Dieci album (e due singoli) italiani per raccontare il 2018

Da Calcutta a Motta, Cremonini e Gazzè, la lista dei dischi italiani di quest’anno che vale la pena ascoltare: sono la punta di un enorme iceberg che sta si sta scontrando contro il Titanic della canzone pop nazionale

Il 2018 è un anno che ha visto crescere la nuova scena musicale italiana in maniera radicale, facendo diventare improvvisamente vecchi artisti che fino all’anno scorso andavano per la maggiore. Il che non vuol dire che il mainstream non esista più, anzi, gode ancora di ottima salute, ma non ha più la stessa centralità nella cultura giovanile che aveva fino a poco fa. Il che non vuol dire che anche nella nuova scena ci sia molto di dimenticabile. Ma quelli che vi proponiamo sono dieci album che sono solo la punta di un enorme iceberg che sta si sta scontrando contro il Titanic della canzone pop nazionale. Qualcuno resiste, come Gazzè e Cremonini, il resto ha decisamente un altro suono. Dieci album, senza alcun ordine, ma la lista dei dischi italiani di quest’anno che vale la pena ascoltare è decisamente più lunga. E in aggiunta, due singoli, che da soli possono bastare a far capire a chiunque che la musica, davvero, è cambiata.
Carl Brave – Notti brave
Grandi testi e grande musica. Con una sottile ironia, un amore per la poesia piccola, la geniale sapienza di scrivere pop moderno in perfetta sintonia con il mondo, mescolando generi, armonie e suoni. Delizioso, ogni volta che lo si ascolta si ha voglia di ricominciare da capo.
Cosmo – Cosmotronic
Digitale e appassionato, Cosmo è una delle punte di diamante della nostra musica di oggi. E Cosmotronic non fa che confermarlo, con un mix di intelligenza e divertimento pressoché perfetto. C’è la dance elettronica, soprattutto, trasformata in arte.
Salmo – Playlist
Se non vi piace l’hip hop italiano questo album potrebbe farvi cambiare idea. Potentissimo, tagliente, rock al punto giusto, ma anche politico, introspettivo e volgare quanto basta. Salmo ha una voce e uno stile inconfondibili ma anche una credibilità e una forza musicale che vanno al di là delle parole.
Calcutta – Evergreen
Che sia uno dei migliori autori della nuova canzone italiana lo si sapeva già. Ma Evergreen è un album che ha il titolo giusto per spiegare che Calcutta è oltre e si avvia a diventare un “sempreverde”, al di la dei confronti generazionali. Oggi tutti lo cercano come autore mainstream, ma l’album per fortuna non lo è.
Cesare Cremonini – Possibili scenari (per piano e voce)
Disco incredibile, sotto tutti i punti di vista. Possibili scenari era già un disco bellissimo, ma questa inattesa versione “da camera”, che sembra registrata a casa di Cesare, con lui al pianoforte, al buio, con una sola lampada che illumina la tastiera, è assolutamente avvincente.
Max Gazzè – Alchemaya
Si può fare musica colta pop? Oppure, si può fare musica pop colta? Si può avere una partitura orchestrale, un mito da narrare, e la voglia di farlo a un pubblico grande e popolare? La risposta a tutte le domande è si. Anzi, la risposta è Alchemaya. Che riconferma la statura, inarrivabile, di Gazzè come musicista e autore
Motta – Vivere o morire
Non lasciatevi spaventare dal titolo, Vivere o morire è tutt’altro che un disco da depressione acuta, anzi. Raramente tanta intensità e tanta voglia di comunicare hanno trovato realizzazione musicale altrettanto forte. E Motta è, oggi, al meglio delle sue possibilità. Canzoni scritte in punta di penna, con l’inchiostro del cuore
Dunk – Dunk
Non c’è un aggettivo adatto a definire il lavoro dei Dunk, quindi a voi il compito di farlo ascoltando l’album, una delle più belle ed esplosive realizzazioni dell’anno. Diremmo “rock” se non sembrasse vecchio, perché di vecchio nel lavoro di Ettore e Marco Giuradei, di Luca Ferrari e Carmelo Pipitone non c’è nulla.
The Zen Circus – Il fuoco in una stanza
Se avete bisogno di un disco per capire cos’è l’italia del 2018, bene questo è il disco giusto. Zen Circus sono ferro e cotone, feriscono e curano, hanno scritto alcune delle loro più belle canzoni e le propongono con una forza travolgente. Disco da imparare a memoria
Gemitaiz – Davide L’hip hop italiano sta crescendo, in mille forme con mille immagini differenti. A Roma cresce meglio che altrove e Gemitaiz, esponente, se possiamo definirlo così, “storico” della scena capitolina arriva al suo quarto album (se contiamo anche Kepler con Madman) in cinque anni, e la sua crescita espressiva è esponenziale. Album prodotto egregiamente, senza ovvietà e ripetizioni.
Achille Lauro, Boss Doms (feat. Quentin40PuritanoGemitaiz) – Thoiry
Il singolo più bello dell’anno, remix di un pezzo di Quentin40 e Puritano, trasformato quanto basta per farlo diventare un capolavoro di immediatezza, potenza, stile. È il brano che dimostra, per chi non lo sapesse, che la scena hip hop, in particolare quella romana, è già in grado di fare di più e di meglio. Da ascoltare a tutto volume.
Coma Cose – Post Concerto
Un riff, un ritornello, un testo ricco di giochi di parole divertenti, un suono sottilmente elettronico, un ritmo rallentato che è impossibile non amare: i Coma Cose, i più “battistiani” dei moderni, giocano per divertirsi con la canzone lanciando la palla in alto.

La Repubblica

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