Seduzione o abuso? Un thriller in tre parti per risolvere il caso

«Non mentire» indaga il tema difficile dello stupro mettendo due verità a confronto

E alla fine anche Mediaset si è data una mossa. Da tempo, ormai, il più imbalsamato dei generi tv -la fiction generalista- sta mutando.Sulla spinta dei prodotti online e satellitari, sempre più aggressivi e cool, perfino la Rai, accanto a classici tradizionali come Don Matteo o Che Dio ci aiuti, ha ormai virato verso soggetti più moderni, confezioni innovative e molto più accurate: vedi La porta rossa, Non uccidere, Rocco Schiavone. Ora finalmente anche Mediaset cambia registro. E propone Non mentire: un thriller in tre prime serate (dal 17 su Canale Cinque) che, per eleganza di fattura e appeal narrativo non sfigurerebbe su un listino Netflix. Ne è consapevole l’abile regista Gianluca Maria Tavarelli: «Ormai è la fiction internazionale a dettate legge nell’innovazione espressiva. Molto più del cinema. Oggi dichiara l’autore di Maria Montessori e Paolo Borsellino- le cose più nuove e inattese si vedono in tv».Intendiamoci: il merito non è tutto suo o di Mediaset. Non mentire è infatti il remake di Liar, serie britannica di successo, trasmessa in Italia nel 2017 da Nove. Ma bisogna dare atto allo stesso Tavarelli e Lisa Nira Sultan di averlo abilmente adattato alle brume ambientali e psicologiche d’una Torino post-moderna, nonché alla raffinata interpretazione di Alessandro Preziosi e Greta Scarano, sulle cui intense performances poggia tutta la credibilità dell’interessante prodotto.Lui è un affermato chirurgo, lei una stimata professoressa. Appena conosciutisi i due finiscono a letto. Al risveglio lui si mostra felice come dopo una notte d’amore; lei terrorizzata come si può esserlo dopo uno stupro. E denuncia su Facebook di essere stata violentata. Ma entrambi qui la novità del racconto- si mostrano assolutamente sinceri: lui nel negare, lei nell’accusare. E il racconto stesso non parteggia né per l’uno né per l’altra. Chi dei due, insomma, sta mentendo? «Un thriller osserva Alessandro Preziosi- Ma ricco di moltissimi temi che lo rendono ancora più intrigante,: come la possibilità o meno di una unica verità; come il confine preciso tra il consenso e la violenza; come l’uso e l’abuso dei social media». Talvolta conoscere fino in fondo la verità tutta la verità- è molto difficile; «perché per difendersi da accuse ingiuste a volte si finisce anche per mentire, almeno in parte. Cioè si costruisce la propria verità. Consapevolmente o meno. E si finisce per essere un po’ meno innocenti». Il che, in anni come questi, fortemente condizionati dall’epopea MeToo, proietta storie come quelle di Non mentire al centro del problema: «Un colpevole di stupro esiste sempre, è ovvio. Ma c’è anche la particolare posizione psicologica di chi si può sentire al di là di quanto ha commesso. E allora perfino un colpevole non riesce più a riconoscersi tale».Anche perché si chiedono gli autori- nel rapporto fra un uomo e una donna, dove si situa esattamente il confine tra consenso e abuso? È un terreno scivoloso, questo. Perché se è vero uno stupro non è un equivoco, e su di esso non possono esserci dubbi, è anche vero che il tema del consenso è più complesso di quanto si creda. Da un punto di vista umano, morale, di opportunità e di prudenza. C’è poi la questione dell’invadenza, a tratti devastante, dei social nella vita di tutti.«Io non uso più Facebook da anni taglia corto Greta Scarano- anche se capisco chi lo fa abitualmente, e non lo giudico affatto. Ma non mi fido più». Non teme i rischi di fake news nemmeno Preziosi: «Per evitare le bufale leggo molto i quotidiani, cerco di documentarmi. Una volte le fake news si chiamavano gossip. Non conto nemmeno più le volte che mi sono sposato senza saperlo, che ho avuto figli o amanti senza nemmeno conoscerli. Ma oggi la questione è più seria, perché oggi esistono siti che lavorano e vivono esclusivamente sulle false notizie. E questo è inquietante».Quanto alla compresenza, sullo stesso Canale Cinque, di fiction innovative come Non mentire e della tradizionale Dottoressa Giò di Barbara D’Urso, il direttore della fiction Daniele Cesarano si mostra ecumenico: «Mediaset punta alla varietà delle proposte. Crediamo di dover accontentare tutti. E cerchiamo di farlo col più ampio ventaglio di offerte possibili».

Paolo Scotti, ilgiornale.it

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