“I Simpson” è diventata la serie più longeva della tv statunitense

L’eterna bambina con il ciuccio in bocca fa secco lo sceriffo Matt Dillon con un colpo di pistola. Così I Simpson festeggiano il loro ennesimo record: con 636 episodi diventano la serie di prima serata più longeva della tv americana. Un primato che fino a domenica sera apparteneva a Gunsmoke, la serie western trasmessa dalla Cbs per 20 stagioni, dal 1955 al 1975, protagonista lo sceriffo Matt Dillon di cui sopra (interpretato da James Arness). Correva l’ anno 1987 e Fox mandava in onda Good Night, un corto di un minuto usato come «tappabuco» del palinsesto all’ interno del Tracey Ullman Show. Era il debutto, fu subito un successo: i dirigenti del network decisero di dedicare ai Simpson uno spazio tutto loro a partire dal 1989.

La famiglia media americana

I Simpson sono la rappresentazione deformata e dunque ancora più reale della famiglia media americana perché è nell’eccesso dei singoli caratteri dei protagonisti che si coglie l’essenza dell’animo umano. «Quando ho creato i Simpson avevo fretta — ha raccontato il suo inventore Matt Groening — e allora ho dato ai personaggi i nomi della mia famiglia: Homer come mio padre, Marge come mia zia, Lisa e Maggie come le mie due sorelle. Dare a Bart il mio nome sarebbe stato troppo ovvio». Il contesto è la cittadina di Springfield (negli Usa ne esistono 151), l’obbiettivo è irridere lo stereotipato stile di vita americano: «Tutti ridono dei Simpson, è facile sentirsi superiori a loro e nessuno, a cominciare dagli americani, ha mai pensato: “Anche io sono cosi”». Lo spirito del cartoon è sempre lo stesso: anarchico. «Le grandi società e i governi sono contro l’ individuo. La sola difesa che abbiamo è essere noi stessi». La ricetta è essere politicamente scorretti: «Dagli inizi ad oggi ogni puntata fa arrabbiare qualcuno e questo mi rende felice». Il primato è destinato ad allungarsi perché Fox ha già rinnovato il cartoon anche per la stagione numero 30.

Renato Franco, Corriere.it

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