Andrea Roncato, infatti, in passato aveva parlato dei suoi eccessivo e di come aveva deciso di combatterli. Da qui, dice, hanno iniziato a dipingerlo per quello che non è. “Io ne ho parlato pensando di poter aiutare anche i più giovani a non fare certe cose perché fare certe cose è una cavolata – sottolinea -. E invece non sia mai. Ancora adesso può capitare che apro internet e leggo che sono stato nel tunnel della droga. Ma quale tunnel. Io un giorno mi sono alzato e ho detto che certe cose non avrei più voluto farle e ho deciso di smettere. Ci ho messo due minuti ad uscire dal tunnel. Io sono stato cretino, ma non me ne pento di aver parlato di queste cose. In realtà poi tutti le fanno, nessuno lo dice”. Ma a chi si riferirà con quel “nessuno”? Certi sono i nomi di quelli che hanno parlato: “Sono stato l’unico sincero, insieme a Fiorello e a pochi altri. È pieno di bugiardi che fanno i perbenisti e invece sai benissimo che di nascosto fanno di tutto”.
Ma oltre a specificare che questo tunnel della droga non ci è mai stato, l’attore ritorna su un capitolo della sua vita che lo ha fatto parecchio soffrire: un bambino mai nato. “Ho scritto un libro con una poesia dedicata a un bambino mai nato perché feci abortire la sua mamma – continua -. Un bambino. Un aborto. Non cinquanta, come leggo. Ne ho fatto fare uno e ho dedicato una poesia a questo bambino mai nato, pentendomi della mia decisione e dicendo a tutti che ho fatto una stronzata”.
Anna Rossi, Ilgiornale.it