Masterchef 12 e il caso Barbieri: ma gli chef in tv sono troppo cattivi?

Si accende il dibattito sullo show dopo gli sfoghi di alcuni concorrenti. Gli esperti: «Fa parte dello spettacolo». Gli ex protagonisti: «L’aspetto personale non si tocca, siamo persone»

Non è l’edizione dei piatti lanciati per terra, ma è l’edizione delle rimostranze. Più o meno ogni concorrente uscito finora da MasterChef 12, il talent culinario in onda su Sky Uno dal 15 dicembre scorso, ha avuto qualche sassolino da togliersi dalla scarpa. Francesco Girardi, eliminato alla quarta puntata, ai giudici dice: «Ricordatevi che avete davanti delle persone». Intendendo, come da sua successiva precisazione, che la pressione all’interno del programma fosse tanta e che le pretese durante le prove fossero forse eccessive per dei cuochi amatoriali. Silvia Zummo, uscita alla puntata numero sette, affida le sue riflessioni ai social: «Ringrazio gli chef, tutti molto competenti, ma tiro le orecchie a Bruno Barbieri perché ai giudici non tutto può essere consentito; i commenti sui miei capelli e sul grembiule che sottolineavano un aspetto sciatto li considero una grave caduta di stile e forse di più».

La questione riguarda le frasi che Barbieri le ha rivolto in trasmissione, poco attinenti al piatto e più al suo aspetto: «Di solito sei molto chic, adesso sembra che hai fatto un combattimento: sporca, con i capelli giù… non ti sei mai presentata così davanti a me. Anche perché hai un bellissimo viso, e con i capelli raccolti stai molto, ma molto, ma molto meglio». Anche Giuseppe Carlone, eliminato giovedì scorso, punta il dito sui social. Non contro i giudici ma contro i compagni di gara: «Sarò stato anche io un’altra vittima del Clan? Eh sì, perché c’è chi per andare avanti preferisce unirsi ad un gruppo “pur sottomettendosi” e chi preferisce restare se stesso mantenendo lucidità, ragionando, andando avanti con le proprie idee e col cuore».

La rivolta dei concorrenti
Come spiegare queste reazioni? «Credo sia normale che persone che hanno partecipato a una gara con così tanta pressione una volta uscite si sfoghino, non ci vedo nulla di strano — dice Lidia Bastianich, chef ed ex giudice di MasterChef Junior —. Sulla condotta dei giudici, mi sembra che per la maggior parte del tempo siano molto rispettosi. Un po’ di arroganza viene fuori quando cercano di fare i simpatici, di dire qualcosa in più, ma non si tratta di un’arroganza consapevole. Sono persone molto competenti, e semplicemente a volte ribadiscono questa loro preparazione. Però, questo sì, i loro commenti dovrebbero riguardare strettamente la cucina, il piano personale dei concorrenti non andrebbe toccato. Ciò detto, chi lavora in un ristorante deve essere impeccabile nell’ordine e nella pulizia». Per Ernst Knam, maestro pasticcere e giudice di Bake Off, è lo show a dettare legge: «Ogni giudice ha un ruolo, a Bruno (Barbieri, ndr) hanno costruito addosso quello del cattivo. Fa parte del meccanismo: le frecciate, le sfuriate fanno audience. Tutto, però, dovrebbe restare nella valutazione tecnica del piatto».

Il parere degli ex
Tra gli ex concorrenti Federico Ferrero, vincitore della terza edizione (2014), ritiene invece che non si possa rimanere solo sulla cucina: «Dallo schermo il sapore non si sente, è normale che per coinvolgere chi guarda ci si focalizzi anche sulle persone, sulle loro peculiarità. Solo così si scatena il tifo del pubblico. Sono cose note a chi va in una trasmissione del genere, perciò trovo che chi partecipa e poi si lamenta sia nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore in malafede. Mi pare che lo show di oggi sia molto più politically correct che ai miei tempi, raramente ho sentito frasi dei giudici sopra le righe». «I commenti sul look non c’entrano niente con il programma, anche se penso che quella di Barbieri fosse solo una battuta — dice Valerio Braschi, vincitore della sesta edizione (2016) a soli 18 anni — Invece le sgridate inerenti ai piatti fanno parte del gioco. Io ne ho ricevute tante e non mi sono mai offeso. A chi è in gara adesso dico: divertitevi, è uno show».

(Corriere Della Sera)

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