La geografia del buio, il viaggio introspettivo di Michele Bravi

Michele Bravi, La geografia del buio: la recensione del terzo album della carriera del cantautore di Città di Castello, il primo dopo l’incidente.

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C’è un Michele Bravi pre e un Michele Bravi post incidente stradale. Un prima e un dopo di cui non si può tener conto. La geografia del buio è il terzo album in studio nella carriera del cantautore umbro classe 1994. Ma è come fosse il primo. Un nuovo inizio dopo il periodo più difficile della sua vita, almeno finora. Con l’incidente Bravi ha perso tutto, o quasi. Ma dal dolore è riuscito a trovare la forza di poter venire fuori, o meglio ha imparato a conviverci,

lo ha trasformato in emozione, e quindi in musica terapeutica, per aiutare se stesso e gli altri a comprendere il significato più profondo della sofferenza, e al contempo la forza dell’amore.

Michele Bravi, La geografia del buio: la recensione
Presentato come un concept album, La geografia del buio è in effetti un lungo racconto, ma all’interno delle sensazioni e della vita dell’artista, che in maniera teatrale presenta uno spaccato della sua sofferenza e delle lezioni che imparate in questi anni difficili.




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