ROCCO PAPALEO, TUTTI A BORDO DELLA SUA “BUENA ONDA… “CON IL MAL DI PANCIA DALLE RISATE”

Lʼattore lucano, in scena al Franco Parenti di Milano nsieme a Giovanni Esposito, si racconta a Tgcom24

rocco-papaleoSi naviga a vista, “un po’ miope e annebbiata”, come racconta Rocco Papaleo a Tgcom24, tra musica e narrazione al Franco Parenti di Milano durante le feste natalizie. Dal 26 al 31 dicembre infatti tutti a bordo della nave da crociera del celebre attore lucano in scena con “Buena Onda“, spin off dell’ultima opera cinematografica “Onda su Onda”.
Scritto dallo stesso sceneggiatore, Valter Lupo, che cura anche la regia, con Papaleo nei panni di un cantante jazz da crociera e Giovanni Esposito a fargli da spalla. Il tutto supportato da bravissimi musicisti che con i loro strumenti andranno ad accompagnare ogni momento dello spettacolo.

Parole d’ordine: divertirsi e rilassarsi, non senza riflettere un po’. Avremo il mal di mare?
Spero proprio di no, spero avremo il mal di pancia dalle risate. Ridere è benefico. La mia ambizione di spettatore e di intrattenitore è di offrire una risata non completamente vuota che ti lasci qualcosa, come un buon vino che ti lascia un buon sapore in bocca dopo averlo bevuto. Questa è la mia missione d’artista: proporre dell’intrattenimento, che abbia delle punte di profondità.
Come è nata l’idea dello spettacolo?
Dal film in questo caso. In “Onda su Onda” eravamo su una nave da crociera diretti a Montevideo in Uruguay, qui siamo nel teatro di una nave da crociera, in mezzo al mare diretti non so dove. Mi piaceva l’idea di intrattenimento in movimento, il viaggio è la metafora perfetta per parlare di cambiamento e di storie di formazione.
Cosa succede sulla nave?
C’è una disputa tra il comandante della nave, che vuole offrire un intrattenimento frizzante e leggero ai passeggeri e il cantante della band che ha il compito di intrattenere, Gegé Cristofori, un entertainer di professione, mai baciato dal successo vero, malinconico artista del Sud che si guadagna da vivere con la sua arte. Essendo lui un cantautore frustrato, vorrebbe fare qualcosa più profonda e la disputa è proprio su questo tema, se sia possibile o no fare divertimento con un po’ più di profondità. A sostegno della sua tesi Gegé cita un autore che dice: l’allegria ci fa stare meglio ma è la malinconia che ci migliora.
Dove va questa nave?
Il tempo dello spettacolo è un oggi fuori tempo. Non siamo in un momento preciso, non c’è un riferimento all’attualità perché non mi piace stare ancorato al presente, alla cronaca, al quotidiano. La nave non va da nessuna parte e viaggia senza una meta. In fondo il senso della crociera è questo, distaccarsi dalla terra per avere la sensazione di lasciarsi alle spalle lo schema della propria vita per approdare a un relax maggiore. Mi piace l’idea di distaccarmi dalla terra ferma per lasciarmi alle spalle le problematiche di tutti i giorni. Galleggiare cullati da movimenti armonici senza il peso della gravità terrestre.
Tu arrivi dal Sud e sei un meridionale doc, qual è il tuo rapporto con il Nord?
Il nord è un viaggio che faccio da Sud per cercare di esprimermi come raccontavo nel precedente spettacolo. Siamo tutti meridionali: io, i miei musicisti ed Esposito arriviamo dal Sud e facciamo parte di quel popolo di meridionali che il Sud lo hanno dovuto lasciare per potersi esprimere. Poi però la nostra fonte di ispirazione rimane la terra da cui proveniamo, il bacino Sud. Diciamo che io sono pregno del Sud, incinto, e il Nord è per me un viaggio formativo. Sarebbe bello che ci fosse anche un viaggio al contrario. Dal Nord al Sud per mischiare le attitudini. Noi abbiamo portato tanto al Nord, manodopera, creatività e ingegno ma dal Nord al Sud non è arrivato nulla. Avremmo avuto bisogno di maestri di cui il Nord è pieno. L’Italia sarebbe un grande Paese se ci fosse stato uno scambio paritario se le nostre attitudini si fossero mischiate. Come diceva Mao Tze Tung: non date il pesce alle persone, ma insegnate loro a pescarlo.
Cinema, teatro, canzoni. Cosa ti appartiene di più?
Io parto da schitarratore. Sin da ragazzino suonavo la chitarra… anche per avere qualche chance in più con le ragazzine. Ho sempre suonato e scritto canzoni piuttosto che fare cover, senza pensare mai ad avere una prospettiva professionale. La mia matrice è musicale. Preferisco il canto alla recitazione anche se sono elementi che si alimentano a vicenda.
Nella tua vita finora hai fatto tutto, l’attore, il regista, il cantante, il marito, il padre…. cosa ti manca?
Hai dimenticato il divorziato… Mi manca tanto, innanzitutto un disequilibrio più controllato, sono uno squilibrato ancora troppo pieno di patemi. Vorrei essere un padre migliore e vorrei essere un artista migliore e sento che c’è ancora tanto da imparare. Vorrei imparare a leggermi meglio dentro e sento che devo ancora scavare. Mi sento un po’ a metà dell’opera. Il nostro mestiere non è uno di quelli in cui si va in pensione e io spero di migliorare ancora e che il meglio… debba ancora venire.

Tgcom

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