No al Concordato: quando Battiato, Guccini e Nannini cantarono contro il Vaticano

L’evento si tenne negli anni ’70 al Palalido di Milano. Il cantautore Gianfranco Manfredi c’era e ci racconta l’epoca in cui erano i cardinali a decidere se la tua canzone era degna di essere trasmessa dalla Rai

Dopo che il Vaticano ha chiesto formalmente al governo italiano di modificare il ddl Zan perché violerebbe la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dal Concordato, ci sono state alcune prese di posizione di artisti impegnati sul fronte dei diritti civili.

Non è però la prima volta che il mondo dello spettacolo in Italia si schiera apertamente contro le ingerenze della Chiesa e che, addirittura, chiede la revisione o l’annullamento dei trattati bilaterali che la Santa Sede ha stipulato con lo Stato. Era già accaduto negli anni ’70, durante una manifestazione organizzata dal Partito Radicale al Palalido di Milano di cui rimane traccia in una locandina con una grafica emblematica: la cupola di San Pietro che estende la sua influenza da piovra su vari settori sensibili della società come scuola, banche, governo. La manifestazione si chiamava proprio “No al Concordato”. A prendervi parte, oltre agli attivisti dell’epoca, anche diversi musicisti come Franco Battiato, Francesco Guccini, Gianna Nannini, Fabio Treves.

Per farci raccontare come nacque quella manifestazione, abbiamo contattato Gianfranco Manfredi che all’epoca era uno dei cantautori simbolo della sinistra extraparlamentare, che si esibì durante l’evento e ricorda come l’influenza della Chiesa allora era fortissima anche sulla musica che si poteva o meno ascoltare: «Per poter passare la censura ed essere trasmessi a volte era necessario che un cardinale desse il via libera prima che la canzone venisse ascoltata dai funzionari».

Che evento fu quello che negli anni’70 già metteva in discussione il Concordato?
Il Partito Radicale animò con l’apporto di molte altre organizzazioni, dal Fuori! a Soccorso Rosso, di riviste di movimento e controculturali come Re Nudo, cui collaboravo, e di radio libere, una serie di manifestazioni-concerto a Milano, Roma e altre città, in questo caso sul tema del Concordato, ma in generale su molti temi inerenti ai diritti civili. Cantanti come Battiato, Guccini, Nannini partecipavano spesso e volentieri perché particolarmente sensibili su questi temi.

Perché già allora la battaglia specifica contro il Concordato?
Perché in quella fase, segnata anche dai referendum sul divorzio e l’aborto, l’ingerenza della Chiesa cattolica nelle scelte dello Stato laico italiano era fortissima. C’è da dire che il Vaticano era decisivo anche in Rai e da molto tempo prima. Vescovi e cardinali intervenivano e facevano pressioni sui programmi, per sorvegliarne la “moralità”. Il Vaticano possedeva anche quote della RCA. Per poter passare la censura ed essere trasmessi a volte era necessario che un cardinale desse il via libera prima che la canzone venisse ascoltata dai funzionari. Per esempio, Mimma Gaspari della RCA mi disse di essere riuscita a far passare in Rai Bella senz’anima di Cocciante ottenendo il placet di un cardinale benevolo.

Ricorda di casi nei quali il via libera non venne accordato?
In particolare, per i cantanti che trattavano abitualmente temi inerenti la sessualità esprimendo diverse sensibilità morali rispetto a quelle codificate. Subivano interventi inaccettabili, spesso anche al limite del ridicolo. Ricordo che scrissi una canzone per Donatello intitolata La Natura sta dentro di me, un brano vagamente hippie sul tema del ritorno alla natura che invitava a riscoprirla dentro di sé più che a trasferirsi in campagna. La canzone non passò mai in Rai perché si interpretò la Natura come organo sessuale maschile! Dunque “sta dentro di me” secondo loro si riferiva a un rapporto omosessuale. Roba da piegarsi in due dal ridere, ma di fatto l’ingerenza era insopportabile. Il paradosso poi era che Frank Zappa, all’epoca il più trasgressivo e provocatorio di tutti nei testi, passava senza la minima censura perché si riteneva che, siccome cantava in inglese, nessuno avrebbe capito. Certo non lo capivano loro.

Le è rimasto impresso qualche intervento da parte degli artisti che hanno partecipato?
La manifestazione milanese al Palalido cominciò nel primo pomeriggio e si prolungò chissà quanto, come sempre capitava. Non ricordo cosa cantai io, figuriamoci se posso ricordare cosa cantarono e dissero gli altri. Né avevamo bisogno di confrontare le nostre idee, perché ci conoscevamo bene tra noi e ci vedevamo abbastanza spesso, chi più chi meno, ma insomma nessuno era un mistero per l’altro. Nessuno di noi, peraltro, si metteva a fare comizi: si esprimeva ciò che si pensava con le nostre canzoni. Questa è indubbiamente una differenza rispetto a oggi.

Quindi era già tutto contenuto nelle vostre canzoni, non servivano altre parole.
Un influencer come Fedez ha espresso con un discorso preparato e scritto valutazioni su cui sono d’accordo, però mi sono chiesto come mai non le avessi mai udite in una sua canzone. Forse avrò ascoltato male o distrattamente il suo repertorio, ma l’impressione è che oggi i cantanti distinguano nettamente tra le canzoni che cantano (e che devono piacere a tutti) e le loro prese di posizioni pubbliche che possono anche essere polemiche o critiche, ma vengono chiarite a parte.

Impressiona che si torni a dover ribadire certi concetti a quasi 50 anni di distanza.
Un conto è il sistema bancario e il governo, un altro il ruolo di tutela della morale pubblica che la Chiesa ancora si riserva. In particolare, su temi inerenti la sessualità, la Chiesa cattolica per quanto oggi più lacerata di un tempo, mostra una vera ossessione. Ora, se si tratta di interessi economici, tutti hanno le loro lobby ma se si tratta di libertà e di diritti civili, o di educazione scolastica, lì è davvero intollerabile e del tutto incostituzionale che la religione cattolica rivendichi un primato. La Costituzione garantisce libertà di espressione a tutte le religioni, non c’è una religione di Stato, perché lo Stato è laico.

Le istanze di quella manifestazione sono attuali?
Se le ingerenze vengono giustificate con il Concordato, allora va cambiato il Concordato, oppure abolito, perché davvero non se ne può più. Forse ciò che sta succedendo è solo un colpo di coda di una Chiesa malata e agonizzante, però la questione non riguarda soltanto l’Italia: Trump ne ha combinate e dette di tutti i colori e la Chiesa cattolica americana è rimasta silente, e poi va a scomunicare Biden perché contrario, pur essendo cattolico, a leggi anti-abortiste? Tutto ciò nuoce non poco all’immagine del cattolicesimo, ne cancella gli aspetti migliori e ne mette in luce quelli più retrivi, con il risultato di dividere gli stessi fedeli.

rollingstone.it

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