TELEVISIONE, LA SATIRA È FINITA. È IL MOMENTO DEI CONTRO-TG

Prendere in giro i politici? Roba vecchia, ora va l’attualità alternativa. Da Fiorello allo show di Saverio Raimondo le notizie sono tutte da ridere

È la nuova tendenza: a ogni rete il suo tg satirico. All’inizio era Striscia la notizia: veline, inviati, un po’ di cronaca, battute facili per un pubblico generalista. Ora la fascia oraria prima della prima serata è presa d’assalto da una nuova generazione di comici, intrattenitori, talora giornalisti, tutti impegnati in un controcanto molto critico e molto ironico dell’attualità. E una tv che sfugge la satira come il veleno – Crozza a parte – l’ha riscoperta. Con molte sfumature e tanti distinguo.
La Rai allinea Gazebo Social News (Rai 3), il più legato ai fatti del giorno, sarcastico nel tono e con giornalisti che commentano e spiegano (o almeno tentano), e Rai dire niùs (Rai 2), demenziale come Forest, saggio come Mia Ceran, impertinente come la Gialappa. Per Sky c’è Fiorello con la sua Edicola mattutina e la versione serale ampliata (e un po’ annacquata).
Per tutti i risultati in termini di ascolto sono positivi. Edicola Fiore, nuovamente in onda, è più ricco, con un nuovo bar e collegamenti fissi da Milano. E dopo poche settimane esprime già soddisfazione per Mai dire niùs il direttore di Rai 2 Ilaria Dallatana: «Da tempo riflettevamo su quella fascia. Lo show della Gialappa è coerente con il Tg 2. E ha battuto abbondantemente ogni programma avessimo messo in quell’orario. Non è stato facile costruirlo e ancora ci stiamo lavorando».
La vera difficoltà di fare satira sull’attualità, oggi, è che le notizie arrivano a sera già consumate, twittate e commentate fin dalle prime ore del giorno. E infatti Diego Bianchi, che nel web è cresciuto, dedica Gazebo all’arte di commentare il commento, ovvero intercettare e stroncare idiozie e curiosità social.
«Web e tweet hanno cambiato le regole del gioco», dice Saverio Raimondo, un altro che con CCN – Comedy Central News pratica la difficile arte del tg satirico. Definizione da cui prende però le distanze. «Preferisco alzare lo sguardo oltre la politica e il quotidiano, distraenti, spesso poco interessanti, di breve durata, troppo sfruttati. Parlo piuttosto di contemporaneità e macro temi, non di contingenza e singoli eventi». Per fare un esempio: «Meglio fare satira sugli elettori che sugli eletti: sono loro la vera causa dell’attuale deriva politica». L’estate scorsa è stato insignito del Premio satira politica per la tv – Forte dei Marmi. Motivazione: «l’amore per il buon senso». Per un comico, dice, «è un controsenso. Ma in un’epoca in cui le bugie sono spacciate per verità, o post verità, siamo noi a dover far uso di buon senso».
Anche per questo la terza stagione del suo tg, in onda da oggi su Comedy Central (Sky, can. 124), si sposta in seconda serata, diventa settimanale, si allunga e assume le caratteristiche dei «late show» americani, che commentano temi ad ampio spettro davanti a un pubblico vero. Attenzione, però: «il modello è non più quello alla Letterman», bensì quello più “hard”, adulto e di nicchia di un Colbert o di uno Stewart, «commentatori/comici che non temono di esporsi con argomenti provocatori e divisivi».
In CCN lo fa anche lui: il terremoto e la sicurezza nelle città, gli Ogm e l’olio di palma, il terrorismo. Li affronta con il tipico metodo dell’interrogativo compulsivo, del dubbio a raffica. «La satira non deve prendere posizione, ma essere ambigua». Tanto che si chiede: «Ma è poi satira quella di chi fa battute o imitazioni sul politico di turno?».

ADRIANA MARMIROLI, LA STAMPA

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