Covid, allarme dai settori audiovisivo e musica live: “Il governo intervenga o rischiamo danni enormi”

“Le attività della produzione audiovisiva (serie tv, intrattenimento, film, documentari, animazione) sono a serio rischio a causa dell’incremento di contagi da Covid con possibili riflessi sulla sospensione e lo slittamento di molte produzioni”. Lo ha detto Giancarlo Leone, presidente dell’Associazione produttori audiovisivi, aggiungendo che “per questo l’Apa chiede al governo l’adozione urgente di due misure: l’obbligo vaccinale nei luoghi di lavoro e la cancellazione della quarantena per i lavoratori con terza dose di vaccino che abbiano avuto contatti stretti con positivi”.

“In caso contrario – continua Leone – l’attività subirà danni ingenti. I set e gli studi potrebbero chiudere a causa della mancata adozione di nuove misure sanitarie: le attività produttive riguardano oltre 150 mila lavoratori diretti e 300 mila con l’indotto per un valore annuo di circa 1 miliardo e mezzo di euro. Con la cancellazione della quarantena per coloro che hanno ricevuto la terza dose si eviterà il caos ed il fermo delle produzioni, e con l’obbligo vaccinale si metterà in sicurezza il Paese non solo dal punto di vista sanitario ma tutelando al contempo il diritto al lavoro e la ripresa della nostra economia”.

Anche le associazioni live club e musica si rivolgono al governo chiedendo, alla luce delle nuove limitazioni imposte con il decreto festività, adeguate misure per tutte le strutture adibite a musica dal vivo e spettacolo, per gli operatori e per tutti i lavoratori del settore necessarie alla loro sopravvivenza. 

Le associazioni Arci (Associazione Ricreativa e Culturale Italiana), Assomusica (Associazione Italiana Organizzatori e Produttori Spettacoli di Musica dal Vivo) e KeepOn LIVE (Associazione di categoria Live Club e Festival italiani), già insieme per l’iniziativa ‘L’Ultimo Concerto?’, hanno scritto una lettera aperta all’esecutivo, chiedendo in particolare “ammortizzatori sociali e prolungamento della cassa integrazione, indennizzi per la nuova improvvisa chiusura a favore di artisti, maestranze, produttori ed organizzatori, prolungamento della moratoria mutui e leasing, sostegno ai costi fissi di locazione e utenze”. 

“Alle difficoltà di attenersi al rispetto delle misure preventive e al timore del pubblico, si aggiunge l’imposizione del divieto di somministrazione di cibi e bevande in vigore fino al prossimo 31 marzo 2022. Questo rende attualmente impossibile una sostenibilità economica e una pianificazione per una vera e propria ripartenza. Pertanto, tale divieto andrebbe rivisto e revocato al più presto, nell’ottica di ripristinare condizioni più accettabili per dare respiro al settore”, spiegano le associazioni.

“Gli spettacoli di musica dal vivo per poter essere realizzati necessitano di tempo e programmazione, allo stato attuale, alla luce di così tante incertezze, gli operatori del settore ripiombano a tutti gli effetti nello stesso buio più completo in cui hanno navigato per quasi due anni, fino a pochi mesi fa”, aggiungono le associazioni, che evidenziano anche “la necessità di procedere al riconoscimento dei live club, come già previsto dalla proposta di emendamento alla Legge Delega Spettacolo, in discussione in Parlamento”.

“È paradossale che un comparto fino a oggi non considerato, ma di importanza fondamentale nella vita socio-culturale ed economica del Paese, continui ad essere discriminato rispetto al resto dello spettacolo finanziato dal Fus. Si rende più che mai necessario che al settore e alla sua filiera vengano applicate le stesse modalità fino a oggi privilegio dei teatri e sale cinematografiche”.

Arci, Assomusica e KeepOn LIVE “si fanno portavoce di un intero settore e delle figure che ruotano intorno ad esso, richiedendo al governo interventi immediati in termini di tutele e ristori, che tengano conto delle caratteristiche e della pluralità di soggetti coinvolti, profit e non profit, per tentare di mantenere vivo quel poco che è rimasto di una delle categorie nuovamente più penalizzate dell’intera pandemia”.

Repubblica.it

Torna in alto