“FIND”, stasera si chiuderà il sipario sul festival

Visioni d’autore sulla rete web per il finale del FIND 38 / XXXVIII Festival Internazionale Nuova Danza firmato Maya Inc – con lo slogan “All we can do is dance” (tutto quello che possiamo fare è ballare). “Four” – la nuova produzione dell’ASMED/ Balletto di Sardegna (in coproduzione con Incontri Musicali) – in cartellone fino a oggi alle 21 al Teatro Civico di Sinnai (Cagliari) si svolgerà “a porte chiuse” e in diretta streaming sui social media – Instagram e Facebook – e su YouTube. Un viaggio tra storie ed emozioni con lo spettacolo che fin nel titolo svela la sua natura “plurale”, in cui emergono e si intrecciano sensibilità e sguardi differenti, a comporre un affascinante e coinvolgente racconto per quadri: sotto i riflettori i danzatori e coreografi Olimpia Fortuni, Matteo Marchesi, Manolo Perazzi e Sara Pischedda, autori e interpreti dei quattro assoli, che rappresentano altrettante variazioni sul tema, in un’indagine sul significato dell’esistenza tra presente e futuro, tra il dialogo e il confronto con l’altro e la ricerca di una propria identità.
“Noi non ci arrendiamo” è il nuovo “slogan” del FIND 38 – che si aggiunge all’invito alle danze, come forma estrema e preziosa di “r-esistenza” in tempi difficili, fil rouge di tutta l’edizione 2020 della kermesse: l’arte non si ferma ma continua a far vibrare le corde della mente e del cuore – anche “a distanza”. Una (ante)prima “virtuale” – in attesa di una auspicata riapertura dei teatri e dell’atteso ritorno alla “normalità” – che diventa l’occasione per un incontro con gli artisti in un ideale itinerario “dietro le quinte”. Ieri sera si è partiti con “Four_Virtus” di e con Matteo Marchesi e “Four_Now Loading” di e con Manolo Perazzi; stasera, sempre alle 21, al Teatro Civico di Sinnai andrà in scena la versione completa di “Four”, mentre domani spazio a “Four_Vis à Vis” di e con Sara Pischedda e “Four_La Caduta” di e con Olimpia Fortuni. Tre versioni differenti di “Four” in cui i quattro “pezzi” originali si alternano e si riuniscono per formare due dittici e una quadricromia. Il FIND/ Festival Internazionale Nuova Danza – che fin dai primi anni con il “Coreografo Elettronico” ideato da Paola Leoni ha sperimentato l’uso delle nuove tecnologie e le possibilità della videodanza – sceglie di trasformare la difficoltà in uno stimolo per non tradire le aspettative del pubblico con il debutto “in rete” di “Four”: quattro pezzi d’autore, realizzati con il coordinamento di Guido Tuveri, con le musiche originali composte da Marco Caredda, Davide Collu e Andrea Deidda, i costumi di Stefania Dessì e il disegno luci di Stefano Delitala, per affrontare – attraverso il linguaggio della danza – le inquietudini contemporanee.
   S’intitola “Four_Vis à Vis” la coreografia di e con Sara Pischedda, che si confronta con gli ideali imposti dalla civiltà dell’immagine, nel dilemma tra l’apparire e l’essere, diventare “conformi” o trasgredire le regole per affermare la propria verità: “Forza, bellezza… Vaghi in una foresta sociale, dove le uniche parole che echeggiano sono queste” si legge nelle note. “Ti intimidiscono, ti confondono, quasi ti convinci che sia l’obiettivo da raggiungere. Come le sirene di Ulisse, ti seducono e ti fanno percorrere strade nelle quali l’unica cosa che può capitare è perderti. Perdere te stesso. Perdere la testa. Lì dovrai fare i conti con la persona che sei. Essere o non Essere”.
Nel suo “Four_Now Loading”, Manolo Perazzi ha descritto ieri e descrive la ribellione contro la routine e il desiderio di spezzare la noia, attraverso mutamenti di tempo nel punto in cui il mondo sensibile si confonde con la sua proiezione “virtuale”, con effetti surreali: “Calato in una realtà che emula il virtuale, un essere dalle sembianze umane si ritrova ad affrontare e vivere ripetutamente le stesse situazioni, interrogandosi circa le possibilità di spezzare questa monotonia. Assistiamo ad una presa di coscienza che si colloca al centro di un ribaltamento cronologico. Il confine tra realtà e paradosso si sfoca e si assottiglia rovesciando ogni logica di causa ed effetto, impedendoci di distinguere il principio e la fine”. “Four_Virtus” di e con Matteo Marchesi indaga su pregi e difetti, principi e qualità morali per un’etica del terzo millennio: “Come identifichiamo una virtù nel mondo che viviamo? Cosa significa essere virtuosi? Partendo dalle allegorie delle quattro virtù cardinali e dalle iconografie dell’uomo virtuoso (dai manifesti ai manichini di De Chirico) “Virtus” diventa un gioco per destrutturare Giustizia, Prudenza, Fortezza e Temperanza attraverso un corpo che cerca di mostrarsi virtuoso, di essere all’altezza di grandi aspettative, di essere un ‘vincente'”.
“Virtus” disegna un percorso tra il senso del “ridicolo” e il “fallimento” di sogni e aspirazioni, rispetto al raggiungimento di un “ideale”, come a sollecitare “un nuovo sguardo verso ciò che siamo stati” per potere così finalmente “fare spazio a ciò che saremo”. In “Four_La Caduta” di e con Olimpia Fortuni, affiora il pensiero della conclusione dell’esistenza, come spinta a migliorarsi e rivalutare, prima di quell’istante fatale, ciò che è stato e ancora potrebbe essere: “Il quarto cavaliere dell’Apocalisse è la Morte che dopo Pestilenza Guerra e Carestia, pone fine alla miseria umana. In questo tentativo di darne una forma danzante, la morte è più un angelo caduto, traghettatore di anime: forse stanco del suo destino, combatte la sua natura – scrive l’autrice – Forte, femminile, potente, puntuale, la morte nella sua misteriosa venuta porta sollievo, radica profondamente alla Terra e al tempo stesso ricongiunge al divino, ridà valore ai bene primari della vita e ridefinisce i confine fra l’io e il sé”.
“Four” è la “summa” dei quattro percorsi di ricerca di giovani danzatori e coreografi, chiamati a confrontarsi con i molteplici significati – concreti e simbolici – legati al numero “quattro”: dalla volontà di affermazione dell’io alle suggestioni mistiche, dal bisogno di spezzare il cerchio dell’abitudine alla necessità di fare i conti con delusioni e sconfitte, in una narrazione plurale che scaturisce dalla giustapposizione e dalla fusione di partiture per corpi danzanti. 

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