Red Canzian e la sua opera pop: «Il mio Casanova? Soffre per amore»

Dimentichiamo Casanova il libertino, colui che trasformò il suo cognome nell’emblema della spregiudicatezza. Il Casanova di Red Canzian è il protagonista dell’opera omonima che va oltre le sue imprese di frivolo seduttore: soffre per amore e si interroga su cosa sia, l’amore. «Avevo iniziato a lavorare a un’opera su di lui già dieci anni fa — racconta l’ex bassista dei Pooh, 69 anni tra pochi giorni —. Poi ho scoperto il libro Giacomo Casanova, la sonata dei cuori infranti di Matteo Strukul. L’ho letto in due sere e la mattina mi sono messo subito a comporre. Avevo trovato ciò che cercavo». Dopo tre anni di lavoro ecco il risultato, «un’opera composta da 29 brani cantati e 35 musiche in cui ho usato l’impianto dell’opera classica italiana: la storia è retta interamente dalle canzoni e solo quattro dialoghi sono recitati ma hanno un sottofondo musicale». Un’opera in cui l’orchestra la fa da padrona ma non mancano le percussioni e quel pizzico di prog che fa parte di Canzian fin dagli esordi.

C’è poi il lato tecnologico, con le scenografie che si animano grazie a delle proiezioni. «Le abbiamo realizzate durante il precedente lockdown, in una Venezia incredibilmente deserta», ricorda il musicista. Non dev’essere facile rivisitare una persona diventata personaggio, un tombeur de femmes che ora invece soffre per le sue conquiste. «Quando Casanova entra in scena e canta la sua canzone capisci subito che non è più quell’uomo frivolo che abbiamo in mente da sempre, si nota la sua fragilità — spiega il bassista —. Sarà difficile trovare un interprete capace di entrare immediatamente in questo ruolo, ma per cominciare ho rinunciato a ogni lustrino e leziosità. Qui non c’è nulla di Broadway e nessuna parrucca mentre i vestiti, in omaggio al pop, hanno un taglio settecentesco ma sono realizzati in jeans».

Ai costumi pensa Renzo Rosso, il patron di Diesel, che è veneto come la maggior parte delle persone coinvolte nell’opera (Canzian stesso è nato in provincia di Treviso). «Volevo realizzare un’opera a chilometro zero — sottolinea sorridendo —. Il mio è un atto d’amore verso Venezia, una città che, proprio come gran parte degli artisti, oggi soffre per la carenza di pubblico. Ma è anche un atto d’amore verso tutti noi, che dobbiamo tornare a sperare in questo periodo buio». La scaletta è serrata. Il debutto è previsto per novembre dell’anno prossimo e a breve partiranno i casting. Poi ci saranno le registrazioni con l’orchestra sinfonica del Veneto e le incisioni per il disco: «Visti i tempi sarà tutto più difficile e complicato — conclude Canzian —. Con la chiusura dei cinema, dei teatri e della sale da concerto batteremo il Covid, ma il rischio è di spegnere i sogni. E allora Casanova sarà la prima grande opera della rinascita. Andava assolutamente fatta».

Alessio Lana, Corriere.it

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