La nuova legge sui diritti tv

Cambia la modalità di distribuzione dei proventi dalle tv: una norma che vuole riequilibrare il sistema-calcio, con la speranza che anche in Italia si riduca la forbice tra grandi e medio-piccole. Sale al 50% la quota dei diritti da distribuire a tutte le squadre

Cambia la legge Melandri sui diritti tv. Sale dal 40 al 50% la quota attribuita equamente ai club di serie A, mentre scende quella attribuita sul numero dei tifosi. Salta poi completamente il riferimento (che valeva il 5%) alla popolazione residente nel Comune della squadra sportiva. E’ una delle norme in materia di sport, il cosiddetto “pacchetto Lotti”. La norma attribuisce il 50% dei diritti a tutte le squadre, il 30% sui risultati conseguiti (tenendo conto soprattutto delle ultime stagioni) e il 20% (prima era il 25%) in base ai ‘tifosi’ paganti nelle gare casalinghe degli ultimi 5 campionati.

Una norma che vuole riequilibrare il sistema-calcio, con la speranza (di Lotti) che prima o poi anche in Italia ci sia un Leicester. Cosa, comunque, abbastanza improbabile. La forbice fra grandi e medio-piccole andrà a ridursi sempre più: in teoria non ci dovrebbero essere quei divari in campionato che ci sono adesso. Anche se bisognerà vedere come i presidenti investiranno i soldi che prenderanno in più. Il nuovo sistema, che ora dovrà passare al vaglio del Parlamento, penalizza alcuni grossi club (come Juve, Milan, Inter e Roma) che rischiano di perdere circa 15-20 milioni. Favorisce invece le squadre medio-piccole. Lotti ha mantenuto la sua promessa e ultimamente ha incontrato moltissimi presidenti di società, amministratori delegati, avvocati. Di recente il n.1 della Juve, Andrea Agnelli, che ha investito nel calcio 400 milioni dei diritti tv in questi ultimi anni, ha espresso volontà di dialogo col ministro dello sport. Qualcosa, sui parametri, potrebbe ancora essere limato in sede di approvazione, anche se i principi base, ormai, sono stati fissati.

Fulvio Bianchi, Repubblica.it

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