Woody Allen, l’ultimo film arriva in Italia ma potrebbe non uscire negli Usa

“Realizzare Rifkin’s Festival è stata una grande gioia, soprattutto grazie a Vittorio Storaro e alla sintonia che ci ha legati durante le riprese. Spero che questo film, in un periodo così difficile, restituisca al pubblico il grande piacere di tornare in sala”. Sono le parole con cui Woody Allen ha presentato la nuova pungente commedia sull’amore da lui scritta e diretta, proposta esclusivamente nei cinema italiani dal prossimo 6 maggio. Il film, che Vision Distribution porterà nelle sale cinematografiche italiane, era stata programmato l’autunno scorso e viene presentato ora per festeggiare la riapertura delle nostre sale. Ma non è detto che potrà essere proiettato nei cinema degli Stati Uniti.

Usa v. Allen

Il film è una coproduzione Italia-Spagna realizzata da The Mediapro Studio, Gravier Productions e Wildside e ha debuttato al Festival di San Sebastian (dove la storia è ambientata) lo scorso settembre. Poi è uscito nelle sale spagnole a ottobre, e a dicembre in quelle russe e olandesi. Finora ha incassato complessivamente tra Spagna, Russia e Olanda, l’equivalente di circa un un milione e 300mila dollari, ma non ha ancora una distribuzione in Usa.

Sembra infatti sempre più compatto il muro contro il cineasta da parte di major e grandi distribuzioni americane. A rafforzarlo ha contribuito la docuserie Allen v. Farrow, andata in onda sulla Hbo tra febbraio e marzo, nella quale Dylan, figlia adottiva del regista ha ribadito di aver subito da bambina abusi da lui. Accuse sempre respinte da Allen, sul quale all’epoca dei fatti erano state aperte dalle autorità due indagini, finite in un nulla di fatto.

Le difficoltà nella distribuzione dei suoi film

“La carriera da filmmaker di Allen negli Stati Uniti è sostanzialmente finita” ha scritto recentemente Variety, ricordando che il penultimo film dell’autore di Io e AnnieUn giorno di pioggia a New York, dopo la rinuncia di Amazon a distribuirlo, è arrivato in sala negli Stati Uniti solo a fine 2020, con una piccola distribuzione. Un destino che potrebbe essere possibile anche per Rifkin’s Festival, stando a un articolo di approfondimento dedicato al regista da The Wrap: “Solo le piccole distribuzioni possono trarre beneficio in termini di pubblicità dall’ondata mediatica negativa che nasce intorno a un filmmaker off-limits” ha spiegato un produttore, intervistato in forma anonima, “ma per quello che guadagnerebbero, non so se ne varrebbe la pena”.

La trama

Il film, già presentato all’ultimo 68° Festival di San Sebastian, dove è anche ambientata la storia, ha ricevuto un grandissimo apprezzamento da parte del pubblico.

La storia raccontata nel film è quella di Mort Rifkin (Wallace Shawn), un ex professore e un fanatico di cinema sposato con Sue (Gina Gershon), addetta stampa di cinema. Il loro viaggio al Festival del cinema di San Sebastian, in Spagna, è turbato dal sospetto che il rapporto di Sue con il giovane regista suo cliente, Philippe (Louis Garrel), oltrepassi la sfera professionale.

Il viaggio è però per Mort anche un’occasione per superare il blocco che gli impedisce di scrivere il suo primo romanzo e per riflettere profondamente. Osservando la propria vita attraverso il prisma dei grandi capolavori cinematografici a cui è legato, Mort scopre una rinnovata speranza per il futuro. Con il suo consueto surreale umorismo, Woody Allen mescola situazioni al limite dell’assurdo con storie dall’intreccio romantico a tratti amare.

Un cast di attori europei

Rifkin’s Festival è interpretato da un grande cast internazionale di vecchie e nuove conoscenze del maestro: Wallace Shawn, che aveva lavorato già molte volte con lui fin dai tempi di Radio DaysGina GershonLouis GarrelElena AnayaSergi López e Christoph Waltz. Il direttore della fotografia è Vittorio Storaro, la scenografia è di Alain Bainée, il montaggio di Alisa Lepselter, i costumi di Sonia Grande e le musiche di Stephane Wrembel.

“Accusano una persona innocente”

Un cast in buona parte europeo, che riflette anche la difficoltà  crescente di Allen a coinvolgere nei propri progetti divi statunitensi, dopo che alcuni attori da lui diretti in passato, tra i quali Kate Winslet o Timothée Chalamet, si sono detti pentiti di aver lavorato con lui. “Penso lo facciano in buona fede, ma che siano degli stupidi – aveva commentato Allen, in un’intervista con la Cbs dell’anno scorso in occasione dell’uscita della sua autobiografia, A proposito di niente – Quello che fanno è accusare una persona del tutto innocente, corroborando una menzogna”.

Repubblica.it

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