Vanessa Paradis e le altre icone femminili d’Europa

L’attrice francese è protagonista di una delle cover del nuovo L’Uomo Vogue dedicato agli ideali dell’Unione Europea. La 46enne come novella Marianna del continente. Ed è in buona compagnia. Qui tutte le altre europee che ci rendono orgogliosi

Vanessa Paradis alza le braccia e sorride, mostrando quello spazio tra gli incisivi che non ha mai voluto correggere, anzi ne ha fatto punto di forza. Dall’altro lato dell’obiettivo c’è il tedesco Lindbergh. Il risultato è una delle (sette) cover del nuovo numero de L’Uomo Vogue (in edicola dal 29 aprile), tutto dedicato alla celebrazione dell’Europa: libera, unita, progressista, che resiste. Nonostante la minaccia dell’ondata sovranista. Tra un mese si vota per il rinnovo dell’Europarlamento, la Gran Bretagna è ancora a tutti gli effetti un paese membro, e il messaggio della rivista Condé Nast è di coesione: «Parlare d’Europa mettendo in pagina quello che ci unisce, anziché di quello che ci divide; raccontare i volti, i luoghi, le storie, i sogni che rendono ancora oggi attuale il progetto comunitario», fa sapere il direttore Emanuele Farneti, in un editoriale dal titolo esplicito: «I Love EU».Paradis ha scritto una lettera d’amore all’Europa. Francese, 46 anni, storica ex compagna dell’americano Johnny Depp, madre di due figli, attrice, cantante, donna libera. Ha sposato un solo uomo, la scorsa estate: lo scrittore e regista Samuel Benchetrit, ex marito di Marie Trintignant, uccisa nel 2003 dal compagno, il cantante Bertrand Cantat. Aveva solo 17 anni, Vanessa, quando uscì Variation sur le même j’aime, scritto da Serge Gainsbourg, 62enne. Era trasgressiva allora, e continua a esserlo, come nel suo ultimo ritorno al cinema, datato estate 2018: si è calata nei panni di una produttrice lesbica di film porno (in Un couteau dans le coeur di Yon González).Vanessa Paradis come odierna Marianna d’Europa. E non è la sola. C’è Meghan Markle, californiana, birazziale, già divorziata, che ha fatto breccia nel cuore della monarchia britannica, e punta a svecchiarne le regole. Se sulla Brexit non può (ancora) esprimersi, parla di donne e diritti («femminismo significa equità»); invia mail ai collaboratori alle 5 del mattino; sta per mettere al mondo il royal baby più anticonformista di sempre; ha detto «no» alla foto all’uscita dall’ospedale, con la piega fresca e i tacchi a spillo. C’è chi la definisce opportunista, e chi la celebra come realizzazione del sogno americano anche da questa parte dell’oceano: è passata dal ricopiare inviti e bigliettini in bella grafia a essere prima attrice di Hollywood e poi duchessa, a capo di importanti associazioni benefiche. A dar retta a una o all’altra versione resta donna indipendente.

Punto fermo di quest’Europa è la cancelliera tedesca Angela Merkel che, comunque la si pensi, è la politica che – in questi anni difficili di populismo – ha più saputo gestire il suo potere, difendendo spesso gli ideali alla base dell’Unione: «In quest’Aula sentiamo il battito della democrazia europea», ha detto lo scorso novembre davanti al Parlamento di Strasburgo. È considerata, da anni, la donna più potente del mondo. Marica Branchesi, 42 anni, italiana, mamma di due bambini, è la scienziata che ha ascoltato le onde gravitazionali. Time l’ha inserita nel 2018 fra le 100 persone più influenti al mondo, e prima ancora la rivista Nature l’aveva segnalata tra le dieci personalità scientifiche del 2017. Dopo un’esperienza in California, insegna al Gran Sasso Science Institute dell’Aquila, fiera di essere tornata in Italia: «A tanti la scienza fa paura e invece è più vicina a ognuno di noi di quanto si pensi».

Keira Knightley, attrice, britannica, 34 anni, nel suo ultimo film ha interpretato la leggendaria scrittrice francese Colette, colei che vinse il Nobel per la letteratura nel 1948, e che per anni dovette far finta che l’autore dei suoi libri fosse il primo marito. Keira, mamma di una bambina, libera e indipendente lo è sempre stata. Nel 2007, a 23 anni, aveva chiesto e ottenuto che il suo seno non venisse «gonfiato» nelle locandine de I pirati dei Caraibi; lo scorso anno ha scritto un capitolo del saggio Feminists Dont’s Wear Pink (and Other Lies) dell’attivista Scarlett Curtis, definendo le foto dopo il parto di Kate Middleton «irrealistiche» e «fuorvianti» per tutte le altre: «La versione di Kate è ciò che il mondo vuole vedere, ma non è reale. Io ricordo, sì, il vomito, il sangue, i punti. Ricordo il mio campo di battaglia. Il tuo campo di battaglia e la vita pulsante. E noi siamo il sesso debole? Davvero?». E alla vigilia del referendum sulla Brexit era stata tra le prime firmatarie di un appello, a favore dell’Europa unita: «Abbandonare l’Europa sarebbe un salto nell’ignoto per milioni di persone».

Sara Gama, 30 anni, è capitano della squadra femminile della Juventus e della nazionale femminile italiana. Ha vinto l’ultimo scudetto, ed è pronta per i Mondiali di Francia del prossimo giugno. Papà congolese, mamma triestina, con la sua passione, il suo talento e la sua grinta ha dimostrato che le donne possono giocare (molto bene) a calcio, al di là di qualsiasi discriminazione («si tratta solo di quattro lesbiche»). La Mattel le ha dedicato una bambola della collezione «SHero». Greta Thunberg, attivista svedese, a sedici anni è riuscita più di qualsiasi altro a smuovere le coscienze e a concretizzare la lotta al cambiamento climatico (ed è stata pure candidata al Nobel per la pace). Ha inventato, non senza critiche, i #Fridaysforfuture, e lo scorso 15 marzo ha organizzato il primo «sciopero scolastico mondiale per il clima» nella storia dell’umanità. Su Twitter, Greta si definisce «attivista per il clima con Asperger», una sindrome che è «un dono», e all’ultimo World Economics Forum, a Davos, davanti ai leader di tutta Europa ha dichiarato: «Gli adulti ci hanno deluso. E dato che la maggior parte di loro continuano a ignorare la situazione, dobbiamo agire subito, oggi».

La politica Emma Bonino, 71 anni, italiana, radicale, battagliera per antonomasia: «Libera fino alla fine», nella vita privata come in quella politica, e nella malattia (nel gennaio del 2015 ha scoperto di avere un cancro al polmone, ndr). «Non penso mai alla morte», ha detto, «Ma ovviamente ho fatto il testamento biologico e so che quando sarà, voglio decidere io». Ex ministro degli Esteri, tra le «150 donne che muovono il mondo» di Newsweek, europeista: «La risposta ai populisti è solo lo stato di diritto e la democrazia. È la difesa a tutti i costi dell’Europa, per quanto imperfetta».

Jane Goodall, 85 anni, primatologa ed etologa inglese, è un’altra donna che non si è mai arresa. Ha iniziato a dedicarsi allo studio degli scimpanzé senza una laurea, quando il mondo credeva ancora che lei fosse «solo una ragazza» e gli scimpanzé «totalmente diversi dagli uomini». La sua è anche una storia di emancipazione femminile: con il suo lavoro ha non solo rimesso in discussione la supremazia maschile nella ricerca scientifica ma che ha anche cambiato l’approccio dell’uomo nei confronti dell’ambiente. Time l’ha appena inserita nella lista delle 100 persone più influenti del 2019. L’articolo a lei dedicato l’ha scritto Leonardo DiCaprio: «Il suo è un potente messaggio a difesa dei diritti innati di ogni creatura vivente, per dare speranza alle generazioni future e per lanciare un grido contro la più grande minaccia ambientale di tutti i tempi».

Christine Lagarde, 63 anni, parigina, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, per la classifica di Forbes è la terza donna più potente del mondo. Ed è talmente libera da non temere di uscire fuori dal suo ruolo, da non svincolare – avrebbe potuto farlo benissimo – nemmeno di fronte a una domanda personale. Lagarde ha risposto così a un commento su Yann Moix, lo scrittore francese che lo scorso gennaio ha dichiarato di essere incapace di amare una cinquantenne perché a quell’età «il corpo di una donna non ha più niente di straordinario». Sbagliato: «Mio marito dice che a letto lo rendo assolutamente felice. E che mi trova sublime». E ancora: «Ci tengo a ribadire il concetto: a 50 anni e anche oltre si può essere straordinariamente felici, e sotto tutti i punti di vista… mentale, fisico e sessuale».

Emma Watson, 29 anni, è una ragazza libera, ribelle, un’attrice e un’attivista britannica. Sarebbe potuta rimanere imprigionata nel personaggio di Hermione Granger della serie cinematografica di Harry Potter, ma non è successo. Sarà protagonista della nuova versione di Piccole Donne (diretto dalla regista Greta Gerwig), si batte da anni per la parità salariale a Hollywood, posa a seno nudo: «Le mie tette non c’entrano con il femminismo». Laureata in Letteratura inglese alla Brown University, quando era stata nominata tra le «fiamme» del principe Harry, aveva voluto smentire con queste parole: «Non serve sposare un principe per essere una principessa». Dal 2014 è Goodwill Ambassador, ambasciatrice di buona volontà di UN Women, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della tutela della parità di genere e del ruolo della donna nel mondo: «Femminismo significa dare alle donne la possibilità di scegliere».

Stefania Saltalamacchia, Vanity Fair

 

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