Cinema: Liliana Cavani a Pesaro, censura rischia il ridicolo

 Al di là del bene e del male, il film di Liliana Cavani del 1977, chiude questa sera la 57/a Mostra del nuovo Cinema di Pesaro in versione integrala e restaurata da CSC – Cineteca Nazionale e Istituto Luce Cinecittà con la supervisione della regista, con circa 10 minuti di tagli recuperati a cura di Sergio Bruno. “La censura si è adeguata ai tempi e ciò che era considerato da censurare trent’anni fa è oggi comunemente accettato, se non addirittura ridicolo” ha detto la regista, protagonista dell’Evento Speciale del Festival pesarese, durante una tavola rotonda in cui è stato presentato “Liliana Cavani.

Il cinema e i film”, libro edito da Marsilio e curato da Cristiana Paternò e Pedro Armocida. E come esempio di “ridicolo” ha citato la scena di un altro suo film censurato, Il portiere di notte, “perché in una scena durante un amplesso la donna si trova sopra l’uomo”, o quando il suo Galileo fu contestato e censurato “a causa dei rapporti conflittuali con la Chiesa e per la scena del rogo di Giordano Bruno, considerata morbosamente lunga”. “Se sotto un regime dittatoriale operare la censura è una pratica ‘semplice’ – ha osservato -, in un paese democratico è difficilissimo e rischia il ridicolo continuamente per voler nascondere quella che è semplicemente la realtà”.
Anche perché, nella maggior parte dei casi, “è un ufficio che non è all’altezza della sua funzione”. Ma Cavani non ha firmato solo film-scandalo: durante la tavola rotonda, a cui hanno partecipato Cristiana Paternò, Francesca Brignoli, Paola Casella, Italo Moscati, Giacomo Ravesi, Ilaria Feole e il co-fondatore della Mostra Bruno Torri, si è parlato dei tre film da lei dedicati san Francesco, nel 1966, nel 1989 e nel 2014, due dei quali per la Tv. “Il più grande intellettuale della storia italiana, insieme a Dante – ha osservato Cavani -, una figura che ha contribuito a donarmi una nuova visione del mondo e a farmi comprendere il valore della fratellanza che bisognerebbe riscoprire perché serve una coscienza sociale che oggi non c’è”.

ansa.it

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