CANALI KIDS, A RISCHIO GLI SPOT

Si parte con Yo-Yo. Ma il presidente della vigilanza Rai vuole vietarli anche alle altre tv. La raccolta delle emittenti per bambini vale 91,5 mln l’anno

renzi raiDal 1° maggio il canale per bambini Rai Yo-Yo non avrà più spot pubblicitari. Il che significa una perdita di 15-16 milioni di euro all’anno tra raccolta e iniziative speciali per Rai pubblicità, budget che probabilmente si trasferirà in blocco su altri canali kids. E se, ovviamente, da un punto di vista di servizio pubblico e culturale questa decisione è comprensibile, rappresenta, però, un grave vulnus per la concessionaria di Viale Mazzini, soprattutto perché Rai Yo-Yo aveva una raccolta pubblicitaria in crescita a ritmi in doppia cifra anno su anno. Il presidente del consiglio Matteo Renzi sembra comunque intenzionato ad andare oltre, annunciando l’intenzione di stoppare la pubblicità su tutti i canali kids della Rai, e quindi pure su Rai Gulp, che vale circa 5-6 milioni di euro all’anno tra raccolta e iniziative speciali. Ma il presidente della commissione di vigilanza Rai, Roberto Fico, vorrebbe proprio esagerare: vietare la pubblicità nei programmi dedicati ai minori per tutte le tv, sia per quella pubblica sia per i canali privati. Poiché «credo che sia un grande atto di civiltà trattare i bambini come tali e non più come consumatori», dice Fico, ricordando come recentemente il Movimento 5 Stelle abbia presentato un progetto di legge in tale senso, per portare anche l’Italia al passo con i principali Paesi Ue, dove gli spot nei programmi per minori sono già di fatto fortemente limitati se non vietati del tutto, come in Svezia e Danimarca. Tanto per rendersi conto della portata economica di un eventuale stop totale, va sottolineato come i canali televisivi dedicati ai bambini e ai ragazzini, sia nella tv in chiaro che in quella a pagamento, valgono una raccolta pubblicitaria e iniziative speciali per circa 91,5 milioni di euro all’anno (in base alle stime Nielsen del 2015), e supportano un comparto economico che fattura miliardi di euro in Italia: il solo settore dei giocattoli pesa, ad esempio, per due miliardi di euro nel 2015, impiegando migliaia di addetti. Quindi è sicuramente corretto tutelare i minori dal bombardamento commerciale, che in effetti sembra eccessivo, senza però scadere in decisioni demagogiche e tranchant che andrebbero poi a penalizzare migliaia di famiglie. Il dibattito sulla pubblicità nei canali kids si inserisce naturalmente nel più ampio discorso relativo alla pubblicità Rai: nel 2016 i canali pubblici raccoglieranno circa 700 milioni di euro, ma da più parti si fanno pressioni per ridurre questo introito, soprattutto dopo la riforma del canone in bolletta, spingendo viale Mazzini verso un modello di tv pubblica con un solo canale con la pubblicità, magari cedendo sul mercato Rai 2 o Rai 3. Una decisione che potrebbe piacere molto a Mediaset, Cairo, Sky o Discovery, che andrebbero ad aggredire una fetta degli investimenti liberati da Rai. E che però non è vista di buon occhio dallo stesso Fico, il quale, proprio ieri, ribadiva come «quanti di voi sanno che il canone Rai non sarà utilizzato solo per finanziare la televisione pubblica? Con il pagamento del canone in bolletta, infatti, i nostri soldi serviranno a finanziare anche il fondo per il pluralismo, e, quindi, i giornali».

Claudio Plazzotta, Italia Oggi

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