Enrico Lucci destinato a crescere

La Tv di Maramaldo

L’ex iena si propone in scena un po’ sciatto, direi volutamente, in jeans, camicia scura e giacca grigia. E sembra uno che si trovi lì per caso. Lo sketch (registrato, promozionale) con l’ospite di punta, il vicepremier Luigi Di Maio, resterà memorabile. Lucci lo chiama Giggino e Di Maio: “Giggino a soreta! Mi chiamo Luigi”. Il programma, su Raidue, è in diretta, ma giornali e telegiornali hanno citato con clamore l’intervista registrata: Di Maio dichiara che Mario Draghi avvelena il clima politico, invece di tifare Italia. I momenti più interessanti: in contemporanea Lucci legge il rating di Standard & Poor’s e sbertuccia il convegno alla Leopolda; poi un’inchiesta sugli effetti dell’inquinamento a Gela e un reportage nel quartiere di San Lorenzo s Roma dopo l’assassinio di Désirée. Tra gli ospiti Alba Parietti, che dice che Martina non potrà mai essere un leader ma ha “idee buone”, e che la Leopolda gli ricorda il Titanic. Presenti anche Oliviero Toscani e Flavia Vento. Ascolti soddisfacenti: 5,2%, in crescita rispetto al debutto dello scorso anno (3,82). Da sottolineare che il venerdì è un giorno scomodo, per la forte concorrenza: “Tale e Quale”, la fiction di Canale5, “Quarto Grado”, Crozza e Propaganda Live.
Lucci – Velletri, 17 febbraio 1964 – ha ormai 54 anni e probabilmente non diventerà più un divo che spacca il video. Ma mi piace: è un professionista attento e preparato, che sa mescolare ironia e serietà. È laureato in Lettere con indirizzo In storia contemporanea, è un giornalista professionista dal 1993. Ha raggiunto la fama con le Iene: ricordo, tra le tante, la sua intervista di esordio con Teodoro Buontempo e quella con Luciano Gaucci che si era rifugiato a Santo Domingo. Apprezzabile, nel mondo poco esemplare dello spettacolo, anche la sua sincera gratitudine per Piero Chiambretti e soprattutto per Gianfranco Funari. “Mi disse un giorno che io ero il suo erede… Avevo stabilito un bel rapporto umano, mi commentava i servizi di notte, c’è stato un vero affetto… Ho ridotto le parolacce. Me le aveva trasmesse proprio Funari, che diceva: se uno è stronzo non gli puoi dire stupidino, gli devi dire stronzo. Ma ora penso che la parolaccia non vada utilizzata come scorciatoia. Non mi viene più di dirle. Perché adesso le dicono tutti”. Farà bene, come ha detto in un’intervista a “Tv Sorrisi e Canzoni”, a proporre – oltre a condurre il programma – anche alcune “sue” interviste: “Nonostante l’età e un ginocchio malandato, ancora mi diverto a tormentare le persone”. Gli hanno fatto notare che il capitano Nemo di “Ventimila leghe sotto i mari” era un vendicatore… E lui? “Lo confesso: sono una persona un po’ vendicativa e la mia vittima, di solito, viene colpita senza che se ne accorga. Ma naturalmente mi vendico solo di chi se lo merita.”

M.

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