disco quindi, ma anche un’intenzione ben precisa, quella di maturare insieme al proprio pubblico, di non restare gli stessi, e per farlo hanno scelto di registrare pezzi perfetti per esplodere nei live: “Noi basiamo molto sull’attività live perché siamo una band, quindi queste canzoni dal vivo prenderanno una forma diversa e molto più energica, e il contatto sarà molto più diretto. Magari ci saranno delle sfumature che noterai solo dal concerto. Sicuramente è un disco che vivrà molto dal vivo ed è per questo che abbiamo deciso di dare delle anticipazioni, per allungare la durata di questo disco, altrimenti oggi essendo tutto molto veloce rischiavamo di farlo morire presto, invece gli abbiamo dato una vita lunga”. E le anticipazioni non sono altro che i tre pezzi che hanno anticipato l’uscita dell’album: “Groupie”, “Domenicamara” e “Goodbye Goodbye”.

Come mai “Vivi per sempre”? Vi affascina l’immortalità?

“è un augurio a diversi indirizzi. È un po’ riferito a tutti, non ha un vero e proprio soggetto, non c’è un Io. C’è un Noi vivi per sempre, un Voi vivi per sempre e le canzoni che speriamo possano vivere per sempre. Oggi non si è più abituati al per sempre, sia nell’ambito lavorativo che nell’ambito dei sentimenti, dei rapporti in generale, tutto ha una durata da internet. Si mette il click in quel momento e poi passi ad un’altra cosa. Il nostro dunque è anche un augurio di tornare alla vita vera con meno schizofrenia e potersi godere la vita anche attraverso le piccole cose“.

Una maturazione che investe i Canova non solo come band, ma personalmente, come uomini, che devono affrontare questo nuovo mondo della discografia italiana, talmente veloce che diventa molto difficile ancora oggi, dopo anni, disegnarne il profilo: “Noi ci siamo finiti nel mercato discografico; avevamo registrato un disco per noi, in sei giorni, dopodiché per fortuna è andato da solo. Sicuramente facciamo parte di una rivoluzione pop che sta avvenendo, da quel punto di vista siamo stati fortunati di pubblicare un disco in quel momento. Molto probabilmente pubblicato tre anni prima o tre anni dopo sarebbe stato diverso. Ora il mercato è diverso, adesso c’è molta più aspettativa, adesso abbiamo molto più gli occhi puntati addosso”

Una aspettativa che forse ha influito sulla realizzazione dell’album?

“In realtà durante la creazione dell’album non tanto. Nel bene e nel male ci siamo chiusi e isolati rispetto a quello che c’era intorno, poi una volta finito c’è un po’ di curiosità per capire dove andrà questo disco. La responsabilità che sentivamo era quella di non prendere per il culo nessuno, specialmente chi c’ha seguito fino ad ora. Non volevamo realizzare qualcosa di facilmente fruibile, anche le scelte sonore sono state fatte per non scadere nel commerciale, che è una cosa facile oggi. Siamo arrivati fino a questo momento grazie ad una serie di cose, con l’intenzione di dare qualcosa che possa essere serio, perché anche facendo pop italiano si può non prendere per il culo la gente. Questo è l’approccio e speriamo di mantenere questo approccio anche in futuro”.

Verissimo, “Vivi per sempre” è un’opera seconda molto coraggiosa in questo senso. Sarebbe stato probabilmente più facile, come è facile per altri progetti musicali contemporanei ai Canova, sedersi a tavolino e cucinare un disco con la stessa identica ricetta del precedente; un giro di giostra “usato sicuro”. Loro no, loro non solo hanno realizzato un disco nuovo e del tutto diverso dal primo, ma ci hanno tenuto a farlo notare, a far notare che stavolta nel mercato discografico non ci sono “finiti” ma è diventato anche il loro lavoro, un lavoro che va svolto con massima serietà e impegno. “Vivi per sempre” in questo senso fa risuonare preziosismi pop mai fini a se stessi, come quelli di “Ramen”, forse la migliore canzone dell’album, ed ha la rarissima qualità di migliorare ad ogni ascolto, come nel caso del singolo “Domenicamara”.Ma soprattutto, “Vivi per sempre” è una conferma assoluta dei confini stilistici dei Canova, con questo disco affermano fieri la loro presenza, il loro modo di dire le cose e la capacità di mettersi artisticamente in discussione, l’umile voglia di crescere che, sia umanamente che discograficamente, è un pregio di quelli che poi più in là negli anni servono, o meglio, più in là negli anni ti fanno arrivare. La prima parte del tour dei Canova partirà il 20 marzo dall’Alcatraz di Milano, per poi proseguire il 22 a Venaria Reale, in provincia di Torino, poi Padova il 26, Roma il 28, Napoli il 29, Bari il 30 e le due date del 3 e 5 aprile a Firenze e Bologna.

Gabriele Fazio, Agi

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