Venezia 74, svelato il programma: in gara 4 italiani

“Negli anni passati mi sono spesso lamentato delle troppe produzioni italiane, dove un eccesso di quantità limitava la qualità. Questa volta, invece, la qualità è tanta e per la prima volta dopo molto tempo ci siamo trovati di fronte a tanti film interessanti, soprattutto a molti giovani autori che provano a uscire dai soliti schemi, con modelli capaci di confrontarsi con il cinema internazionale. Un fenomeno molto importante, che coinvolge sia il cinema d’autore che quello di genere”. Il direttore Alberto Barbera (affiancato dal presidente della Biennale Paolo Baratta) introduce così le scelte compiute insieme alla squadra dei selezionatori per dare forma al programma della 74° Mostra d’Arte Cinematografica Internazionale di Venezia, al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.
E ancora 21 i film in Concorso (15 dei quali diretti da registi per la prima volta in gara per il Leone d’Oro), 4 italiani – cosa che non accadeva dal 2010, penultima direzione Mueller – ‘The Leisure Seeker’ di Paolo Virzì, ‘Una famiglia’ di Sebastiano Riso, ‘Hannah’ di Andrea Pallaoro e ‘Ammore e malavita’ dei Manetti Bros., molti americani (‘Suburbicon’ di George Clooney, ‘Mother!’ di Darren Aronofosky, ‘Downsizing’ di Alexander Payne, ‘First Reformed’ di Paul Schrader, ‘Ex Libris – The New York Public Library’ di Frederick Wiseman e ‘The Shape of Water’ di Guillermo del Toro, regista messicano ma il film è targato Usa). ancora, tre francesi (‘Jusqu’à la garde’ di Xavier Legrand, l’unica opera prima del concorso, ‘La villa’ di Robert Guédiguian e Mektoub, ‘My Love: canto uno’ di Abtellatif Kechiche), due inglesi (‘Three Billboards Outside Ebbing, Missouri’ di Martin McDonagh e ‘Lean on Pete’ di Andrew Haigh), due cinesi (‘Human Flow’ di Ai Weiwei e ‘Jia nian hua /Angels Wear White’ di Vivian Qu), poi ‘Sandome no satsujin’ (The Third Murder) di Koreeda Hirokazu, il ritorno del regista Leone d’Oro con ‘Lebanon’, l’israeliano Samuel Maoz (‘Foxtrot’), il western aborigeno Sweet Country di Warwick Thornton e L’insulte di Ziad Doueri.
“Tutti i film che abbiamo visto e che abbiamo voluto sono a Venezia – dice Barbera -. Tutti i titoli sono in prima mondiale, tranne la miniserie di Errol Morris (‘Wormwood’, Fuori Concorso, ndr). Gli unici rimpianti, se così si può dire, sono il nuovo film di Linklater, che aprirà il Festival di New York (biopic sul dottor John Brinkley, ndr) e il nuovo film di Scott Cooper (‘Hostiles’), western con Christian Bale ancora senza distribuzione che per problemi di budget la produzione ha preferito non mandare all’estero, e sarà a Telluride”.
A proposito della (ormai consueta) massiccia presenza a stelle e strisce alla Mostra, il direttore aggiunge: “L’ultimo Festival di Cannes aveva pochi titoli americani, è vero, ma ormai da anni è una questione di timing. Quelli che pensano alla corsa per gli Oscar escono in autunno, spesso non sono pronti in primavera e se lo sono non vengono mostrati così presto”.
Per quanto riguarda le tematiche, il direttore del Festival spiega: “Il tema dominante è quello delle migrazioni, presente nella maggior parte dei film. Poi c’è il tema della famiglia, sulla crisi dei valori che si ripercuote anche a livello globale, nelle differenti società e culture”.
Sul fronte delle novità, invece, Barbera parla della già annunciata introduzione di un concorso sui film in realtà virtuale: “Un settore di sperimentazione e ricerca frequentato da moltissimi cineasti, come Laurie Anderson e Tsai Ming-liang, che pur continuando a fare cinema in modo tradizionale provano a cimentarsi con questa tecnologia. Abbiamo ricevuto 106 prodotti di questo tipo, ne abbiamo selezionati 22”.
Tutta la sezione della Virtual Reality sarà ospitata in un luogo ad hoc, sita nell’isola del Lazzaretto Vecchio di Venezia e per le visioni (dal 31 agosto al 5 settembre) sarà indispensabile prenotarsi.

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