Lo sfogo di Pasotti: “Cinema non è casta di eletti, lavoratori hanno bisogno di tutele”

Il cinema, come tutto il mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento, ha bisogno di nuove misure di tutela, che devono essere garantite a tutti i lavoratori del mondo dello spettacolo. Questo è un primo passo fondamentale. Dobbiamo essere riconosciuti come categoria, cosa che non è mai stata fatta. Si è sempre pensato a noi come casta di eletti, di privilegiati. Invece no, per pochi fortunati ci sono migliaia di persone che non hanno un lavoro, che non hanno una prospettiva lavorativa e non sanno come dar da mangiare ai propri figli“. E’ lo sfogo all’Adnkronos dell’attore Giorgio Pasotti che, nel corso di un’intervista, affronta i problemi del mondo del cinema in questo momento storico, “che va totalmente ripensato”.

Anche a livello di contenuti, “il cinema deve essere ripensato-aggiunge Pasotti- Non possiamo continuare a produrre commedie in serie, ma dobbiamo recuperare non solo il pubblico italiano, che sta giustamente abbandonando, ma anche il pubblico internazionale. Lo si può fare attraverso il coraggio di osare, utilizzando anche linguaggi che non sono nostri, abbracciando generi cinematografici che magari non appartengono storicamente al cinema italiano ma che invece abbiamo imparato a conoscere. Abbiamo il talento di poterlo fare. Ci vuole il coraggio di osare, di andare oltre quel pregiudizio che abbiamo ma che va assolutamente distrutto”, è l’opinione dell’attore.

Pasotti è stato ospite dell’Olbia Film Network, dove ha presentato il suo primo film da regista, ‘Abbi Fede’. L’attore ne parla così: “E’ il remake di un film danese dal titolo ‘Le mele di Adamo’ uscito in Italia nel 2005. -spiega- Allora non ebbe grande successo perché allora forse poco conosciuti in Italia. Temi come questa ascesa pericolosa di un estremismo facinoroso di estrema destra, il terrorismo, deviazioni umane della peggior specie”.

Sono tutti “temi che allora la società italiana non era pronta a digerire o non conosceva -osserva l’attore- Quindici anni dopo, questi sono temi di cronaca attualissimi, non passa giorno in cui non si legga qualcosa che li riguarda”. Ma soprattutto, “il tema centrale del film è la fede. Che non è necessariamente la Fede in un Dio superiore, ma anche semplicemente la fede nell’altro, nel prossimo”.

E sul suo senso di fede, l’attore e regista spiega: “Oggi bisogna cercare di avere fede nel cercare di vivere una vita un po’ più sana, legata alle regole di una natura che abbiamo ormai quasi pressoché distrutto, in un mondo che ci sta solo ospitando. Questo rispetto va portato anche alle persone, al prossimo, agli anziani, alle donne. Tornare a vivere in una società in cui certi valori non vengono dati per scontati”.

Ilaria Floris, Adnkronos

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