Netflix rilancia in Europa

Netflix non trascura l’Europa nel suo piano di sviluppo internazionale, nonostante da tempo si parli di una sua concentrazione sull’Asia e in particolare sul sub-continente indiano (vedere ItaliaOggi del 17/11/2018). Peraltro, la piattaforma guidata da Reed Hastings ha deciso di aumentare drasticamente i nuovi titoli per il mercato del Vecchio continente. Infatti questi ultimi crescono di quasi il 57% toccando quota 221, di cui 153 sono produzioni originali mentre le restanti 68 saranno acquisizioni. Più nel dettaglio, se le acquisizioni previste quest’anno erano 60, le produzioni ex novo quasi raddoppiano dalle precedenti 81. Sul tavolo Netflix mette un miliardo di dollari (pari a circa 880 milioni di euro), ma in precedenza aveva annunciato un secondo miliardo di dollari, su base quinquennale. Il budget complessivo, finora dichiarato, è invece di 13 miliardi di dollari (11,4 miliardi di euro).
Almeno due le considerazioni che si possono trarre da questa decisione: la prima è che la fase di internazionalizzazione di Netflix è iniziata ma non è ancora finita. O meglio, dopo il primo periodo in cui serie tv come House of cards e Orange is the new black sono state quasi esclusivamente americane, adesso prendono piede le sceneggiature di altri paesi. Anzi, in prospettiva, hanno fatto sapere dalla piattaforma streaming on demand, l’obiettivo è che ogni paese abbia una dozzina di produzioni locali in catalogo. Così per esempio, nel 2019 e a seguire, Netflix vuole realizzare in Germania 7 sceneggiature originali, 5 in Francia, una in Gran Bretagna (il suo primo mercato Ue) e ancora una in Italia (per cui s’è parlato della serie tv Luna Nera). Una sola produzione a disposizione avranno anche Norvegia, Spagna, Polonia e Turchia. A parte inizieranno a essere sviluppate alcune coproduzioni tra più paesi.

Comunque, già i conti pubblicati al terzo trimestre di quest’anno hanno evidenziato che i non americani che guardano Netflix sono 78,6 milioni contro quelli a stelle e strisce sui 58,5 milioni, per una platea complessiva di poco oltre 137 milioni.

Infine, dalla decisione di Netflix si può dedurre che è vero che l’Europa, come gli Stati Uniti, sono mercati saturi o che vanno verso la saturazione ma è altrettanto vero che, a dispetto di alcuni paesi emergenti, c’è un grado di forte diffusione della tecnologia, quindi di utenti o potenziali tali. Unico punto dolente è che i consumatori di video più evoluti vanno anche soddisfatti con costanza e qualità. Ecco perché, tra l’altro, il rilancio sulle produzioni originali europee.

Che poi l’avanzata di Netflix non crei subbuglio nei singoli universi nazionali media è un altro capitolo di una storia che raggiunge il suo culmine in Francia. Dopo la guerra col Festival di Cannes e i gestori delle sale cinematografiche, per l’uscita dei film prima o dopo rispetto alla piattaforma, adesso il focus si concentra sul nodo più sostanziale del diritto d’autore. Netflix vuole, almeno stando alla stampa transalpina, imporre il modello britannico che garantisce il copyright all’acquirente di un’opera (e non all’autore) ma preferisce allungare la durata dei diritti nel caso di contenuti che abbia prodotto o coprodotto essa stessa. In Francia, comunque sia, è già guerra di opinioni e interessi.

Marco Livi, Italia Oggi

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