DUSTIN HOFFMAN: “DALLA SAGA DEI MEDICI A OGGI, IL POTERE CAMBIA GLI UOMINI”

Parla l’attore che interpreta il kolossal in onda dal 17 ottobre su RaiUno, in cui è Giovanni, il capostipite. “Ora la qualità si trova nelle serie tv: sono scritte con una cura che spesso non c’è al cinema”

i-mediciAbbiamo girato in luoghi bellissimi in Toscana: paesi, piazze e palazzi rimasti uguali nei secoli. È stato interessante tuffarsi nella storia della famiglia de’ Medici e riscoprire il Cinquecento. Sono stato fortunato, girare la serie sulla loro storia mi ha permesso di rimettermi a studiare”. Al telefono da Los Angeles, Dustin Hoffman, 79 anni, due Oscar (Rain man, Kramer contro Kramer), protagonista di film indimenticabili, racconta la sua avventura italiana nei panni del patriarca Giovanni de’ Medici nel kolossal in otto episodi diretto da Sergio Mimica-Gezzan (ideato da Frank Spotnitz e Nicholas Meyer) dal 17 ottobre su RaiUno, il titolo più atteso della stagione.
La saga familiare dell’ambizioso figlio di un mercante di lana fiorentino che diventa re senza corona, il primo banchiere del Papa, e dei suoi eredi, Cosimo e Lorenzo, è anche thriller politico. Giovanni chiederà al figlio Cosimo, che vuole fare l’artista, di seguire le sue orme. Imparata la lezione, dopo la morte del padre (Giovanni de’ Medici è scomparso in circostanze misteriose, nella fiction viene ucciso) Cosimo diventerà spietato. Nel cast Richard Madden, Suart Martin, Annabel Scholey, Guido Caprino, Miriam Leone, Sarah Felberbaum, Fortunato Cerlino.
Hoffman, che idea si è fatto di Giovanni de’ Medici? Era spietato o saggio?
“Non lo so, non so se credere a tutte le cose che ho letto. Certo era ambizioso, amava il potere e il potere che dà i soldi è immenso. Però è stato un mecenate, sosteneva gli artisti. Diventa il banchiere più potente e temuto, prestava i soldi a tutti: è il banchiere del Papa. Il copione è bellissimo”.
Decide della vita del figlio Cosimo.
“Sì, Giovanni è il padrone della sua famiglia, ne tiene le fila. Cosimo sognava di essere architetto, non gli interessava diventare banchiere ma capita che i padri chiedano ai figli di seguire le proprie orme. Anche il mio ci ha provato. Sotto sotto pretendeva di stabilire come avrei dovuto vivere”.
Però non è successo.
“No. Ho deciso io della mia vita “.
Giovanni de’ Medici amava il potere: lei?
“Per cinquant’anni ho visto intorno a me gente che voleva avere potere e provava empatia anche per persone prive di scrupoli. Ma io no, non ambisco al potere”.
Pensa che cambi le persone?
“Sono molte le cose che ti cambiano: gli incontri, il dolore, le sconfitte, ogni esperienza che facciamo, anche un buon matrimonio può cambiarti la vita. Non è vero che oggi sono la stessa persona di quando ho cominciato. Nessuno resta uguale. Ero un povero attore, ho studiato quindici anni poi ho interpretato Il laureato. Avevo trent’anni, il film ha vinto l’Oscar ed è cambiato tutto”.
All’inizio cosa avrebbe voluto fare?
“Il musicista. Volevo fare il pianista, quando ero adolescente sognavo di diventare un jazzista. Ma non avevo talento per la musica: al college ero uno studente pessimo, non avevo la testa, durante le lezioni non mi concentravo, guardavo fuori dalla finestra”.
Quando ha capito che voleva recitare?
“Al mio primo Tennessee Williams. Per la prima volta non contavo il tempo, stavo bene. A quel punto avrei dovuto dire ai miei genitori che avevo deciso di diventate attore: andai a New York, non avevo alternativa. Ho capito che era l’unica cosa che volevo fare”.
Come reagirono?
“Dopo un paio di anni vennero a trovarmi. Vivevo con Gene Hackman e Robert Duvall, nessuno credeva che avremmo avuto successo. Nel mestiere dell’attore contano passione e talento. Poi c’è la fortuna, che non va mai sottovalutata. Mi creda, sono molti gli attori di talento ad aver collezionato rifiuti. Ricordo quando mi ritrovai tremila dollari in banca: non li avevo mai avuti, era straordinario per me. Se mi guardo indietro, le cose che ho fatto e i “no” ricevuti mi hanno reso la persona che sono”.
È ancora innamorato del cinema?
“Rimpiango la magia delle sale, ma oggi è cambiato il modo di guardare i film, si vedono nei telefonini, sul computer. Negli anni Ottanta ebbi la fortuna di andare a cena con Federico Fellini e lui, già allora, mi parlò di questo: di come tutto stesse cambiando mentre nascevano le multisale. Oggi la gente va nei centri commerciali sui pattini e le sale sono sparite”.
Ha dichiarato che “il cinema sta vivendo la sua fase peggiore da cinquant’anni a questa parte mentre la televisione è al suo meglio”.
“Oggi lavorano alle serie televisive gli autori migliori, gli attori più bravi. Si scrive per la televisione con una cura che, se penso agli studios, il cinema non conosce. In tv il regista può anche cambiare, magari firma il primo episodio e poi ne arriva un altro, ma lo script è perfetto, sono le storie a vincere perché c’è dietro un grande lavoro di scrittura. Ha visto John Turturro in The night of? È eccezionale. Difficile trovare al cinema ruoli tanto belli”.

Silvia Fumarola, La Repubblica

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